Serena Williams e i conti aperti con la storia

E’ da poco passata la mezzanotte negli studi della HSN, e Serena Williams sta ancora disquisendo, con nove minuti di ritardo, su un nuovo capo della sua linea, il “Convertible A-line Top With Scarf”, disponibile già da ora, al costo di 39$, e, in alternativa, su tre “flexpays” al costo di 13$. “E’ come un grande cerchio, che ha molto stile”, afferma Serena, non senza convinzione, indicando ciò che indossa, strofinando una mano sul braccio, e lisciandosi i capelli. Dimentica i colori degli abiti, travisa i prezzi.

Il nome giusto, ed il numero giusto, è quello di Bobby Ray Carter, host della HSN, che sa esattamente come modellare un pezzo di tessuto: sono passati 56 minuti, Serena si districa, muove le grucce, mostra gli abiti appesi. Sembra a suo agio nel mondo della moda, ma non è una novità. Serena ha saputo creare un personaggio che andasse oltre la semplice routine di un tennista modello. Tra la sua fondazione, la moda, il cinema, la Williams sta ponendo le basi per essere definita una vera “show-woman”.

Una storia meno rilassante, ormai a ridosso dell’ultimo Slam stagionale, cambia di certo le carte in tavola. Serena Williams è senza dubbio una delle tenniste più forti di tutti i tempi, e sta attraversando una stagione paragonabile solamente a quella a ridosso tra il 2002 ed il 2003. Se vincerà lo Us Open il mese prossimo, avrà vinto tutti e quattro i tornei del Grande Slam in un anno solare, e si dimostrerà non solo l’atleta più vincente della sua generazione, ma probabilmente anche la più dominante di sempre.

Serena è una donna di 33 anni, ed ha vinto il suo primo titolo del Grand Slam proprio allo Us Open, nel secolo scorso (1999),. Ormai, la sua spalla dovrebbe essere logora, il gomito dolorante, dopo anni di sforzi fisici incredibili. Invece, trascorre le sue giornate allenandosi con continuità, prestando molta attenzione all’aerobica ed a tutto ciò che possa mantenere energico il suo fisico. La sua carriera, di 16 anni è, secondo Sports Illustrated, “una delle carriere più leggendarie e di eccellenza della storia dell’atletica.”

“Non pensavo che sarebbe durata così a lungo”, dice Serena, in pausa durante lo show di HSN. “Non per suggerire che la tua carriera è finita”, dice il giornalista. “Ma anche se fosse finita”, interrompe Serena, “sarebbe stata comunque una lunga carriera.”

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Serena viaggia sempre con la sua cagnolina, uno yorkie, Chip, e l’assistente, Grant, che è andato a Haverford. “Quando la sua carriera sarà finita, sopraggiungerà la nostalgia dei giorni migliori, ma lei riuscirà a combatterla proprio grazie ai suoi molteplici interessi.” Serena Williams non conosce la parola nostalgia. “Ho un sacco di trofei, e, io in primis, non ho bisogno di vedere tutte queste coppe”, dice, sotto una coperta nel camerino, con Chip in grembo. “I miei trofei del Grand Slam sono sparsi. Un po’ in una casa, un po’ in un’altra. Non so di preciso dove sono (ride)”.

Serena è una delle figlie di Richard Williams, l’incarnazione perfetta del padre-padrone, un po’ matto, che ha reso le figlie due fenomeni della disciplina. Potreste già aver sentito che Richard, mentre stava guardando la televisione, quando ha visto un giocatore rumeno vincere $40.000, a quel punto decise di imparare un gioco di cui non sapeva nulla, insegnarlo a sua moglie Oracene, e successivamente concepire due figlie che sarebbero diventate poi due campionesse. Potreste aver sentito parlare di palle da tennis usate, prese in prestito da un country club, delle 78 pagine del documento dattiloscritto in cui ha dettagliato il suo regime di allenamento, dei vetri rotti sui campi Compton. Avrete sentito questo ed altro nel corso degli anni. Ma la storia è ricca di compromessi, di pagine nere, di aneddoti poco conformi al regime morale che ci viene imposto. Dietro un campione, si cela sempre qualcosa di irrisolto, si angusto, di magico. Serena è la personificazione di una bambina prodigio, diventata donna tra le sparatorie dei ghetti, e le urla di papà Richard. Oracene Price era contro questo piano: poi la sparatoria a Los Angeles, la morte della figlia. Di questo, e molto altro è condita la loro storia.

“Se si riesce a pianificare, si prevede di fallire” è questo l’incantesimo che Richard ha trasmesso alle sue figlie, cresciute con la consapevolezza che gli obiettivi sono il primo passo per il raggiungimento di un traguardo. Serena, la sua obbedienza totale e incondizionata alla visione di suo padre, sono raccontate in maniera ancor più meticolosa nella sua autobiografia, On the Line, in cui racconta come il padre lasciasse loro solo un cesto pieno di palle da tennis e un sacco di arance per lo spuntino. Nove anni, Serena getta maliziosamente alcune arance verso la rete, con il padre costernato. “Non ho alcuna giustificazione o spiegazione per il mio comportamento”, scrive. “Era solo uno di quei momenti di sbandamento. Ero nervosa, stressata, logora.” Questa è la summa di ciò che Serena Williams ha da dire sulla sua ribellione giovanile, da lei definita ancora abbastanza scandalosa.

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Serena non ama solamente disegnare abiti, ma piuttosto progettare abiti da sposa. “E’ stato il mio primo vero amore,” dice, “ma poi ho riflettuto ‘sono ancora una tennista, diamine, ce ne sarà di tempo’ e quindi l’idea si è eclissata”. Nei suoi interessi sartoriali, come in tutte le cose, ha seguito l’esempio di Venus, che la incoraggia a prendersi anche alcune classi di Design College. Insieme, hanno sfoggiato in campo abiti di pizzo nero, biancheria intima color carne, e stivali sneaker al ginocchio. Oggi, Venere ha la sua linea, EleVen by Venus. “Ten è solo un altro numero, ma Eleven è uno stile di vita” , una linea di abbigliamento tennistico, economica, particolare e giusta per ogni età ed esigenza. “Abbiamo portato la moda nel tennis”, dice Serena.

Inevitabilmente, il rapporto tra sorelle in campo, la loro rivalità ambigua, mai spassionata, sono stati definiti spesso “conflittuali”. Quando si parla di Serena e Venus, si utilizzano spesso appellativi come “mascoline”, “poco femminili”, “scimmiesche”, accusandole perciò di essere delle non-donne. Commenti che, dimostrano non solo scarso tatto, ma suscitano anche molta tristezza. Maria Sharapova è considerata l’emblema della bellezza femminile, una russa bionda, alta e magra. Ma la femminilità è molto altro, esula dal semplice aspetto estetico. Ogni donna ha delle proprie peculiarità, e, fortunatamente, non esiste uno stereotipo fisso al quale attenersi.

Serena e Venus non possono mai essere semplicemente Serena e Venus. Sono spettacolo grezzo e lirico allo stesso tempo, hanno ispirato non solo commenti razzista, ma strofe di poesia come quelle del poeta Tony Hoagland o di Claudia Rankine nel suo libro Citizen, che è stato nominato per il “National Book Award”.

Il razzismo è sempre stato presente nella carriera delle due sorelle. Emblematica una partita tra Serena e Venus nel 2001, ad Indian Wells, in cui la folla si infuriò dopo che Venus, infortunata, si ritirò.Quello fu un periodo in cui Richard era spesso accusato, in assenza di qualsiasi prova, di stabilire, ancor prima di un match, chi avrebbe dovuto vincere. Con la sorella ormai fuori dai giochi, la folla rivolse la sua ira su Serena. “Non giocherò più lì”, disse Serena dopo quell’edizione. “Non voglio tornare indietro. Non voglio dare a queste persone la possibilità di trattarmi ancora così”. Ha mantenuto la parola, per 15 anni. Quest’anno è tornata, con una diversa maturazione, ed ha dimostrato ancora una volta la grande campionessa che è.

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Si può solo speculare sul fatto che le Williams sarebbero state migliori se fossero state disposte a conformarsi, a far finta di preoccuparsi della tradizione tennistica, ad allinearsi alla fabbrica di tennisti di Nick Bollettieri. Non hanno mai peccato di umiltà, e sono sempre disponibili per qualsiasi intervista, anche se ormai, sembrerà sciocco dirlo, non ci sono più segreti sulla Williams. Sul suo eventuale ritiro: “Sarò finalmente libera di dedicarmi a fare quello che amo”, dice ridendo. Sul modo in cui è cambiata la preparazione alla partita: “Mio padre ci ha insegnato a programmare tutto in anticipo. Ho notato che le altre ragazze hanno preparazioni simili alla mia e ciò mi rende orgogliosa.”Hmmm … beh, ammetti da dove ha preso spunto!”, continua scherzando.

Richard Williams è un uomo che dice quello che pensa. Serena Williams è una donna che dice quello che pensa e prosegue sul tema di Indian Wells: “Tutto quello che potevo vedere era un mare di persone ricche, per lo più anziani, per lo più bianchi, in piedi, mentre fischiavano a squarciagola, come in una sorta di signorile linciaggio”. “Anche io ho sbagliato molte volte, nel 2011, quando inveii contro un giudice di linea (82.500$ di multa), me ne sono resa conto, mi sono scusata, ma ho anche capito che, se lo fa una donna, c’è maggiore indignazione rispetto all’idea che possa farlo un uomo (in riferimento a McEnroe). Mi sembra quasi ‘Hey, cosa cambia?'”. Potrebbe essere questo il titolo di un suo nuovo libro: “Hey, La Maturazione”. Sarebbe interessante, senza dubbio.

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L’autobiografia di Richard Williams è titolata “Black And White” e proprio a malapena si avvicina ad un libro di tennis, nelle prime 150 pagine. Fino a quel punto, si tratta di una cronologia di fatti della sua famiglia, di trattamenti razzisti per mano di bianchi e tante memorie. “La mia era una sorta di rivalsa contro i bianchi e la loro volontà di primeggiare. Il mio piano era semplice: portare due figlie fuori dal ghetto alla ribalta di un gioco dominato dai bianchi”, scrive Richard.

Prima di aver letto “Black and White” pensavo che Serena ed i suoi risultati fossero figli di un assoluto talento donatole da qualcuno di sovrannaturale. Ma probabilmente mi sbagliavo. Richard stava allevando le sue ragazze per portare un cambiamento non solo nel tennis, conferendo loro un carapace abbastanza forte per resistere al disprezzo ed all’ignoranza di un’intera cultura. Serena è un esempio per tutte le donne nere che hanno uno spirito di rivalsa. Per tutte le donne che hanno una mentalità da “combattente” e che sono proiettate verso il futuro.

“Non penso al passato, non mi soffermo su ciò che sarebbe potuto accadere se…”, dice Serena. “Se lo faccio, sarò inghiottita dalla negatività. Come disse una volta Mandela, ‘sarò in una prigione mentale.’

Serena Williams, non è più di nessuno. E’ sempre più lontana dalle concezioni totalitarie di papà Richard, e vuole vivere secondo le sue abitudini. E’ una nuova Serena.

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