Ci si immaginava che il 2023 sarebbe stato un anno molto difficile per il tennista ligure. Dopo un buon inizio di 2022, con una semifinale di prestigio colta a Rio de Janeiro, comincia il suo declino. Persi i punti conquistati a Montecarlo – risalenti addirittura al 2019 – perde svariate posizioni nel ranking, il che lo costringerà a giocare le qualificazioni di qualche Masters 1000. Se questa è la narrazione per ciò che concerne il singolare, non si può dire lo stesso nel doppio, disciplina nel quale si sta specializzando sempre più con il suo amico e compagno Simone Bolelli – che ha smesso ormai con il singolare da tanto tempo. Tanti appassionati si chiedono se Fognini dovrebbe fare lo stesso, poiché ad aprile, qualora non confermasse i 90 punti conquistati a Belgrado – ATP 250 in cui giocò la semifinale, arrendendosi soltanto al futuro vincitore Rublev – rischierebbe seriamente di uscire dai primi 100, cosa che non avviene da Aprile 2009.
Il tennista di Sanremo, come ha dichiarato a più riprese, vorrebbe arrivare alla conquista del suo 10º titolo (pareggiando così il record di Panatta), ma con la classifica attuale, che difficilmente andrà migliorando, e l’età che avanza sembra una missione molto lontana. Il suo 2023 infatti è stato deficitario in termini di risultati, con la sola vittoria contro Barrios Vera, a scapito di 6 sconfitte, tra cui però ne va annoverata una contro Alcaraz, in cui ha a tratti dimostrato un tennis eccellente.
Va da se che l’uscita dai primi 100 gli costerebbe tanto sul piano della programmazione: il tennista di Sanremo sarebbe infatti costretto a giocare le qualificazioni in quasi tutti i tornei ATP. Dopo Miami, Fabio giocherà ad Estoril – in cui è il penultimo tra gli ammessi di diritto – e poi sarà a Monte Carlo, in cui si spera gli organizzatori gli concedano una wild card, in virtù del successo del 2019. Non dovrebbe avere problemi a riceverla anche a Roma, anche se non si può dare nulla per scontato, come si è visto lo scorso anno per Seppi a Firenze e Napoli.
Difficilmente lo si vedrà giocare i Challenger, orgoglioso com’è. Lo stesso orgoglio che – a parer mio – è ciò che gli impedisce di dedicarsi principalmente al doppio. Quest’ultima disciplina, come accennato precedentemente, gli ha tolto più di qualche soddisfazione in carriera: dalla vittoria agli Austrialian Open del 2015 – sempre insieme a Bolelli – che gli permise anche di raggiungere le ATP Finals (torneo che ha sfiorato in singolare chiudendo al 10º posto della race nel 2019) ai più recenti tornei di Rio e Buenos Aires.
I “Chicchi” sono ancora lontani dalle prime posizioni della race, ma con un torneo ad alti livelli tutto viene rimesso in gioco. Tra l’altro, il doppio gli ha permesso – e con buona probabilità glielo permetterà ancora – di giocare la Coppa Davis, che l’anno scorso è stata più vicina che mai. Fabio dopo la sconfitta col Canada infatti è stato il più deluso tra i suoi, insieme a Bolelli che quel match non ha neanche potuto giocarlo per infortunio, dovendo far spazio ad un acciaccato – e sicuramente non abituato al doppio – Berrettini.
C’è chi dice che questa sarà la sua ultima stagione da professionista e sarebbe un peccato veder ritirare in questo modo un tennista che ha fatto la storia d’Italia, in un movimento tennistico trainato da lui, Seppi e pochi altri. Nonostante non sia sempre stato caratterialmente esemplare in campo, non per questo deve avere una minore considerazione: bisogna invece ammirare i risultati ottenuti e la continuità di essi, in una carriera costernata da tanti problemi fisici.
Adesso la coppia italiana, dopo aver battuto con un po’ di fatica i colombiani Cabal e Farah ed in seguito i padroni di casa Krajicek e McDonald, affronteranno un’altra coppia statunitense ai quarti di finale, ovvero quella formata da John Isner e Jack Sock. Ci auguriamo che possano nuovamente raggiungere le Finals, che questa volta si giocherebbero in casa loro, e soprattutto ci auguriamo che ‘Fogna’ si possa ritirare senza avere troppi rimpianti.