Tre anni fa, Roger Federer ha stabilito il nuovo record dei titoli dello Slam. Solo poche settimane fa, Serena Williams si è issata a 21 slam, a meno uno dal record di Steffi Graf. Fino a quest’anno, Rafa Nadak aveva un record di 66-1 al Roland Garros- che molto esperti considerano lo Slam più duro- con 9 trionfi in 10 anni.
Poi c’è Novak Djokovic. Se non fosse per Stan Wawrinka, che ha giocato la partita della vita, il serbo condividerebbe in questo momento i riflettori con Serena Williams, nella marci a New York verso il Grande Slam. Solo cinque tennisti, due uomini e tre donne, hanno compiuto questa impresa in un secolo.
Sono tempi insani questi?
In realtà, solo un uomo ha portato a termine il Grande Slam dopo l’inizio dell’era Open, nel 1968. Stiamo parlando di Rod L’aver, che ha conquistato tutti i major nel 1969. Solo due donne invece ci sono riuscite: Margaret Court, nel 1970, e Steffi Graf, nel 1988.
Graf realizzò qualcosa che Serena Williams potrà emulare l’anno prossimo: il Gilden Slam. Nell’ ’88, la tedesca non vinse solo i quattro Slam, ma anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seoul. Williams avrà una chance per riuscirci a Rio, ma cerchiamo di pensare al presente. A New York, Serena cercherà con gli Us Open, l’ultimo pezzo del puzzle, di completare l’impresa più difficile del tennis, e ha già avuto a Wimbledon un’anteprima della pressione che subirà.
In questo momento della sua vita, la Williams sta lavorando su due obiettivi. C’era la questione del suo secondo “Serena Slam”, cha la statunitense ha centrato a Wimbledon. Durante le due settimane londinesi, le hanno chiesto più volte riguardo il suo doppio sforzo. Dopo la battaglia nel terzo turno contro la Watson, l’americana ha bruscamente riposto: “Non risponderò più a domande riguardo il Grande Slam o il Serena Slam”.
La pressione era terribile, ovvio. Una sconfitta a Wimbledon sarebbe significata la scomparsa di due sogni. La stampa ha cercato di essere rispettosa verso la Williams, cercando di evitare l’argomento, ma alla fine New York era diventato un pensiero fisso. Per esempio, le hanno domandato: “Quando stavi ballando nel Campo Centrale dopo la vittoria, stavi pensando a New York? A cosa pensavi?”.
Naturalmente, queste cose avvengono perché l’americana sta per realizzare qualcosa di molto raro. E la Williams dovrebbe riconoscere e forse abbracciare tutto ciò, pensando magari a quello che ha detto Eugenie Bouchard: ” Se non avessi voluto attenzioni, avrei dovuto fare la bibliotecaria”.
Ma è difficile quantificare quanto sarà significativa questa edizione degli Us Open per lei. Lo Us Open è un po’ una casa, e questo potrebbe essere sia un vantaggio che una responsabilità, un po come quando giochi in Fed Cup o Coppa Davis davanti al tuo pubblico. Sicuramente ci sarà molto tifo per la Williams. E ci saranno anche più motivazioni. Questo però potrebbe anche fare crescere la pressione, già altissima. Sicuramente, gli atleti devono affrontare ciò per tutta la vita. Ma questa sarà una delle situazioni più complicate. Raramente uno sportivo si trova a gareggiare per la posta in palio più alta del proprio sport in condizioni così favorevoli, che rischiano di diventare controproducenti.
Williams sembra sapere ciò che deve fronteggiare. Eppure, nonostante tutti i suoi successi, questa è la prima volta nella sua vita che può realmente completare il Grande Slam. La statunitense a questo proposito ha detto: “Effettivamente non ho pensato a questo (il Grande Slam) fino all’intervista (della BBC). Poi ho semplicemente pensato ‘oh, ho vinto New York tre volte di fila, speriamo non sia questo l’anno in cui fallirò. Voglio fare bene li, vedremo. Voglio dire, ho vinto tre volte, mica male'”.
C’è un pizzico di trepidazione in queste parole?
Ma l’apprensione non è un brutto inizio per cominciare l’ultima tappa di questo viaggio. Evidenzia anche una domanda interessante: cosa farà Serena Williams? Giocherà a Toronto e a Cincinnati,prima di New York, proprio come lo scorso anno. E ha funzionato bene, visto che ha vinto due eventi su tre, perdendo solo con Venus a Montreal.
Però, oggi non siamo nel 2014. Per prima cosa, dobbiamo considerare l’infortunio al gomito che ha impedito alla Williams di giocare a Bastad e Stanford. In più, la questione del Grande Slam la seguirà ovunque lei vada. Va anche detto che Serena ha già dimostrato di non aver bisogno di molti match di preparazione. Quest’anno, ha giocato l’Australian Open dopo due mesi e mezzo di inattività, e non ha perso neanche un set negli ultimi tre incontri. Ha chiaramente molte opzioni per scegliere la giusta preparazione allo Us Open.
Ci sarà, inoltre, una vocina che darà consigli e aiuterà Serena. Questa voce le dirà: “Hai vinto tre volte di fila lo Us Open, devi solo fare ciò che hai fatto le altre volte è tutto andrà bene. Non devi fare il Grande Slam, devi solo vince pre lo Us Open”.
E il recente Serena Slam potrà aiutare molto l’americana. Avendo completato la prima parte della missione, la seconda sarà molto più semplice. Come ha detto a Wimbledon, sul Serena Slam: “Ci ho provato per 12 anni, e non ce l’ho fatta. Ho avuto un paio di infortuni. Lo sai, ê stato un processo lungo e complicato. Onestamente non posso dire che l’anno scorso, due anni fa o cinque anni fa, avrei pensato di riuscirci di nuovo. Tutto ciò è incredibile”. Questo fa capire quanto il Serena Slam sia importante per lei.
“Avendo completato il Serena Slam, sono pronta anche per il Grande Slam, ma non sarà facile. Come ho sempre detto, ci sono altre 127 giocatrici chE non vogliono vedermi vincere. Niente di personale, vogliono solo trionfare, come tutte”.
C’è anche questo da considerare. Serena però ha tenuto a bada le avversarie tutto l’anno. Vedremo se ce la farà un’altra volta.