Da 39 iniziali a 5 candidate finali. Si stringe quindi il cerchio per le città aspiranti ad accogliere le ATP finals di tennis. Eppure il rallentamento degli ultimi giorni sembra pesare come un doppio fallo nel set conclusivo. Si rischia di perdere il game, la partita e l’incontro, perché non più tardi di venerdì scade il termine per la consegna dell’ultimo dossier e il 14 marzo l’ATP si riunirà per prendere una decisione. Infatti, se entro il 15 febbraio (dopo domani) non arriverà il via libera per assegnare i fondi di garanzia, tramonterà definitivamente la candidatura per ospitare il Masters di fino anno in Italia, l’ultimo prestigioso torneo stagionale che, per una settimana, porterebbe a Torino i migliori otto giocatori del circuito a partire dal Novembre 2021 fino al 2025. La preoccupazione al Coni, a Roma e al Palazzo Civico di Torino è altissima, perché il lavoro di questi mesi, compresa la caccia serrata agli sponsor per coprire i 50 milioni che servono, rischia di essere vanificato se il Governo non troverà i fondi necessari, oltre 78 milioni di euro, per garantire il pagamento della quota d’ingresso quinquennale. “Dobbiamo capire se ci sono le condizioni affinché il Governo, o anche il Parlamento, possa supportare in qualche modo uno sforzo di questo tipo” ha dichiarato, alcuni giorni fa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, dando ad intendere che la volontà di portare le ATP Finals a Torino è concreta, mentre le risorse economiche lo sono meno. Ecco perché, dopo la delusione delle Olimpiadi del 2026 a Roma, il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte lancia un appello anche su questo fronte: “Le città rimaste sono concorrenti di tutto rispetto, ma per noi, che abbiamo strutture adatte a ospitare gare e allenamenti, questo sarebbe l’evento di un intero territorio“. Ilotte ha ottenuto un vertice con il sindaco di Torino Chiara Appendino, per cercare di smuovere le acque. In più è stata scritta e spedita una lettera, nei giorni scorsi, proprio alla sindaca che sarà diffusa nelle prossime ore anche a Palazzo Chigi, in particolare a Giuseppe Conte e al già citato Giancarlo Giorgetti. “Mi chiedo e chiedo al Governo se dobbiamo far scendere le Madamine in piazza per una cifra di 78 milioni in 5 anni, che non è poi così enorme, rischiando invece l’ennesimo sgarbo a questo territorio. Perché vogliono punire in questa maniera il nostro territorio? La prospettiva è fattibile e questi sono i giorni in cui è necessario spingere per realizzare l’obiettivo” -ha proseguito Ilotte, senza nascondere un tono velatamente polemico in considerazione del freno imposto da Giorgetti. “Dei 50 milioni spesi si stimano ricadute positive almeno doppie all’anno, dunque decuplicate nell’arco dei 5 successivi su cui insiste il progetto -ha aggiunto il presidente della camera di commercio- “Non mi spiego perché questo atteggiamento, soprattutto verso un territorio che dovrebbe essere affine, politicamente, con il governo di Roma. Ci hanno perfino inserito nell’Area di Crisi e poi non ci sostengono in situazioni di questo genere” -ha concluso un Vincenzo Ilotte visibilmente rammaricato. A tal proposito si è espresso anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che qualche anno fa si era apertamente battuto contro la decisione della giunta Raggi di non candidare Roma alle Olimpiadi del 2026. Stavolta i toni sono più pacati e meno pungenti, ma la posizione del presidente è ben chiara: “Abbiamo avuto noi l’idea di portare le ATP Finals di tennis a Torino e sono contento che la nostra candidatura sia considerata eccellente. Gli aspetti delle garanzie finanziarie non riguardano noi per ovvi motivi e dunque non posso aggiungere altro“. Queste le parole di Giovanni Malagò a margine di un evento che per il Coni significherebbe moltissimo se si realizzasse in Italia.
Indiscutibilmente si tratta di una chance importante, forse irripetibile, per Torino e l’Italia, anche se la concorrenza è davvero notevole, oltre che agguerrita. Difatti Londra non vuole rinunciare ad un torneo che ospita con successo dal 2009; Manchester può contare sul secondo palasport più capiente d’Europa (soltanto ad Anversa ce n’è uno più grande); mentre Singapore e Tokyo possono garantire molto denaro sia a priori che a posteriori, aspetto fondamentale nel processo decisionale per l’assegnazione dell’evento. L’Italia in questo momento, è inutile girarci intorno, non gode di una condizione economica così fiorente come quella giapponese e cinese e le previsioni per il futuro non sono rosee. Perciò, sebbene per il mondo dello sport sarebbe una bellissima soddisfazione ospitare un torneo così prestigioso come le ATP Finals, in una nazione dove si parla forse troppo di calcio e forse troppo poco di tennis, bisogna fare i conti col portafogli che, allo stato attuale, appare tutto fuorché pieno. Venerdì, quanto meno, sapremo se il sogno resterà nel cassetto o se, per una volta, diverrà una solida realtà.
Fonti: Tennis World Italia, Repubblica, Il Sole 24 Ore, TorinoSportiva.it, Ansa