Buon compleanno, Garbine!

Un ventiquattresimo compleanno agrodolce, quello di Garbine Muguruza. Per sua stessa ammissione il quotidiano è inscindibile dalla carriera. E per una atleta che in ogni 8 ottobre della sua vita ha espresso il desiderio di essere la più grande è davvero beffardo perdere quello status alla vigilia della propria festa.

A ogni compleanno, mentre spegnevo le candeline, l’auspicio era sempre e solo uno: essere davanti a tutte”. Queste le affermazioni a caldo di Garbine quando, durante gli Us Open, il sogno si è avverato. A infrangerlo è stata ieri Simona Halep, che con la finale conquistata a Pechino ha detronizzato la spagnola. Che oggi sarà costretta a concentrarsi su quell’obiettivo davanti alla torta. Ma la giovinezza e uno scenario che da qua a fine stagione può riservare ancora tanti colpi di scena, non precludono le ambizioni di Garbine.

Nata a Caracas l’8 ottobre 1993, ma trasferitasi in Spagna all’età di sei anni, Garbine Muguruza è stata la seconda tennista iberica a raggiungere la vetta del ranking. Prima di lei l’impresa era riuscita soltanto a Arantxa Sanchez, nel 1995.

LA CARRIERA IN REVIEW – A cinque anni impugna già la racchetta e a soli 18, nel 2012, incuriosisce gli addetti ai lavori e appassionati di tennis quando gli organizzatori del torneo di Miami le assegnano una wild card: al secondo turno, nonché seconda apparizione in carriera in un main draw Wta, Garbine elimina Vera Zvonareva, numero 9 al mondo ed ex numero 2. Inizia l’ascesa che culmina con l’esplosione definitiva, datata 2014. E’ l’anno del primo dei cinque titoli finora conquistati, quello di Hobart. Ma è soprattutto la stagione dei quarti di finale al Roland Garros. E a Parigi la Muguruza si prende uno scalpo eccellente, quello di Serena Williams al secondo turno. Cederà solo sotto i colpi della vincitrice: Maria Sharapova. E’ solo questione di tempo perché Garbine Muguruza tutto è tranne che una meteora e nel 2015, insieme alla conferma dei quarti sulla terra parigina, a Wimledon arriva la prima finale slam. La netta sconfitta subita da Serena Williams è una scossa che porta Garbine a un bivio: lasciare le cose come stanno o cambiare? La decisione non è facile, ma opta per una svolta. La novità, si fa per dire, perché di coach navigato e di prestigio si tratta, è il sodalizio con Sam Sumyk. L’ex allenatore di Vika Azarenka e Eugenie Bouchard, nonostante un rapporto talvolta conflittuale, è la figura chiave della carriera di Garbine. Dopo poche settimane di collaborazione, la Muguruza centra il secondo titolo: il Premier Mandatory di Pechino. Per il terzo occorrerà attendere il 4 giugno 2016 ed è una vittoria super: la Muguruza trionfa al Roland Garros e allo stesso tempo si prende la rivincita su Serena Williams che l’aveva battuta meno di un anno prima nell’erba londinense. Il resto è storia recente: il 2017 dell’iberica è stato complicato. La stagione è iniziata male e le pressioni per la difesa dello slam parigino hanno peggiorato la situazione. Dopo la cocente sconfitta rimediata agli ottavi da Kiki Mladenovic, Garbine è uscita dalla top 10 e in pochi avrebbero scommesso sull’immediata resurrezione della giocatrice che ha abbandonato il Suzanne Lenglen con il morale e i nervi a pezzi. La Muguruza si presenta a Wimbledon senza Sam Sumyk (impossibilitato per via di impegni familiari) e accompagnata dalla rassicurante figura di Conchita Martinez. Domina su Venus Williams in finale e rinasce. Forte come non mai trionfa anche a Cincinnati, infliggendo un severissimo 6-1 6-0 a Simona Halep. L’11 settembre è diventata numero 1. E se a Cincinnati era stata lei a impedire alla rumena di raggiungere la vetta del ranking, da domani per il computer sarà proprio la Halep in cima. Ma nulla è perso, perché nell’attuale scenario del tennis femminile due slam a 24 anni non sono da tutte. La sfida continua.

Auguri, Garbine.

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