Novak Djokovic ha concluso la stagione a metà del 2017, ritirandosi dal quarto di finale a Wimbledon contro Tomas Berdych per un problema al gomito destro che ha richiesto un intervento chirurgico. Il serbo ha poi rivelato di aver avuto a che fare con il problema dall’inizio del 2016: dunque, ben due anni di infortunio, pur giocando agli Australian Open lo scorso gennaio. Il trentenne è stato costretto a subire un ulteriore intervento chirurgico al problema dopo aver perso da Hyeon Chung a Melbourne e non è chiaro quando potrebbe tornare in azione. Tuttavia, il suo ex allenatore Boris Becker ha rivelato questa settimana che è improbabile che Djokovic abbia a che fare con un solo problema. “I tennisti non hanno solo un infortunio”, ha detto il tedesco parlando in vista dei Laureus 2018 World Sports Awards, che celebrano l’eccellenza sportiva e sfruttano il potere dello sport per promuovere il cambiamento. “Se giochi a un torneo del Grande Slam, fai sette incontri in due settimane, è ovvio che avrai più del semplice dolore al gomito. Ci si ferma quando non puoi più sopportare il dolore o avere un problema serio, come nel caso di Novak. Fa parte dello sport.” Quindi, secondo il 6 volte campione Slam, è normale subire infortuni, soprattutto per via dei ritmi odierni del circuito. È un problema comune, infatti l’allenatore tedesco spiega: “Se vai nello spogliatoio di un lunedì mattina nella prima settimana di un Grande Slam, rimarrai sorpreso da quanti giocatori hanno le caviglie e i gomiti doloranti e stanno discutendo con gli allenatori se continuare o meno”
PROBLEMA COMUNE- Il campione serbo non è stato l’unico giocatore top a prendersi una pausa nel 2017, con il numero di ritiri da Wimbledon in particolare, visto che le autorità tennistiche hanno criticato la programmazione. Ma Becker ritiene che l’infortunio sia solo un rischio professionale per i migliori giocatori del mondo. “Il tennis è un gioco molto fisico, punto”, ha aggiunto Becker: “E non puoi ammirare i migliori ragazzi perché giocano 75, 80 partite all’anno. Nella maggior parte degli altri sport, non è possibile. Roger e Rafa lo hanno fatto. Serena e Garbine lo hanno fatto. È uno sport difficile. Gli infortuni accadono.” Quanto detto dal buon vecchio Boris è vero, ma anche in sport come la pallacanestro, come la NBA, o il calcio, il sovraccarico di match ed infortuni è evidente, come nel tennis, naturalmente. Ed a proposito degli infortuni dei top player ATP, dice: “ Sfortunatamente l’anno passato si sono infortunati Murray e Novak, a Wimbledon peraltro: ciò significa che è il risultato di anni e anni di sforzo fisico. Allo stesso tempo anche Stan Wawrinka, Kei Nishikori e altri si sono presi una pausa per tornare.” Insomma, un problema comune anche ai giocatori più importanti, che sono stati vittima di infortuni e quindi costretti a stop o operazioni. “È la natura di essere professionisti. Un problema negli anni ’90, negli anni ’80. Fa parte del nostro gioco.” Insomma, Becker non ne fa un dramma, fa parte del gioco, è il bello del tennis: ma siamo sicuri che è un pensiero comune? È giusto giocare tanti match, nel tennis come in altri sport, in un anno? Trovare rimedi è l’ideale, soprattutto per chi vuole allungarsi la carriera, esempio Roger Federer, giocando e selezionando i tornei con più possibilità di successo o di avanzamento. Prevenire è meglio che curare, e il circuito ATP, ne ha bisogno: e voi, cosa ne pensate?