Behind the Racquet è una pagina Instagram ideata dal tennista americano Noah Rubin, dove i giocatori, spesso anche non molto famosi, raccontano le proprie storie venendo fotografati con il viso dietro una racchetta. Di recente vi avevamo parlato della storia di Peter Polansky, che, come spesso succede su questa pagina, aveva raccontato la sua esperienza drammatica che però si era conclusa con un lieto fine tanto da stimolarlo a continuare la sua carriera tennistica. Piuttosto simile è il racconto di Cameron Norrie, che con queste parole si è rivelato:
“Nell’autunno del mio secondo anno alla Texas Christian University, dopo un normale giovedì sera in giro per i bar, tornai nel mio dormitorio. Tutti avevamo passato una grande serata e sicuramente avevamo bevuto un goccio di troppo. Decisi dunque di prendere il mio motorino per andare a trovare la mia ragazza, quella che frequentavo a quel tempo. Non feci neppure in tempo a percorrere 20 metri che finii per cadere e sbattere il mio mento sul manubrio. Lasciai il motorino per terra circondato da sangue ovunque. Il giorno seguente ebbi bisogno di ben sei punti di sutura al mento.
Chiamai quindi il mio allenatore per spiegargli cosa fosse successo. Mi fece letteralmente a pezzi (come giusto che fosse) e ordinó un incontro di gruppo. Me lo ricordo chiaramente; ci disse che avrei potuto facilmente rimetterci le penne e mi vietò di sedermi nuovamente insieme ai ragazzi. Ciò mi segnò nel profondo. Il giorno dopo fallii anche il test sulla commozione cerebrale. Quel weekend avrei dovuto giocare il Challenger di Dallas ma ovviamente dovetti rinunciare.
Insieme ad un altro paio di incidenti, entrambi gli allenatori mi diedero un ultimatum, altrimenti sarei stato buttato fuori dalla squadra. Dissi perciò a me stesso, “Cosa diavolo sto facendo?” Uscire a far serata ogni giovedì, venerdì e sabato per cosa?
Da quel momento decisi che avrei fatto di tutto per diventare un tennista professionista e giurai che non avrei sprecato neanche un singolo secondo sul campo; e ovviamente presi decisioni migliori anche fuori dal campo. L’intera vicenda mi rese più grato per l’opportunità che avevo avuto e sono davvero contento che ciò sia avvenuto agli inizi della mia carriera, quando ancora non era troppo tardi.”
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