Prendete al servizio Stefanos Tsitsipas: “Il tennis sta per arrivare ad un cambiamento molto importante. I Big3 stanno invecchiando e quelli di noi che arrivano da dietro hanno l’obbligo di superarli gradualmente. Per questo il mio obiettivo in questa stagione è vincere un Grand Slam e finire nella top 3″.
Mettete in risposta il miglior ribattitore del circuito, Novak Djokovic: “Stiamo cercando di prolungare il più possibile la nostra era di dominio, anche se sappiamo che il cambio della guardia è inevitabile, è il ciclo naturale delle cose. Possiamo solo continuare a dare il meglio in modo che ciò avvenga il più tardi possibile”.
Questo lo scambio “immaginario” tra i due ai margini del Mubadala World Tennis Championship, torneo giunto all’edizione numero 12° che si svolge ad Abu Dhabi e che fa da apripista alla nuova stagione ormai alle porte, il gruppo spalla prima del grande concerto che andrà in scena per tutto il 2020.
Questo scambio di battute “modalità allenamento” non fa altro che anticipare la vera partita che si prospetta nel 2020: da una parte della rete i tre tennisti che hanno segnato l’ultimo ventennio e dall’altra le nuove generazioni, capitanate dal recente vincitore delle ATP Finals di Londra. Se l’ambizione del greco è senza alcun dubbio legittima, bisogna però ricordare che su 66 tornei del Grande Slam disputati a partire da luglio 2003 (anno del primo Championship di Federer) ad oggi, ben 55 sono finiti tra le mani di Roger, Novak o Rafa: a livello statistico parliamo dell’83%, quelli che definiremmo semplicemente come numeri mostruosi se invece fossero chiacchiere tra amici. Non che in questo ventennio non si siano affacciati tennisti forti (Murray e Wawrinka su tutti), che però si sono dovuti accontentare delle briciole lasciate qua e là dai tre, alle volte per demeriti sportivi altre a causa degli infortuni che hanno costretto i Big3 ai box durante le loro carriere ma che non gli hanno impedito di tornare sempre e comunque ai vertici.
Così, giusto per far capire la portata della sfida lanciata a se stesso da Tsitsipas. Che per cercare di finire fra i primi tre al mondo deve iniziare a flirtare con quella continuità che è mancata nella stagione appena conclusa e che è, al momento, il vero spartiacque tra i Big3 e il resto del mondo.
Non possiamo, però, fare gli struzzi e, come giustamente sottolineato da entrambi, ignorare che per i tre fenomeni l’età inizia ad essere un warning dai colori sempre più accesi, su tutti per Federer che il prossimo anno va per i 39 anni.
L’inevitabile è alle porte, non può piovere per sempre: prima o poi anche loro 3 dovranno appendere la racchetta al chiodo (il più tardi possibile, per bocca di Djokovic), per buona pace di tutti i fan sparsi in giro per il mondo. Ma se l’età dovrebbe in qualche modo tendere la mano a Tsitsipas&Co, quello che invece dovrebbe preoccupare i NextGen è invece la fame, l’ambizione e la voglia di vincere che i tre hanno e che continuano a dimostrare ogni anno (su tutti basterebbe citare i 12 Roland Garros di Nadal).
Insomma, quello delle nuove generazioni che promettono di irrompere prepotentemente nella scena del tennis mondiale è il refrain che da qualche anno ormai contraddistingue l’arrivo della nuova stagione tennistica, diventato un evergreen di questo periodo come una Poltrona per due il 25 dicembre su Canale 5 (visto che ci siamo quasi). Sarà davvero l’ultimo anno che lo vedremo in TV a Natale?