Serena annuncia il suo «no» a Pechino ed alle Finals di Singapore nella giornata di ieri.
Stupore , sconcerto dei fans e immediata si scatena la ridda di ipotesi sulle vere ragioni che hanno l’ hanno indotta a prendere questa decisione. In realtà l’esercizio dietrologico è frutto dell’evidente discrepanza tra le dichiarazioni di Serena e quelle rilasciate, il giorno prima, da Patrick Mouratoglou.
Laddove Serena adduce problemi fisici quale motivo principe dei suoi forfait , Mouratoglou aveva invocato ben altre ragioni: «Dopo un anno come questo, dove hai vinto tre Slam, ti devi chiedere se le tue motivazioni siano sufficienti per giocare il prossimo torneo. Non credo che lei dovrebbe giocare se le motivazioni non sono abbastanza forti. Quando la motivazioni ci saranno di nuovo, non ho dubbi che quello sarà il momento di tornare a competere».
Al di là dei motivi di questa scelta, Serena deve ora fronteggiare le conseguenze della sua decisione. Il Presidente della WTA Micky Lawler ha subito precisato che la priorità numero 1 è la salute di Serena, ma è proprio nelle pieghe del regolamento WTA che hanno origine i problemi che Serena dovrà affrontare.
Titolo IX, sezione A: «Ogni giocatrice qualificata deve presenziare e competere». Nella stessa sezione, nella parte riguardante le giocatrici non in grado di competere, è specificato che queste « devono presenziare per almeno due giorni ( almeno tre ore al giorno) a scopo promozionale ed a beneficio della WTA».
La mancata osservanza di queste norme comporta diverse sanzioni. Se Serena dovesse persistere nella decisione presa rischia una multa di 125.000 dollari , inoltre gli zero punti del torneo non giocato conterebbero nella classifica dei migliori sedici risultati.
Non c’è che dire, un bel deterrente quest’ultimo per la minore delle sorelle Williams.
Ora non resta che attendere . La volontà di Serena collide con il regolamento, con quelle regole che valgono per tutte, senza eccezione alcuna.