Australia: è l’ora di tornare in alto

Nel mondo tennistico australiano, che vive grazie all'Australian Open, i campioni non sono mai mancati. Oggi, dopo un periodo buio, le giovani promesse stanno tornando.

Di Tommaso Fondi
Nel mondo tennistico australiano, che vive grazie all’Australian Open, i campioni non sono mai mancati. Oggi, dopo un periodo buio, le giovani promesse stanno tornando. Lo Slam ha ormai conquistato tutti: pubblico e giocatori sono entusiasti per un torneo che guadagna prestigio e seguito ogni anno che passa.
Il grande tennis australiano nasce nei primi del 900 con i successi di Norman Brookes e di Tony Wildinge. Prosegue fino a conoscere, tra gli anni ‘50 e ‘70, un periodo di splendore a dir poco irripetibile.
Con dei talenti come Ken Rosewall, John Newcombe, Roy Emerson e Rod Laver in campo maschile e Margaret Court in campo femminile, l’australia conquista più di una trentina di tornei dello slam e 15 edizioni su 20 di coppa Davis, numeri da prima potenza tennistica in assoluto. A partire dagli anni ’70 a seguire, però, non riuscirà a mantenere questi livelli ma il suo movimento si mantiene buono ed in grado per diversi anni ancora di produrre atleti come Pat Cash, Pat Rafter e Lleyton Hewitt capaci di vincere slam.

Oggi invece sta iniziando un momento storico in cui sono molti i giovani talenti australiani che fanno tanto ben sperare lo scenario internazionale. Primo su tutti il talentuoso classe 1995 Nick Kyrgios il quale, nella recente edizione di Wimbledon, è riuscito a sconfiggere, nei quarti di finale, il ben più famoso e titolato collega Nadal.
Per quanto riguarda invece l’Australian Open, che è il torneo più rappresentativo del paese, anche durante il periodo di maggior crisi del tennis australiano, ha saputo incrementare notevolmente la qualità tennistica, organizzativa e pubblicitaria. Sebbene sia da tanti anni appartenente alla categoria degli Slam, il torneo non ha goduto per diverse edizioni del pieno prestigio che una competizione di questa categoria meriterebbe: le distanze notevoli, la difficile collocazione nel calendario e un montepremi meno ricco degli altri, hanno indotto molti top player del passato a rinunciare alla trasferta nell’emisfero australe.
Ma dalla fine degli anni 80 in poi, il major australiano ha consolidato pienamente il suo prestigio con la partecipazione di tutti i migliori al mondo in tabellone. Vincitori come Sampras, Federer, Agassi e Becker e una serie di match memorabili come la famosa semifinale del 2005 tra Federer e Safin e le due partite decisive, che hanno visto Rafael Nadal come protagonista, prima in semifinale con Verdasco e poi in finale con Federer, hanno dato all’Australian Open il lustro che merita.

Per promuovere il tennis e creare una cerchia sempre più importante di appassionati è necessario predisporre l’ambiente e le strutture giuste e diffondere questo sport nelle scuole in modo da creare un interesse sempre maggiore e solidificare la base agonistica. Dimostrazione di quanto la nazione intera stia credendo nel progetto di rifondazione del tennis australiano sono le innumerevoli e ottime strutture offerte dalla società che possono far crescere i nuovi talenti, come Thanasi Kokkinakis, Luke Saville, Alex Bolt e molti altri in maniera molto più prolifica. La modernità delle strutture dedicate al tennis è provata dal campo centrale di Melbourne, la Rod Laver Arena che può ospitare 20.000 spettatori a sedere e, come il campo numero uno, ristrutturato e denominato Hisense Arena (in precedenza Vodafone Arena), è dotato di copertura mobile e può essere chiuso in caso di pioggia o di caldo estremo. L’Australian Open é stato infatti il primo torneo del Grande Slam in cui si è potuto giocare al coperto. L’Australia del tennis (e anche la comunità tennistica internazione) spera, nel giro di un quinquennio, di rinfoltire un parco giocatori che già oggi sta crescendo molto bene e di riuscire a raggiungere risultati importanti e magari di eguagliare la sua gloriosa storia degli anni ’60.

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