Pete Sampras: La mia vita nel tennis

Recensione della biografia di Pete Sampras, considerato uno dei tennisti più forti di tutti i tempi.
"Qualche anno fa, l’idea di scrivere un libro sulla mia vita e sulla mia carriera mi sembrava follia. In fondo, io ero il ragazzo che ha sempre preferito lasciar parlare la racchetta"

“Qualche anno fa, l’idea di scrivere un libro sulla mia vita e sulla mia carriera mi sembrava follia. In fondo, io ero il ragazzo che ha sempre preferito lasciar parlare la racchetta”
originale
Inizia così la biografia di Pete Sampras , “A champion’s mind”, un vero best-seller, pubblicato negli Stati Uniti da Crown Publishing Group (oltre 200.000 copie vendute). Il tennista di origine greche, nato il 12 agosto 1971 a Potomac, nel Maryland, è considerato uno dei tennisti più forti di tutti i tempi. Con quattordici titoli del Grande Slam in singolare (record assoluto sino al 2009 quando venne superato da Roger Federer con quindici vittorie) e dopo aver chiuso per ben sei anni consecutivi alla posizione numero 1 nel Ranking mondiale (dal 1993 al 1998) si è guadagnato un posto insostituibile nella storia infinita del tennis.
Ma non sono solo i numeri a fare di un tennista un idolo, un “eroe, uno che valga la pena di essere ricordato. È per questo che “Pistol Pete”, così soprannominato per la potenza inaudita del dritto e del servizio, si è cimentato nella sfida più grande. Educato, introverso ma mai aggressivo, bellissimo a vedersi ma fin troppo difensore della propria privacy. È questa l’immagine del campione statunitense che conosciamo. Ciò che ci sono ignote sono le sue fragilità, le sue passioni, i suoi timori e le difficoltà che lo hanno aiutato a crescere e ad affrontare il mondo. Proprio da questi presupposti, affascinato dall’idea di ricomporre tutti i pezzi della sua vita, Sampras decise, nell’ormai lontano 2008, di raccontarsi alla famiglia e ai fan, servendosi dell’aiuto di uno dei più noti giornalisti americani di tennis, Peter Bodo. Unire i puntini, guardarli in prospettiva e acquisire una nuova consapevolezza, analizzando aspetti a cui non aveva mai dato peso, o semplicemente riportando a galla “dettagli” preziosi della sua personalità. Un’analisi di se stesso, una di quelle che puoi affrontare solo dopo aver tagliato il traguardo, con la lucidità e la freddezza di chi ha vissuto tante esperienze, in tempi e luoghi diversi, ma che lo hanno portato ad essere l’atleta e la persona che è oggi.

bridg0001Ci sono pagine dedicate alle epiche sfide con Agassi che il pubblico non dimenticherà mai e probabilmente rimpiangerà anche. Tante altre parlano dei suoi coach, dal primo allenatore, Pete Fisher, che finirà in prigione, alla prematura scomparsa di Tim Gullikson, a cui succederà Paul Annacone.

Mi piace dire che quello di Sampras, come quello di tanti altri (Flavia Pennetta-Dritto al cuore, Rafael Nadal-La mia storia, Andre Agassi-Open) non è un libro sul tennis. O meglio, non è solo un libro che parla di tennis, ma anche di vita. Lo testimoniano gli stralci in cui Pete racconta di come l’ anemia mediterranea gli abbia reso ogni match più difficile, di come le aspre polemiche con gli sponsor “complicarono” la sua vita ,fino a coinvolgere i fan ad uno degli avvenimenti più intimi: la sua storia d’amore con la futura moglie Bridgette Wilson.

Buttando un occhio alle date, considerando che Pete scrisse il volume nel 2008, potremmo viaggiare con la fantasia al 12 giugno del 2005. Siamo all’università di Stanford, una delle più famose del mondo e siamo davanti a laureandi che si preparano ad affrontare la vera e propria vita. Un uomo che con il tennis centra ben poco, Steve Jobs, e un messaggio preciso  indirizzato a quegli studenti, che potrebbe essere stato fonte di ispirazione per il tennista greco nella stesura della biografia:
“La prima storia è sull’unire i puntini. Non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita”.
Forse ( o quasi sicuramente), tra Pete Sampras e il mago dell’informatica non esiste alcun filo conduttore ma il messaggio di fondo è lo stesso: vivere intensamente la propria vita, credere nei propri sogni e, che ci si riesca o meno, voltarsi indietro e raccontare a noi stessi chi siamo stati e come le nostre scelte abbiano condizionato positivamente o negativamente la nostra esistenza.
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Fonte- A Champion’s mind- The autobiography with Peter Bodo
 

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