Ad Indian Wells è uscita di scena al terzo turno per mano di Sabine Lisicki, tutto sembrava nella norma: avversario superiore su una superficie poco adatta alle sue condizioni di gioco. Eppure per Sara Errani era uno dei momenti più difficili della sua carriera: dopo l’eliminazione con l’amaro in bocca in Fed Cup contro la Francia, ecco la notizia shock della fine della sua partnership con Roberta Vinci.
Già proprio contro le transalpine sulla terra rossa di Genova si erano visti pessimi segnali dalla coppia numero uno al mondo, principalmente dovuti alla scarsa forma della Vinci, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che quella fosse stata una delle ultime apparizioni della coppia vincitrice di tutti gli Slam in coppia. La notizia non ha fatto che parlare, come sappiamo, tutti gli appassionati di tennis, italiani e non, dal momento che Errani e Vinci costituivano una delle coppie più costanti, forti e vincenti del circuito: in poche occasioni soccombevano alle avversarie ed insieme sono riuscite, assieme a Flavia Pennetta e a Francesca Schiavone, a scrivere una delle più lunghe ed emozionanti pagine del capitolo “Italia” nel grande libro del tennis. In un paese che non aveva mai prodotto un vincitore di Slam nel circuito WTA, tutto ad un tratto sono arrivati 6 titoli e mezzo in 5 anni: Il Roland Garros della Schiavone nel 2010, i 5 Slam della coppia Errani-Vinci e l’Australian Open 2011 di Flavia Pennetta assieme a Gisela Dulko. Ciò si aggiunge a altre 2 finali a Parigi, 3 Fed Cup e 196 settimane in cima alla classifica di doppio. Roba che non tutti possono permettersi. Chissà che cosa ne pensa direttamente Sara Errani dello straordinario periodo vissuto lo scorso anno con la sua compagna di sempre, culminato con la vittoria a Londra?
“Vincere Wimbledon e di conseguenza il Career Grand Slam” – Riconoscimento che hanno solo coppie del calibro di Navratilova-Shriver, Fernandez-Zvereva e sorelle Williams) – “E’ stato qualcosa di incredibile. Soprattutto di molto speciale, perchè non avevamo mai pensato di vincere Wimbledon, data la nostra poca attitudine all’erba, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Per noi è stato un risultato incredibile”. In Inghilterra di sicuro sarebbero state riconosciute parte dell’Ordine Imperiale, e le loro vittorie sono paragonabili a successi nazionali senza eguali come quelli di Alberto Tomba e Valentino Rossi. Sara davvero sente di aver raggiunto qualcosa di grande: “In Italia un sacco di persone, non necessariamente appassionate di tennis, si congratulano con noi. E’ stata una bella sensazione. Quanto a noi, è difficile vedere le cose quando sei ancora in gioco, forse dal di fuori riesci veramente a capire che cosa sei riuscito a fare. Un giorno io e Roberta ci ritireremo e riusciremo ad avere una migliore percezione delle nostre vittorie”.
Sara non si sente ancora arrivata, ma sente sicuramente di aver fatto già qualcosa di oltre le aspettative, in particolare durante la sua carriera di singolarista: “Voglio riuscire ad essere una giocatrice mai particolarmente focalizzata sui numeri o sul ranking: la gente spesso mi chiede in che posizione vorrei essere in classifica, ma non aspiro alle vette, anche perchè il mio obiettivo è sempre stato quello di allenarsi duramente e nel modo più efficace possibile, ma soprattutto di dare il massimo in ogni singola partita per riuscire a far vedere la versione migliore di me in un particolare giorno. Questa è la cosa più importante per me. Poi, quando a fine anno guardo la classifica, rifletto su ciò che ho sbagliato e non. Ma il mio miglior risultato in carriera è sapere di aver fatto il meglio che potevo”.
Dopo queste dichiarazioni, viene spontaneo chiedersi se i suoi principali obiettivi saranno il Roland Garros (già finalista nel 2012) e il torneo di Roma (finalista lo scorso anno), o comunque i tornei sulla terra battuta: “Non ho impostato questi obiettivi come primari, anche se, naturalmente la terra è la superficie sulla quale riesco ad esprimere il mio miglior tennis”. Ricordiamo che, in occasione dell’anno 2012, annata straordinaria nella quale Sara conquistò il secondo posto all’Open di Francia e la posizione numero 5 in classifica, avvenne la svolta della sua carriera: il passaggio alla Babolat Pure Drive, che lei ha rinominato Excalibur. “La racchetta ha fatto la differenza perchè mi ha dato più potenza e controllo. Mi ha permesso di esprimermi meglio in campo: con essa ho vinto un paio di partite subito, e di conseguenza ho acquisito fiducia e il meccanismo si è attivato, ma ovviamente il 2012 è stato anche il giusto riconoscimento per i sacrifici di anni”.
Sarita è anche ottimista sul futuro: “Credo che ci sia sempre tempo per migliorare. Devi sempre continuare a lavorare su ogni singolo aspetto del tuo gioco, perchè il tour WTA si evolve costantemente. Ogni giocatore è in costante miglioramento e il livello aumenta sempre di più ogni anno: per tenersi in forma bisogna allenarsi sempre più duramente e intensamente. Credo di avere ancora bisogno di migliorare molte cose nel mio gioco, e penso di poterci riuscire”.
Ma veniamo al nodo che attanaglia tutti gli appassionati di tennis: che cosa c’è stato tra Errani e Vinci in realtà? Che cosa ha interrotto un rapporto di questo calibro in maniera così repentina? A tal proposito ha parlato Davide Errani, fratello nonchè manager di Sara: “In Sud America hanno discusso delle possibilità di non giocare più il doppio insieme in un futuro prossimo. Ad Indian Wells non hanno partecipato perchè Roberta ha ancora problemi alla spalla: hanno preso questa decisione a Miami, in maniera del tutto tranquilla. Non hanno assolutamente litigato nè è avvenuto qualcosa di grave all’interno del loro rapporto, hanno semplicemente intrapreso una scelta professionale in modo da poter programmare la stagione nella maniera migliore possibile, tutto qua. In ogni caso, comunque, ad aprile saranno a disposizione per la partita di Fed Cup contro gli Stati Uniti”.
Perciò, nonostante la brutta parentesi del mese corrente, con la fine di un rapporto di vittorie professionali – e speriamo non di amicizia – con Roberta Vinci, Sara Errani è ancora sul pezzo nel pieno della sua carriera. Dalle sue parole si evince che la fame di vittorie è ancora viva, e che, parafrasando Ligabue, il meglio deve ancora venire.