L’incertezza nel mondo dello sport e del tennis in particolare, ma anche nella vita di tutti i giorni, regna sovrana in un momento storico davvero delicato e segnato dalla pandemia del nuovo coronavirus.
WTA e ATP ancora non si esprimono riguardante una possibile ripresa in tempi brevi degli eventi prorogando la sospensione fino ad almeno la fine di luglio. Poi, si vedrà. I dati in Europa sembrano essere incoraggianti e anche gli USA ora provano a risollevarsi anche se resta forte la paura della cosiddetta “ondata di ritorno”.
Di questa situazione ha parlato, in una recente intervista a Tennis Majors, la tennista russa Anastasia Pavlyuchenkova partendo proprio dalla realtà (difficile) che il suo paese natale sta vivendo: “Dobbiamo essere ottimisti ma siamo ancora nel pieno dell’emergenza. Questo stop mi ha permesso di trascorre più tempo in famiglia e fare cose che non facevo da tanto tempo e che mi mancavano”.
Ma, seppur in quarantena, l’allenamento resta una routine quotidiana: “Per noi sportivi professionisti è fondamentale riuscire a mantenere la forma fisica. Mi alleno con mio papà, il mio primo coach, e mi fratello”.
In questo periodo ha fatto “discutere” l’ipotesi di creare un fondo per aiutare economicamente i tennisti con un più basso ranking: “È un tema piuttosto dibattuto certamente la posizione di giocatrici oltre il 500esimo posto in classifica è sicuramente diversa dalla mia o comunque da quella di chi come me è tra la Top 30”.
Il momento di pausa ha ripotato a galla un altro tema “spinoso”: la possibilità di fusione tra la WTA e l’ATP e, sull’argomento Anastasia Pavlyuchenkova non ha dubbi: “Io ovviamente sarei a favore di questa soluzione. Bisogna però rivedere anche la differenza di prize money che adesso c’è tra il circuito maschile e femminile ma solo insieme si può superare questa diseguaglianza. Ringrazio giocatori come Nadal e Federer che sostengono questa causa”.
La giocatrice russa però non nutre molte speranze su un possibile rientro in campo in questo 2020: “Certamente mi piacerebbe tornare a giocare ma credo sia davvero difficile. È uno sport internazionale il nostro quindi le difficoltà aumentano. Al momento a me basterebbe poter viaggiare sino in Francia per allenarmi nella mia accademia”.