Quando si parla di Andrey Rublev ci si dimentica spesso di una cosa: il ragazzo è giovanissimo ed ha compiuto 22 anni a fine ottobre. Sì, la sua giovane età stupisce, se si considera che ha già vissuto un paio di vite tennistiche ed è sul circuito da diverse stagioni. Rublev oggi è numero 23 del mondo, ma già due anni fa era a ridosso dei 30. In mezzo a questi due anni tanti infortuni, tante rinascite e tanti risultati altalenanti. Una cosa però è sempre rimasta intatta: la capacità straordinaria di colpire la palla.
Nell’estate del 2017 Rublev, a meno di 20 anni, sembrava destinato ad arrivare rapidamente per lo meno nei primi 20. Un’estate dove vinse il suo primo torneo nell’Atp 250 di Umago e dove raggiunse i quarti di finale allo Us Open sconfiggendo un top 10 e fresco campione a Cincinnati come Dimitrov e un Goffin a ridosso dei 10. A gennaio 2018 è già a vicino ai primi 30 e tutto fa pensare che la scalata del ranking possa continuare impetuosamente. A Montecarlo durante un match contro Dominic Thiem, perso di misura, Rublev sente un forte dolore alla schiena: frattura da stress alla schiena. Il russo per 2 mesi deve fare terapie ed osservare un riposo quasi totale. Un periodo molto complicato dove Andrey racconterà di avere passato un brutto periodo: “È stato un periodo veramente duro per me, infatti ho iniziato a sentirmi un po’ depresso. Dato che l’infortunio era alla schiena non mi era consentito fare niente per i primi due mesi. Mi sono ritrovato con molto più tempo libero di quanto ne avessi mai avuto e non avevo idea di come usarlo. Mi mancava terribilmente il gioco, tutto quello che volevo era poter competere. Ricordo chiaramente che in quel momento nient’altro mi rendeva felice. È stato davvero uno dei momenti più duri della mia carriera”.
Rublev torna sui campi in estate, proprio ad Umago un anno dopo la vittoria nel torneo. Non è in gran condizione e sarà così per tutta la stagione dove Andrey faticherà a vincere partite ed inanellerà tante uscite al primo turno. L’inizio del 2019 non è esaltante e precipita addirittura al numero 115 . Ad Aprile un fastidioso infortunio al polso lo blocca un’altra volta per 6 settimane. Non sembra esserci pace per il russo. La rinascita arriva ad Amburgo in luglio. Finalmente lì torna il Rublev ammirato a fine 2017: la condizione fisica è ottimale. Vince quattro gran belle partite contro specialisti sulla terra come Garin, Rudd, Carreno Busta e soprattutto Dominic Thiem. In finale cederà dopo una lunga battaglia a Bashilasvhili. Qui si rivede il vero Rublev, quel Rublev dai colpi pesantissimi e dalla capacità naturale di accelerare. Sulle ali dell’entusiasmo gioca alla grandissima a Cincinnati raggiungendo i quarti e dove si prende il lusso di battere, pure piuttosto nettamente, Roger Federer. Batte anche Tsitsipas (e Kyrgios) a New York, ma viene fermato da Berrettini in ottavi e poco dopo vincerà il suo secondo torneo Atp a Mosca. In pochi mesi quasi 100 posizioni guadagnate. Chiude la stagione alla 23esima posizione delle classifiche mondiali.
Questo 2020 sarà un anno determinante per Andrey Rublev. Nei primi mesi dell’anno ha pochissimi punti da difendere e le possibilità di salire in classifica sono elevate. Molto dipenderà dalla condizione fisica: troppe volte è stato rallentato da acciacchi più o meno gravi. Se il russo riuscirà a stare alla larga da infortuni ha tutto il potenziale per salire in classifica. Recentemente pure Roger Federer si è lasciato andare ad una previsione su Rublev: “Credo che Andrey Rublev farà qualcosa di speciale, Ha giocato alla grande contro di me a Cincinnati, mi ha profondamente impressionato”. Se lo dice Roger c’è da crederci potremmo dire, ma Andrey ha realmente le stimmate del campione? Ha il potenziale per entrare nei 10 e magari vincere qualche grande torneo?
Se cercate un tennis vario fatto di ricami e discese a rete avete completamente sbagliato indirizzo. Il ragazzo spinge poi spinge e poi ancora spinge: il “piano B” sembra al momento assente. Però bisogna dire che quando spinge fa male, anzi malissimo. Le vittorie su Federer, Tsitsipas e Thiem in pochi mesi suggeriscono che il russo ha tutto per potersela giocare coi più forti. Inoltre, nell’ultima parte del 2019, si sono visti notevoli progressi al servizio: sia con la prima, che è decisamente più potente degli albori, sia con la seconda che comunque deve ancora un po’ salire di velocità. Il progresso principale riguarda però l’aspetto mentale. Rublev fin dall’inizio della sua carriera ha mostrato un temperamento un po’ troppo focoso, un nervosismo spesso eccessivo. Ultimamente sul campo si è dimostrato più tranquillo, certo qualche urlaccio e qualche racchetta spaccata arriva sempre, ma molto meno di un tempo. Sarà anche importante trovare una certa continuità di risultati, cosa che in realtà si è già vista sul finire del 2019.
La stagione di Rublev inizierà a Doha il 6 gennaio, dove sarà testa di serie numero 2. Il 20 gennaio poi gli Australian Open dove l’obiettivo sarà certamente raggiungere la seconda settimana. Subito dopo Montpellier. Insomma un programma subito fitto per scalare al più presto il ranking, data la scarsità di punti da difendere. La top 10 non è vicinissima e i pretendenti sono molti, ma su una cosa non c’è dubbio. Nel 2020 tutti dovranno fare i conti anche con Andrey Rublev.