Sara Errani: molto rumore per (quasi) nulla

È notizia di questa mattina la positività di Sara Errani ad un test antidoping risalente all’inizio dell’anno, notizia che ha scatenato ondate di insulti e attacchi personali nei confronti dell’atleta romagnola. Tuttavia, come evidenziato dal comunicato ufficiale dell’ITF e dalle dichiarazioni della stessa Errani, questo episodio presenta delle peculiarità che lo differenziano dagli altri casi storici di doping nel tennis, tanto da ridimensionarlo notevolmente.

Sara Errani è risultata positiva ad un test antidoping. È questa la notizia che si diffonde, tra la meraviglia generale, nella mattinata italiana e che riecheggia su tutte le testate sportive online. Con la spaventosa puntualità e rapidità che caratterizzano il mondo digitale del terzo millennio iniziano a fioccare insulti e commenti carichi di odio nei confronti della giocatrice azzurra, prima ancora, ed è bene sottolinearlo, che una delle due parti in causa (l’ITF e la stessa Errani) abbia fornito un qualsivoglia dettaglio in aggiunta alla semplice cronaca.

Prima di approfondire la questione, è opportuno fare una piccola riflessione. La violenza con cui, in queste ore, il popolo del web si sta scagliando contro Sara Errani è inaudita e assolutamente ingiustificabile, ma è figlia di un odio più profondo che colpisce la bolognese ormai da diversi anni. Il brusco calo subito dalle prestazioni della Errani negli ultimi tre anni, il carattere forte e orgoglioso della tennista di Bologna, alcune dichiarazioni e prese di posizione nette e decise l’hanno resa invisa al grande pubblico, sempre disposto a salire sul carro del vincitore, ma ugualmente pronto a voltare le spalle nei momenti di difficoltà e di sofferenza.

Nel pomeriggio arrivano le prime comunicazioni ufficiali ed è in quel momento che si capisce, come se ce ne fosse ulteriormente bisogno, quanto ingiustificata e fuori luogo sia l’ondata di rabbia che sta travolgendo la giocatrice italiana. L’ITF, infatti, attraverso un comunicato chiarisce la posizione della Errani, mettendo in evidenza alcune peculiarità di questo caso che lo rendono differente da qualsiasi altro episodio di doping verificatosi nel mondo del tennis. Cerchiamo di riassumerle:

  • La sostanza alla quale Sara Errani è risultata positiva è il Letrozolo, un ormone che figura tra le sostanze proibite dell’agenzia mondiale antidoping (Wada) e che si utilizza per il trattamento terapeutico del carcinoma del seno e dell’ovaie nelle donne in post-menopausa. Come spiegato dalla stessa Errani, il Letrozolo è contenuto nel Femara, un farmaco assunto quotidianamente dalla madre dal 2012 per scopo terapeutico, in seguito a un intervento chirurgico subito per un tumore al seno, tuttavia l’atleta romagnola è sicura al 100% di non aver ingerito né volontariamente né per errore una pastiglia del medicinale. Inoltre, come si evince dal comunicato dell’ITF, non c’è alcuna evidenza scientifica del fatto che il Letrozolo migliori le prestazioni atletiche di un tennista di alto livello. Ancora, il test delle urine che ha incriminato la Errani ha rilevato appena un decimo del principio attivo contenuto in una compressa.
  • Proprio la scarsa quantità di sostanza proibita rinvenuta e la ferma e coerente professione di innocenza della tennista hanno portato Errani e la famiglia ad avanzare l’ipotesi di una accidentale contaminazione del cibo consumato dalla sportiva nel periodo di febbraio, periodo nel quale Errani si trovava nella casa dei genitori. Durante l’udienza tenutasi lo scorso 19 luglio la madre di Sara Errani, Fulvia Errani, ha, infatti, spiegato che spesso cucina i pasti di famiglia sul piano di lavoro della cucina dove tiene le medicine, e che le capita a volte di far cadere alcune pastiglie di Femara su quello stesso piano di lavoro. Il tribunale che ha deciso la squalifica di Errani ha accettato questa versione, dicendo che è la spiegazione più plausibile per spiegare come Errani abbia ingerito il Letrozolo. Per questo motivo la squalifica, che avrebbe dovuto essere di minimo due anni, è stata ridotta a due mesi.
  • Ad avvalorare ulteriormente questa ipotesi vi è anche il risultato di un test a cui Sara Errani ha deciso volontariamente di sottoporsi. È, infatti, scientificamente accertato che l’assunzione di una quantità pari o superiore a quella di una singola compressa di Femara produce una quantità di Letrozolo rilevabile nei capelli di chi la assume; ebbene, nei capelli di Errani non ne è stata trovata la minima traccia.
  • I genitori di Errani hanno anche dimostrato la facilità con cui le pastiglie di Femara si sciolgono nel cibo fino a diventare invisibili, ulteriore elemento perfettamente in linea con l’ipotesi di contaminazione alimentare.
  • Un altro particolare da non sottovalutare è l’incredibile pericolosità dell’assunzione del Letrozolo per tutte le donne in stato di pre-menopausa, cioè ancora in presenza del ciclo mestruale. Gli effetti collaterali sono innumerevoli e estremamente sgradevoli: rischio di tumore alle ovaie, riduzione della densità ossea, osteoporosi, patologie cardiache e vascolari, ecc. Insomma non sarebbe assolutamente la scelta più logica per un’atleta che abbia l’intenzione di alterare le sue prestazioni sportive in relativa sicurezza.

Tutte queste prove non fanno altro che dimostrare la grande differenza che intercorre tra la triste casualità di ciò che è successo a Sara e altri casi famosi di doping, da Sharapova a Puerta, passando per Hingis e Wilander.
Errani, nel lungo comunicato rilasciato sui social network, si è detta molto arrabbiata e delusa, ma a posto con la coscienza; lo stesso certamente non si può dire per tutti quei leoni da tastiera che da stamattina continuano a inveire violentemente contro la giocatrice italiana.

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