“FEDAL! FEDAL! ANCORA UNA VOLTA, sempre Fedal, meravigliosamente, incredibilmente Fedal!”
Apriamo questo articolo, volutamente provocatorio, parafrasando un grandissimo collega che ha saputo fare la storia dello sport che ama, prendendo in prestito una delle sue più note citazioni per introdurre quello che è senz’ombra di dubbio il liefmotiv della stagione tennistica 2k17 (come se qualcuno già non lo sapesse): Federer vs Nadal, ancora una volta, sempre loro, eternamente loro, i due vecchietti che parevano oramai ben avviati lungo il viale del tramonto, con un piede a testa fuori dal circuito, sono tornati, per la gioia di tutti, tifosi, detrattori, addetti ai lavori, amatori, profani e cani; sono tornati ed hanno vinto tutto quello che c’era da vincere, spartendosi i quattro slam disputati (come se qualcuno già non sapesse nemmeno questo), e aggiudicandosi due titoli master 1000 a testa, affiancati da un trionfo in un ATP 500 cadauno. Due carriere speculari, due linee parallele che sono arrivate svariate volte in prossimità di un punto di tangenza, senza però mai raggiungerlo, due stili di gioco contrapposti, e chi più ne ha più ne metta; tanto è stato scritto in merito, e non ho certo intenzione di peccare di presunzione nell’intento di scrivere a tal proposito qualcosa che nessuno abbia mai scritto. Mi limito a notare come, insieme alla gioia, condivisa da tutti coloro i quali amano il nostro meraviglioso sport, determinata dal ritorno al successo dei due grandi campioni per eccellenza, sia sopraggiunta la mela marcia, il tifo di basso profilo, i discorsi da bar, le eterne diatribe filosofiche che, spostatesi oramai dal peripato di Aristotele al nuovo colonnato della scienza infusa, i social network, hanno imbandito simposi di inutili discussioni abitate da personalità di dubbia legittimità, che hanno profuso fiumi di parole, intervallati a cadenza più o meno regolare da insulti rivolti all’una od all’altra sponda: vane ricerche e futili agoni volti alla fantomatica ricerca del sacro GOAT; tutto ruota intorno all’aporia ontologica dello sport con racchetta e pallina: “Chi è il più grandi di tutti i tempi?”. Ancora una volta arrivo chiaramente in ritardo nell’affermare quanto poco sensato sia paragonare tennisti appartenuti ad epoche diverse, che hanno trionfato in situazioni diverse, nella vana ricerca del migliore di tutti i tempi.
Detto ciò, è chiaro come la stagione tennistica in corso abbia portato in dote nuova carne da aggiungere a questa sconfinata e mai doma brace, nuovo materiale di contesa che ha rianimato la fiamma, sino a pochi mesi fa sopita, dei tifosi del duo ibero-elvetico, fiamma soffocata negli ultimi anni dalla squintalata di carne aggiunta da un certo signore di Belgrado.
In seguito alla recente vittoria da parte del Maiorchino dell’ultimo slam della stagione, messo in bacheca da Nadal senza affrontare, lungo tutto il percorso, nessuno giocatore occupante una delle prime 25 posizioni del ranking (come se già qualcuno non lo sapesse), è scoppiata la rivolta dei benpensanti della rete, che accusano l’iberico di aver vinto un torneo senza avversari, approfittando di un tabellone “degno al più di un ATP 250”. Dietro al letame prodotto in quantità industriale dagli oramai affermati leoni da tastiera, esiste sicuramente un fondo di verità, una contingenza “storica” che fa sì che il circuito sia momentaneamente privo di molti dei suoi esponenti di spicco; con l’obiettivo dunque di districarsi in questo marasma di informazioni ed accuse, e senza certo l’intento di produrre in così facendo alcuna sorta di apologia, cerchiamo di affidarci all’unica cosa circa la quale non è lecito dubitare, ovverosia i numeri. Dopo questo lungo ed arzigogolato giro di parole, possiamo finalmente svelare l’intento di questo articolo di dubbia utilità: cercheremo in questa sede di analizzare una statistica da noi rilevata, ovverosia il ranking medio degli avversari incontrati e sconfitti sino a questo momento della stagione dai due contendenti in causa, Federer e Nadal per l’appunto. Consci di tutti i limiti propri di un approccio analitico di tal natura, abbiamo, servendoci delle sempre preziose informazioni fornite dall’ATP, semplicemente sommato la classifica dei giocatori affrontati, aggiornata alla data in cui si è svolta la partita in questione, per poi dividere il totale per il numero degli incontri disputati dai due campioni.
Se è vero, come sa chiunque possa arrogarsi una benché minima competenza in materia, che il ranking ha spesso ben poco valore, dal momento che in molti casi non è indicatore del reale valore del tennista al quale è associato, abbiamo ritenuto che tal tipo di statistica potesse ugualmente essere in grado di restituire un quadro complessivo, per quanto parziale, del livello medio dei giocatori affrontati, così da poter in un qualche modo sciogliere le accuse di quanti sostengono che vi sia uno iato incolmabile fra i tabelloni affrontati dall’una o dall’altra parte in causa.
Abbiamo deciso di calcolare tre valori medi:
- Media del ranking degli avversari affrontati lungo tutta la stagione
- Media del ranking degli avversari affrontati nei tornei vinti
- Media del ranking degli avversari affrontati nei tornei dello Slam vinti
I dati rilevati sono raccolti nella tabella sottostante:
FEDERER | NADAL | |
Media stagione | 55.41 | 41.10 |
Media tornei vinti | 46.12 | 40.65 |
Media Slam vinti | 57.70 | 46.07 |
Cerchiamo ora di dedurre delle considerazioni dall’analisi dei dati rilevati: rivolgendo un primo sguardo alla tabella (lungi dal volerci aggiungere al coro delle polemiche sterili di cui sopra), non possiamo che registrare l’immediata caduta della prima grande presunzione malthusiana dei tifosi dell’elvetico, i quali, o per lo meno parte dei quali, sostiene che lo spagnolo non abbia lungo il corso della stagione trovato sul suo cammino avversari degni del suo livello che potessero essere in grado di impensierirlo concretamente; tutte e tre le medie calcolate risultano infatti a vantaggio dello svizzero, il quale, per lo meno stando a tale, sindacabilissima, statistica, ha avuto modo di affrontare nei tornei disputati avversari complessivamente di più bassa classifica.
Soffermiamoci ora in particolare sul fulcro della diatriba, ovverosia gli Slam vinti dai due campioni: Nadal, come tutti sappiamo si è aggiudicato il Roland Garros, trovando sul suo percorso sette avversari la cui classifica media complessiva è stata pari a 29 (un valore molto basso che denota un elevato livello di difficoltà del main draw), e il recente US Open, dove il valore medio degli avversari incontrati è stato pari a 63.14. Federer si è invece aggiudicato gli Open D’Australia, favorendo di un tabellone che ha posto sul suo cammino avversari con un valore di ranking medio di 82.75, e il torneo di Wimbledon, nel quale lo svizzero si è imbattuto in gruppo di contendenti aventi una classifica media pari a 33.14. Possiamo in merito concludere che, stando sempre ai valori emersi dalla nostra rilevazione, i due tennisti abbiano goduto di un tabellone complessivamente più semplice in un evento cadauno, US Open per Nadal e Australian Open per Federer, e di un tabellone invece considerevolmente più complicato nei restanti due tornei dello slam, Roland Garros per Nadal e Wimbledon per Federer. Ci tengo però a sottolineare il termine “complessivamente”: sulla media relativa agli AO vinti dallo svizzero pesano difatti i primi due turni, che hanno opposto a Federer rispettivamente il numero 300 ed il numero 200 della classifica mondiale; nel prosieguo del torneo Federer ha infatti affrontato avversari di indubbio valore, Nishikori, Berdych, Wawrinka e infine lo stesso Nadal; lo stesso si può dire del tabellone di cui lo svizzero ha beneficiato a Londra: dopo i primi due turni, dove Federer ha trovato prima l’allora numero 84 del mondo, Dologopolov (il cui peso specifico è in realtà , come sappiamo, ben diverso) e poi l’allora numero 79, Dusan Lajovic, l’elvetico si è nuovamente imbattuto in avversari di tutto rispetto, quali Dimitrov, Raonic, Berdych e Raonic. Per quanto riguarda invece il capitolo Nadal, il maiorchino ha affrontato a Parigi un tabellone complessivamente molto equilibrato, che non lo ha mai visto opposto ad un giocatore occupante una posizione inferiore alla 63° (Basilashvili ndr); Nadal ha affrontato Carreno-Busta, che ha recentemente dimostrato il suo reale valore, Dominic Theim, allora numero 9 del mondo ma fra i migliori al mondo sulla terra battuta, ed infine Stan Wawrinka, il cui valore specifico sta proprio nel peso specifico che lo svizzero è in grado di mettere in campo nelle grandi occasioni quali una finale slam. Passando infine allo slam statunitense, se è vero che l’iberico non ha dovuto affrontare nessuno dei Top 25 (come se qualcuno non lo sapesse già), è altrettanto vero che ha dovuto sbarazzarsi di avversari di ottimo livello, quali il sempre pericoloso Dolgopolov (si veda il discorso fatto per Federer), il giovane Rublev, dotato di indubbio talento ed in grado di sconfiggere Dimitrov, e ovviamente Juan Martin Del Potro, giustiziere di Federer e avente un valore ben lontano dalla 28esima posizione allora occupata.
Possiamo pertanto, tirando le somme, affermare che la stagione tennistica 2017 sia indubbiamente stata sinora caratterizzata da un livello generale inferiore rispetto a quello visto magari nelle annate precedenti, in virtù delle numerose e reiterate assenze che hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel determinare l’esito degli appuntamenti più importanti, facilitando in alcuni casi il compito ai due grandi campioni in analisi. Detto ciò, è altrettanto insindacabilmente necessario rendere onore a due tennisti che hanno avuto il merito di tornare a competere a livelli altissimi, proprio nel momento in cui i loro più grandi avversari, per un motivo o per l’altro, ma comunque per ragioni non di certo attribuibili né allo svizzero né tantomeno all’iberico, non sono stati in grado di far valere il proprio talento tennistico.
Giunti alla fine di questo inutile articolo, che forse avreste fatto meglio a non leggere, mi compiaccio nel comunicarvi che no, non tirerò alcuna conclusione su quale dei due tennisti presi in considerazione abbia avuto la fortuna di incontrare avversari più scarsi, perché no, questo discorso non ha alcun tipo di senso. Se siete pertanto in cerca di qualcuno o qualcosa che possa supportare la vostra causa, sostenendo insieme a voi teorie che si basano sui cinque minuti degli highlights che avete avuto modo di vedere su youtube, siete nel posto sbagliato. Lascio pertanto ai lettori l’arduo compito di trarre le non dovute conclusioni.
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Oggi le superfici sono cambiate, 20 anni fa era impensabile che uno specialista dell’erba tipo Ivanisevic potesse vincere sulla terra battuta, o che Muster o brughera potessero vincere sull’erba di Wimbledon o uno USO. Quindi per me i 14 Slam di Sampras valgono piu dei 19 di Federer o dei 16 di Nadal, ed anche, Borg, Connors, Lendl non credo siano per nulla inferiori a questi 2 considerando il cambiamento dei materiali, delle superfici di gioco e delle metodiche di allenamento.