Il primo Slam dell’anno si è appena concluso con i trionfi, tanto attesi quanto annunciati, di Novak Djokovic nel circuito ATP e di Naomi Osaka per quello WTA. Gli Australian Open 2021 resteranno nella storia per tanti motivi: dalla data inedita al ritorno del pubblico sugli spalti passando per le quarantene obbligatorie e il mini lockdown imposto a Melbourne dalle autorità a metà torneo.
Sembrava utopico immaginare persone tornare ad assistere dal vivo ai match e, invece, come annunciato la squadra di Tennis Australia ha messo a segno il primo punto importante di una partita lunga e faticosa. Una partita maratona iniziata dal momento in cui si è scelto di non cedere alla paura e al covid-19 cercando di organizzare uno Slam più simile al normale possibile.
La quarantena obbligatoria per tutti coloro che si sono trovati sui voli con almeno un positivo, il terzo torneo preparatorio creato appositamente per permettere alle giocatrici di ritrovare la forma giusta in vista dell’appuntamento principale, le disparità con Adelaide e tutte le polemiche iniziali avevano addensato le nubi sugli Australian Open. Così come le rigide regole previste dallo Stato di Victoria in materia di contenimento sempre per il nuovo coronavirus.
E, invece, quasi contro ogni pronostico tutto si è svolto senza intoppi. O quasi. Qualche sfida senza pubblico è stato il “prezzo” pagato per un focolaio scoperto a Melbourne che, però, nulla aveva a che fare con i percorsi protetti dedicati ai tennisti e ai loro entourage.
Anche vedere dalla televisione le persone applaudire sugli spalti, distanziamento incluso, ha avuto un fascino speciale. Quel ritorno alla normalità – forse – non è così lontano. Sui campi invece è successo di tutto. Serena Williams ancora una volta ha visto interrompersi la sua corsa verso il 24esimo Slam. Garbine Muguruza esce in anticipo così come Simona Halep, apparsa un po’ spenta. Victoria Azarenka, dopo l’exploit sul finale del 2020, abbandona anzitempo seguita da Venus Williams vittima anche di un infortunio al ginocchio e alla caviglia.
In campo maschile niente sfida a Rafa Nadal per Matteo Berrettini costretto al forfait ma la corsa del maiorchino si è interrotta poco dopo per mano di Stefanos Tsitsipas. In finale Danill Medvedev crolla sotto la pressione. Nel mezzo la polemica e l’accesa discussione tra Salvatore Caruso e Fabio Fognini ma anche un Asian Karatsev che passerà alla storia.
Insomma, risultati inaspettati in campo e fuori. Ma a sorprendere – e assolutamente in positivo – la riuscita di questi Australian Open nella modalità più simile possibile alla normalità. Un’organizzazione destinata a fare da esempio per i prossimi grandi eventi. Non solo nel tennis. In attesa di un nuovo appuntamento importante non resta che guardare con speranza a quanto successo nel Dipartimenti di Victoria.