Il record di Boris Becker compie trent’ anni

Trent'anni fa Boris Becker si rivelava al mondo del tennis come talento anche di precocità. Da allora, nessuno è riuscito a battere il suo record quale giocatore più giovane a vincere a Church Road.

Trent’anni fa un ragazzino lentigginoso e rossastro stupì il mondo, vincendo a 17 anni il torneo di Wimbledon.

Non che fosse uno sconosciuto, tutt’altro. Per gli addetti ai lavori, e non solo, questo tedescone dalle possenti gambe e dagli occhi di ghiaccio, spavaldi, affossati in un mare di lentiggini, era un prospetto ben noto. Anzi, era considerato a tutti gli effetti un astro nascente, ma nessuno lo vedeva tra i favoriti. Il nome che circolava era quello di Ivan Lendl,  accreditato della seconda testa di serie, che aveva assoldato Tony Roche per insegnargli a giocare sull’erba, lui che sulla terra ci era nato, ma che con i suoi colpi si adattava bene sia al cemento che all’indoor.

All’epoca giocare da fondo sull’erba era semplicemente impensabile, si andava dritti dritti verso la sconfitta. Battere e scendere era obbligatorio, e, anzi, qualcuno non aveva bisogno di giocare la voleé perché spesso non tornava nulla indietro. E tra questi piccoli bombardieri c’era questo tedescone: Boris Becker.

Allenato da Ghunter Bosch e gestito da Ion Tiriac, Becker si presentò nel 1985 fuori dal seeding, che all’epoca era limitato ai primi 16 giocatori del mondo. Ma questo non fu un problema. Boris era davvero in stato di grazia, specie al servizio, ma la risposta non scherzava affatto, come poterono ben verificare sia Henri Leconte, sconfitto in quattro set nei quarti e poi lo svedese Jarryd (tenete a mente questo nome fino alla fine dell’articolo, please) sconfitto in semifinale.

old_boys_Curren

La finale, anche quella risolta in quattro set, fu uno show di Boris, interrotto dall’esperienza dell’australiano Curren che era dato per favorito visto la stesa imposta niente meno che a Jimbo Connors. Ma niente da fare, il ragazzino non ne voleva sapere di emozionarsi, il suo braccio tremò appena nel tiebreak del secondo set, e tentennò nel quarto, ma non abbastanza da impedirgli di chiedere 6-4 nel quarto set. Curren sapeva che l’occasione non si sarebbe ripresentata, e da allora rimase con questo peso addosso. Chi invece non ne voleva sapere di passare come una meteora era proprio Boris, ma questa storia la conoscete bene.

In occasione dei trent’anni da quella cavalcata leggendaria gli è stato chiesto se prevede che qualche “teenager terribile” potrà togliergli il primato di giocatore più giovane ad aver vinto Wimbledon. Con generoso fairplay Boris ha fatto notare come tutti i record sono fatti per essere battuti, e quindi non ci troverebbe niente di strano se cadesse anche il suo, magari anche per pochi giorni. Ma non sarà per questa occasione, nessuno dei giocatori in lizza quest’anno nei main draw maschile può provarci, e le nuove leve sono parecchio lontane dal record di precocità del co-allenatore di Djokovic.

Claudio-Panatta

Infine un dato. In quell’occasione c’erano solo due giocatori italiani in tabellone. Gianni Ocleppo, stimato commentatore, che fu sconfitto al primo turno dall’americano Teltscher, dopo essere stato in vantaggio di un set. Ma il fatto curioso è legato all’altro italiano, sempre eliminato al primo turno, Claudio Panatta. Bene, il fratellino di Adriano era in vantaggio per ben due set a zero contro lo svedese Jarryd, testa di serie numero 5, ed avversario in semifinale proprio di Boris. Quando si dice il destino, eh?!

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