L’arte del ripartire

Nick Kyrgios, dopo la bella prestazione in Laver Cup, ha fatto un nuovo passo indietro nella finale di Pechino pur giocando un buon torneo. Quando maturerà?

Nick Kyrgios. Dottor Jekyll e Mister Hide. Il diavolo e l’acqua santa. Un giocatore da prendere o lasciare, che da quando si è fatto notare tre anni fa a Wimbledon, ha mostrato tutti i suoi pregi e difetti. Ce ne sono e ce ne sono stati tanti nel mondo del tennis di giocatori del genere, e probabilmente l’australiano non sarà neanche l’ultimo, ma forse, a 22 anni, deve decidere cosa fare da grande. L’ultimo episodio, dopo un periodo in cui sembrava stesse cambiando, soprattutto dopo la bella e “sentita” prestazione in Laver Cup, mostrando tutto la propria fame e senso di patriottismo verso il “Resto del mondo”, è tornato a dare spettacolo, in negativo, al China Open. Quando maturerà?

UN GIOCATORE CONTROVERSO- Nick Kyrgios, sempre indeciso tra il mondo del tennis e quello del basket, ha sempre mostrato “falle” psicologiche. Lui, di origini greche, con madre principessa malesiana, ha perennemente mostrato il proprio interesse verso il mondo della palla a spicchi, sport praticato fino all’età di 14 anni, a cui è rimasto legato, come dimostra nel tempo libero, giocandoci o assistendo  a match NBA, preferibilmente dei Boston Celtics. Poi la scelta, il tennis, fortunatamente per il circuito ATP, che ha avuto la possibilità di accogliere un tennista fuori dal comune. Grazie alla sua stazza da cestista e uno stile potente, certamente non il modello di tecnica da insegnare ai piccoli tennisti, attrae il pubblico, anche per via dello spettacolo che mostra in campo. Infatti, sin dal circuito juniores, ha mostrato queste caratteristiche, di entusiasmare il pubblico, riuscendo anche a vincere, come il doppio di categoria al Roland Garros e Wimbledon nel 2012, e l’Australian Open in singolare l’anno dopo, contro il connazionale e compagno di mille avventure, Thanasi Kokkinakis. Per il tennista di religione greco-ortodossa, come mostra fieramente con la croce d’oro che indossa, è bastato un anno di apprendistato nel circuito nel 2013, con le vittorie di 5 tornei, 4 Challenger e 1 Future in due anni, che tutto il movimento, si è accorto di lui. Non a caso, già a 17 anni ha raggiunto il secondo turno al Roland Garros, battendo la vecchia volpe, Radek Stepanek, prina di uscire con Marin Cilic. Questo senso di precocità lo si nota l’anno dopo all’All Englamd Club, dove raggiunge i quarti di finale, battendo al 5º Richard Gasquet per 10-8, con 9 match point annullati al francese, tanti quanti i grip cambiati dal funambolo transalpino nel corso dei cambi campo, e Rafael Nadal. La vittoria sullo spagnolo, mostra al mondo, il fenomeno australiano, battezzato dai suoi connazionali, come Leyton Hewitt e Mark Philippoussis, come astro nascente e futuro numero 1 al mondo. La sua corsa finisce con Milos Raonic, ma il mondo ha scoperto un nuovo potenziale fuoriclasse.

IL DIFFICILE COMPITO DI AFFERMARSI- Il tennista classe ‘95, conclude il 2014 alla posizione 51, ma l’ascesa non si arresta: nel 2015 raggiunge subito i quarti in quel di Melbourne, diventando il primo 20enne dai tempi di Roger Federer dal 2001 a raggiungere i quarti in due slam, intervellati dal terzo turno newyorkese. Inoltre diventa il primo australiano dal 2005, dunque dall’attuale capitano dell’Australia, Leyton Hewitt, ad arrivare ad un piazzamento del genere agli AO. Nick perde dal futuro finalista Andy Murray, ma il mondo è ansioso di capire fin dove riuscirà ad arrivare il bombardiere austrliano. L’ottimo periodo prosegue fino a Madrid, arco di tempo in cui arriva la prima finale a Estoril, dove perde da Richard Gasquet per poi battere al secondo turno di Madrid, Roger Federer, salvando due match point. Perde da Isner al terzo turno, ed inalla una serie di deludenti risultati, pur raggiungendo il terzo turno a Parigi e a Londra,, e la semifinale in Malesia. Gli appassionati aspettano il salto di qualità nel 2016, soprattutto dopo il grande inizio in casa alla Hopman Cup, trionfando con Daria Gavrilova. Arriva l’ennesimo terzo turno in uno Slam a Melbourne, per poi vincere il primo titolo Atp a Marsiglia, uscendone immacolato, con 0 set persi e servizio mai comcesso. Prosegue l’ottimo periodo di forma a Dubai, dove si ritira in semifinale e a Miami, dove raggiunge una grande semifinale, la prima in un 1000 contro Kei Nishikori. La stagione sulla terra rossa, superficie che non si sposa con le caratteristiche dell’australiano, non dà particolari soddisfazioni con la semifinale ad Estoril e i quarti a Madrid, più il confermato terzo turno di Parigi. Dopo aver rinunciato alle Olimpiadi, vince ad Atlanta, confermandosi pochi mesi dopo a Tokyo. Conclude l’anno però, con uno spiacevole episodio: dopo le lacrime agli Us Open, e il trionfo giapponese, arriva il torneo di Shamgai, dove raggiunge l’apice tra gli episodi che contraddistinguono il bad boy di origine greche. Nell’Atp 1000 incontra al secondo turno Mischa Zverev, andando oltre il limite del ritiro di Doha, ove si rifiutò di terminare il match. Nel torneo cinese un match a dir poco sconcertante e ai limiti del ridicolo, giocando appena 49’ contro il più grande dei fratelli Zverev, mostrando una pessima condizione psicofisica nonostante venisse da un buon periodo, in cui si diceva fosse cambiato. Dopo la frase all’arbitro: “Puoi chiamare il Time così finisco questa partita e me ne vado a casa?”, il tennista australiano ritorna in campo, mostrando tutto il suo disinteresse nei confronti del tennis e il mancato rispetto nei confronti degli spettatori. Conseguenza? Squalifica di 8 settimane, con multa salata, e la stagione 2016 a monte, nonostante la possibilità di poter accedere ale Finals.

L’ULTIMO EPISODIO- Un 2016 a due facce per il giocatore di Canberra, che anche nell’anno corrente, è andato a sprazzi, mostrando sempre un gioco che coinvolge il pubblico, suo alleato, ma allo stesso tempo, come nemico. Un rapporto conflittuale di Nick con i tifosi, ma in generale con tutto il movimento tennistico, sport con il quale non ha un particolare feeling, ma unica fonte di guadagno. Un giocatore fuori dal comune, per la propria potenza e fisico che lo contraddistingue nel circuito, ma che è stato spesso frenato dalla testa. Dopo gli episodi controversi della stagione passata, con conseguenti critiche dalla stampa e dai colleghi, non si risparmia nella stagione corrente. In pochi sono a salvarlo e difenderlo, con John McEnroe pronto ad allenarlo e renderlo il migliore nel circuito. Una stagione non esaltante, priva di trionfi, con poche soddisfazioni, con l’eliminazione nello Slam di casa, al secondo turno al 5º con Andreas Seppi. Un periodo primaverile positivo, con la semifinale di Acapulco, battendo Djokovic, diventando il primo australiano insieme a Leyton Hewitt, a battere Nole, Rafa e The King al primo tentativo. Nella città messicana la sconfitta contro Querrey, futuro vincitore. Il buon periodo americano prosegue sul cementano di Indian Wells, dove raggiunge i quarti di finale, ma per problemi fisici, è costretto al ritiro, ma l’appuntamento con Re Roger è solo rimandato. Infatti i due si sfidano a Miami, nella semifinale, con ben 3 tie-break, dando vita ad uno dei match piu spettacolari della stagione. A vincere è Roger, con tanto di frustrazione finale di Nick, che getta la racchetta, mostrando una “non-signorilità” nei confronti del Maestro. La stagione dell’australiano prosegue con parecchi fiaschi, e fischi, con conseguenti problemi fisici e diversi tornei abbandonati al primo turno. L’altro squillo arriva a Montreal, raggiungendo la 3ª semifinale 1000, ma perdendo in finale da Dimitrov. Il Kyrgios perduto, anche per via della fine della relazione con Ajla Tomljanovic, riesce a ritornare in campo con testa e colpi. Fino agli Us Open, dove non va oltre il primo turno: prova a ripartire dalla Laver Cup, dove tutti sperano di averlo ritrovato, per riottenere quel giocatore che ha sempre incantato, nel bene e nel male. Nick a Praga mostra una certa dedizione per il team, spinto e allenato dal suo capitano, possibile coach, John McEnroe, guidando la rimonta, quasi vincendo contro Federer, ma non gestita al meglio. Ritorna in campo a Pechino, e dopo una grande settimana, nella sconfitta di ieri contro Nadal, è tornato ad essere indolente e polemico, smettendo di giocare fin dal primo game e perdendo malamente, 6-2, 6-1. Ennesimo successo del ritrovato Rafa, finale persa che pesa sulla testa dell’australiano e sulla media con gli altri atti finali.

FUTURO- La stagione sta per concludersi, con due Ato Mille da giocare e poche chance di Atp Finals. Probabilmente non ci saranno risvolti per un’annata contraddittoria, priva di titoli. Ma per il futuro Nick può ancora ritrovarsi, a 23 anni esplode solitamente un giocatore, forse abituato tutti a vedere un ragazzo fenomenale, “uscito” allo scoperto troppo presto agli occhi del mondo nel 2014. Ma può ricredersi e far ricredere il mondo, con il suo tennis, deve solo avere la capacità e volontà di far bene e di essere convinto del proprio sport. La nomea di più talentuoso del circuito l’ha ancora lui, ma può rinascere, grazie all’aiuto di chi lo vuole bene, spetta a Nick e agli appassionati, ri-accoglierlo nel mondo dei grandi…del tennis!

Kyrgios pechino

0 comments
  1. Ha bisogno di incanalare la rabbia perché sennò non andrà da nessuna parte ed è un peccato perché di talento ne ha tanto e il tennis ha bisogno di nuovi validi campioni.

  2. Non maturera’ mai. Ormai il suo percorso tennistico è questo. Grandi doti tecniche, io quando lo vidi a Wimbledon battere Nadal, dissi che sarebbe stato il nuovo numero 1 e pochissima solidità mentale. Ieri per un errore al primo game dell’incontro, ha praticamente perso la partita, continuando a scuotere la testa e protestare con l’arbitro.

  3. mai piaciuto proprio per questo. Il tennis e’ fatto per il 70% di testa e lui non ce l’ha! Al mondo ci sono almeno mille che giocano allo stesso livello, la differenza la fa proprio la testa!

    1. In realtà ha detto una cosa molto vera, ovvero che la maggior parte del team “resto del mondo” aveva già battuto Nadal e pure Federer. È un dato di fatto, che poi sia 1 volta su 20 ne è un altro, ma era uno sprone per la sua squadra. E personalmente in quella esibizione mi è piaciuto il suo spirito 🙂

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