Essere considerati i migliori di sempre è obiettivamente il migliore dei complimenti e degli apprezzamenti che una persona possa ricevere, ma per Roger Federer, forse, adesso è addirittura una sorta di macigno da portare addosso. Non sicuramente perchè il numero uno svizzero senta la pressione, quanto perchè in una stagione in cui l’elvetico è tornato ad alti livelli, giocando nuovamente la finale a Wimbledon, vincendo un 1000 americano e convincendo con il sempre spettacolare gioco espresso, le critiche piovono comunque, in quanto Roger convince, ma non vince, in sostanza.
Roger Federer è numero tre al mondo, molto vicino al sorpasso di Nadal, ma di Slam, quest’anno, così come nel precedente, neanche l’ombra. Eppure rispetto al 2013, Roger non ha avuto alcun problema fisico, riuscendo a giocare tanto e bene, ma sempre col problema del momento decisivo, quel momento in cui dare qualcosa in più per vincere, in cui Federer è mancato. A Wimbledon, in finale con Novak Djokovic, poi a Toronto, dove ha trovato uno Tsonga in stato di grazia, ed infine, eliminazione ancor più difficile da accettare, contro Marin Cilic allo Us Open, dove ad attenderlo ci sarebbe stato Kei Nishikori, col quale, volendo usare il senno di poi avrebbe probabilmente stravinto.
Una stagione ottima per lo svizzero, non siamo sicuramente qui ad affermare il contrario, ma nella quale manca ancora il grande colpo. Quel grande colpo di cui Federer avrebbe bisogno come il pane, per sé, per il morale, ma anche per zittire quella marea di critici che da quattro anni a questa parte lo crede buono per la pentola… bollito, cosa che Roger, al momento, non è.
Il grande colpo potrebbe essere il Masters di fine anno, considerando l’incognita Nadal, la probabile assenza causa mancata qualificazione di Murray e Tsonga (quest’ultimo vera bestia nera di Federer) e soprattutto un Novak Djokovic forse giustamente più interessato alla creatura che porta in grembo la moglie, che non al tennis giocato. Un’occasione da non perdere, assolutamente, perchè Federer non può e non deve aver paura di Wawrinka o Cilic, giusto per citare due dei suoi possibili avversari.
Escludendo il Masters, c’è qualcosa che a Federer e alla Svizzera intera potrebbe interessare molto di più: la coppa Davis. L’insalatiera manca nel palmares di Roger Federer, il quale, c’è da dire, non si è mai dannato troppo per conquistarla, complice anche il dover fare tutto da solo, con Wawrinka altalenante e completamente inaffidabile.
Quest’anno, complice la crescita esponenziale di Stan e le assenza altrui, come ad esempio la Serbia costretta a schierare Lajovic come primo singolarista o il Canada distrutto dagli infortuni, come la Spagna con molti assenti, è veramente l’occasione d’oro, fornita su un piatto d’argento, per portare l’insalatiera nella terra delle mucche. A partire da questo fine settimana, nel corso del quale Roger e la Svizzera affronteranno l’Italia di Fabio Fognini e Simone Bolelli, quest’ultimo inserito come singolarista al posto di Seppi.
Un’occasione incredibile per Federer, poter giocare sul veloce contro un’Italia abile ad arrivare fino alla semifinale, ma priva di un vero leader, sia in campo che emotivamente, oltre che costretta a giocare su una superficie che non esalta le caratteristiche del numero uno azzurro, ottimo, in caso di testa attaccata e cervello inserito, sulla terra battuta, ma giocatore che rientra nei ranghi sul cemento. Chi potrebbe rappresentare l’ostacolo maggiore potrebbe essere Bolelli, giocatore imprevedibile e abile sul veloce, capace di sconfiggere Pospisil e di essere truff… sconfitto da Robredo al quinto dopo essere andato avanti due set a zero nel corso dello Us Open.
Tuttavia, come per quanto concerne il Masters, questi giocatori non possono spaventare Federer, che ha il compito (e l’obbligo) di portare la Svizzera in finale di Davis, dove incontrerebbe Repubblica Ceca o Francia, per una sfida interessante, in cui la nazionale di Federer non partirebbe assolutamente sfavorita. Tutto ciò, anche in merito alla voglia di riscatto di Wawrinka, autentico carrarmato ad inizio stagione, mentre adesso in calo, voglioso anch’egli di un successo che renderebbe incredibile una stagione già ottima per l’ex spalla di Federer, che ora si è ricalcato un ruolo nettamente di maggiore importanza. Con Roger, Wawrinka ha vinto anche il doppio in quel di Pechino, alle Olimpiadi del 2008, segno che in un eventuale doppio decisivo, non ci sarebbero molti problemi nell’essere competitivi. Adesso, staremo a vedere, certo è che Federer ha bisogno di una finale di Davis, per continuare a coltivare quel sogno chiamato Insalatiera, quel trofeo che dopo aver quasi snobbato per anni, ora diventa ancora di salvezza, non tanto per Federer in relazione ai risultati, quanto per chiudere la bocca a tutti quegli addetti ai lavori e non che credono ancora che Roger abbia bisogno di un grande successo per continuare ad essere un campione. Perchè forse Federer non è più vincente come un tempo, ma già l’essere ancora nell’elite del tennis mondiale a 33 anni e più che una vittoria. E lo sarà per sempre. Anche se con un insalatiera nella propria bacheca non sarebbe affatto male, anzi…