Murray: “Sto giocando allo stesso livello di quando ho vinto Wimbledon”

Lo spazio temporale tra la fine della stagione su terra e l’inizio di quella su erba è, tradizionalmente, uno dei momenti più magici della stagione. Forse questo spiega perchè, anche in epoca moderna, l’accoppiata Roland Garros-Wimbledon conserva ancora quel fascino mitico che ha accumulato nel corso degli anni.

I prati di Londra e la calda terra di Parigi sono solo ad un paio d’ore di distanza, ma visivamente ed emozionalmente sono due universi differenti. Spegni la tv che è finito l’Open di Francia, la riaccendi la mattina seguente e sono tutti al Queen’s Clun: stesso sport, quasi tutti gli stessi giocatori, ma in un contesto completamente diverso, come un cambio di setting a teatro o gli improvvisi cambi di costume ad un concerto di Katy Perry.

queens

Quest’anno, però, l’aria è un po’ diversa. Passa una settimana in più fra Roland Garros e Wimbledon e la stagione sull’erba inglese inizia lo stesso di lunedì con gli AEGON Championships, ma o fa con un po’ più di respiro. Grigor Dimitrov tenterà di difendere il titolo vinto lo scorso anno e saranno presenti 11 dei top 15 del mondo a partire da oggi al Queen’s club. Ma è inevitabile dire che tutti gli occhi, come sempre, saranno puntati su uno solo.

Andy Murray non ha guardato la finale dell’Open di Francia. O per essere più precisi, non l’ha guardata tutta. E’ riuscito a vedere gli ultimi due set della partita che ha sancito il trionfo di Stan Wawrinka su Novak Djokovic ma, nella sua mente, era già tutto finito. Torna a casa, torna fra le mura amiche, e Murray prepara l’assalto al titolo che brama più di chiunque altro. Andy ha trascorso l’ultima settimana in modalità recupero: si è preso tre giorni di riposo dopo la sconfitta in semifinale a Parigi contro Djokovic, che ha speso anche per riprendersi da un acciacco contratto nella capitale francese.

Aegon Championships Draw & Media Day

I primi giorni mi sentivo bene” – ha detto – “Quando sono sceso in campo e ho cominciato a correre andava tutto bene. Ma poi, quando sono tornato, la mia palpebra sinistra si è chiusa e mi sono accorto di essere malato. Ho avuto una brutta tosse per un paio di giorni. Non so se sia stato il dispendio di forze fisiche o qualsiasi altra cosa, ma ora mi sento bene“.

E così, dopo un paio di giorni trascorsi ad allenarsi a Wimbledon per abituarsi a sentire di nuovo l’erba sotto le scarpe, Murray è tornato in cerca del quarto titolo in un torneo che quest’anno ha decisamente alzato l’asticella: un evento ATP 500 con il doppio dei punti in palio e circa quattro volte il montepremi dell’anno scorso. Andy, dal canto suo, è a favore di più eventi su erba nel circuito. Il suo miglior gioco su questa superficie, dice, l’ha espresso alle Olimpiadi di Londra del 2012, quando ha goduto della bonifica che l’erba aveva subito nelle sei settimane seguenti a Wimbledon. E mentre l’erba sembra avere una sorta di rinascita in questo momento, con il nuovo torneo di Stoccarda e quello di Maiorca del prossimo anno, Murray ritiene di dover andare oltre: perchè nessuno dei Masters 1000 viene giocato su erba?

2015 French Open

Attualmente i principali ostacoli sono la pianificazione – nessuno degli eventi sarà lieto di concedere una ristrutturazione – e la logistica. Gli eventi Masters 1000 richiedono una capienza dello stadio di almeno 10.000 posti, che avrebbe messo il Queen’s Club – a malapena 7000 posti disponibili – fuori portata. “Io non sono necessariamente d’accordo con questo” – dice Murray – “Perchè avrebbe bisogno di 10.000 posti? Voglio dire, qui avreste un Masters con un incredibile storia e tifosi fantastici. Quando si calca il campo di questo torneo, si capisce che si tratta di uno dei principali eventi ‘minori’ del circuito“. Per il momento, però, Murray rimane saldamente concentrato a vincere il quarto titolo qui. L’ultimo ottenuto, nel 2013, ha preceduto il trionfo a Wimbledon, il suo picco più alto raggiunto in carriera fino ad oggi. Eppure, per gran parte del 2015, è stato molto vicino a ritornare a quel tipo di gioco.

Non credo di stare giocando peggio di allora” – ha detto – “Ma le cose cambiano molto rapidamente nel giro di pochi giorni. Nessuno avrebbe mai pensato che Stan avrebbe vinto a Parigi. Quindi non c’è nessuna garanzia. Solo perchè sto giocando bene non significa che io abbia intenzione di giocare bene in un paio di settimane, ma allo stesso modo, se gioco male qui, ciò non significa che io non possa vincere Wimbledon“. In altre parole, mai giudicare un libro dalla copertina.

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Il trend di quest’anno suggerisce che se riesce a cacciare via dalla propria testa la miriade di distrazioni a cui si è esposto quest’anno, Wimbledon potrebbe vedere Murray molto vicino al titolo. Lui è sicuramente migliorato e più motivato da quando è seguito da Améie Mauresmo: Andy sabato ha rivelato che Wimbledon sarà l’ultimo Grande Slam in cui lei lo seguirà, prima di prendersi una lunga pausa causa gravidanza.

Ci sarà anche Jonas Bjorkman, che seguirà quella che possiamo chiamare la parte finale del suo apprendistato: osservando il complesso equilibrio del team Murray da vicino prenderà le redini degli allenamenti di Murray dopo che la Mauresmo si congederà. “Ovviamente mi piace che sia con me durante i tornei” – afferma lo scozzese – “Ci conosciamo meglio quest’anno dell’anno scorso, perciò penso che possa aiutarmi molto di più in questo Wimbledon”.

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