Coco Vandeweghe la nuova stella del tennis made in U.S.A?

Il suo ingresso nel mondo dello sport è stato travagliato, la famiglia la spingeva verso il basket, ma lei amava di più gli sport individuali, senza rivalità con compagni di squadra, o allenatori con schemi e tattiche. Uno sport fisico ma anche mentale, con un avversario dall' altra parte della rete, e i suoi punti deboli, da capire e cercare di sfruttare.

di Andrea Mariotti
Era sicura di uscire sconfitta, Coco Vandeweghe, che non aveva mai messo piede prima sul Centre Court di Wimbledon, nel tempio sacro del tennis, il luogo dove tutti i più grandi hanno scritto la storia di questo sport.
E non aveva mai pensato che un giorno si sarebbe trovata a calpestare quell’erba, davanti al box della famiglia reale. Ma quel momento arrivò, in un pomeriggio di luglio, la sua prima volta ai quarti di uno slam, e la sua prima volta sul centrale. Dall’ altra parte della rete Maria Sharapova, lei che Wimbledon l’ aveva addirittura vinto.

Un percorso esaltante quello di Coco, che dopo aver eliminato 3 teste di serie aveva ottenuto l’accesso ai quarti e al Centre Court. Cominciò a preoccuparsi “Ero terrorizzata”, ha detto Vandeweghe. Arrivò a sperare nella pioggia, per fuggire da quel posto, che da sogno si era trasformato in incubo. E la pioggia arrivò, dopo essere stata ricondotta negli spogliatoi, Coco riuscì a calmarsi, a ritrovare se stessa, e il suo tennis, dando vita a un match avvincente, che la vide soccombere solo al terzo set, contro la siberiana.

La Vandeweghe aveva attirato le attenzioni su di se, nel 2008, quando 17enne trionfò nello US Open junior. Proprio lei, proveniente da una famiglia di ex campioni dell’ NBA, nazionali olimpici di nuoto e pallavolo, sembrava una predestinata. Il suo gioco, basato su colpi potenti, l’ aveva già proiettata, come erede delle Williams. Ma i risultati che si attendevano per Coco, ancora non sono arrivati, un solo successo in tornei Wta, e il 32esimo posto, come miglior piazzamento nel ranking.

Il suo coach Craig Kardon vede un futuro roseo ” La Vandeweghe vista a Wimbledon, un giorno potrebbe anche vincerlo, e collocarsi stabilmente fra le top 15. Il suo gioco è basato su scambi da fondo campo, e da una palla molto pesante. Ha uno dei servizi più potenti del circuito, che le porta molti punti, ma troppo spesso si intestardisce nel cercare l’ ace, e questo la porta a troppe seconde di servizio e doppi falli”.

Ha una ricerca continua del punto, con colpi basati sulla potenza, quando a volte, delle soluzioni di finezza potrebbero esserle più utili”. Il suo ingresso nel mondo dello sport è stato travagliato, la famiglia la spingeva verso il basket, ma lei amava di più gli sport individuali, senza rivalità con compagni di squadra, o allenatori con schemi e tattiche. Uno sport fisico ma anche mentale, con un avversario dall’ altra parte della rete, e i suoi punti deboli, da capire e cercare di sfruttare.

Coco è sempre stata il peggior critico di se stessa. Jan Michael Gambill, suo allenatore dal 2011 al 2013, ha raccontato di aver assistito più volte a scene di racchette rotte e schiaffi autoinflitti sulle proprie gambe, a seguito di errori gratuiti, durante i match e gli allenamenti.

“Sono molto esigente con me stessa, e a volte testarda, ma pretendo il massimo per ottenere i risultati che voglio” Col passare degli anni, comunque la sua crescita è stata costante: n° 110 nel ranking alla fine del 2013, l’ anno scorso n° 40, e quest’ anno attualmente è n° 46, ma è stata anche in 32esima posizione. Il 2014, in particolare è stato un anno travagliato: dopo un inizio di stagione con 5 sconfitte consecutive, un paio di vittorie convincenti a Miami, contro giocatrici importanti, come Stosur e Pavlyuchenkova, prima di incappare in una nuova serie di sconfitte.

Da lì sono nate delle divergenze con Maciej Synowka, suo allenatore dopo Gambill, che però non hanno inciso sul rendimento di Coco: un torneo vinto,diverse vittorie, e il terzo turno agli Australian Open, che l’ anno portata al best ranking della carriera (32). Dopo qualche mese al torneo di Strasburgo, altra discussione con il coach, e il successivo licenziamento, da parte della Vandeweghe.

Da lì a breve l’ inizio del rapporto con Kardon, Il coach che in carriera aveva già lavorato con Capriati, Navratilova, Pierce, e Davenport. ” Vedo un grande talento in lei, ma c’è ancora molto da lavorare, lo dimostrano le numerose sconfitte, dopo l’ exploit di Melbourne.

“Ha una grande forza, e cerca sempre il vincente, ma soffre ancora troppo, contro giocatrici veloci e abili a difendersi, che la costringono a giocare scambi prolungati. I suoi risultati altalenanti -ha continuato Kardon- come i quarti a Wimbledon, e la recente sconfitta a Cincinnati contro la Radwanska (6-2 6-0), rendono difficile un pronostico per gli US Open. Potrebbe arrivare in semifinale, o uscire al primo turno“.

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