Il circuito ITF è una palude in cui molti giovani si danno battaglia per cercare di realizzare i propri sogni. È sempre un piacere vedere dei ragazzi che riescono nell’impresa di trasformare un sogno in realtà, così come è successo a Gaia Squarcialupi, la quale lo scorso anno ha conquistato il primo titolo della propria carriera, e la scorsa settimana ha strappato il pass per le pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia. Giocare al Foro Italico è stato sin da sempre uno dei sogni della tennista di Arezzo, come spiegato da lei stessa in quest’intervista rilasciata ai nostri microfoni.
Ciao Gaia, innanzitutto grazie per aver accettato di concederci quest’intervista. Che emozioni provi ora che sei riuscita a strappare il pass per il Foro Italico?
“È stato un torneo inaspettato, tra l’altro prima di partire ho avuto un pò di influenza, passata sotto antibiotico. Mia madre mi aveva anche detto di non andare. Alla fine sono andata al Foro, perchè ci volevo provare. Così ho raggiunto questa qualificazione tanto sperata quanto sudata. Quando mi sono qualificata, il primo match point contro Stefania Chieppa l’ho sentito abbastanza. Per me sarà la prima volta al Foro, su quei campi che tutti i ragazzi sperano di calcare nella vita.”
Nel percorso per strappare il pass hai battuto anche Giorgia Pinto, quando è difficile giocare contro una persona che ti conosce bene e con cui giochi spesso il doppio?
“Gioco spesso il doppio con lei, abbiamo vinto anche un titolo insieme ed abbiamo fatto tante finali. È difficile perché ci conosciamo benissimo, saranno 8/10 anni che ci conosciamo e non é facile gestire questo tipo di partite. La partita più dura è stata con Stefania Chieppa vinto 7-5 al terzo, con un match point al servizio, in cui ho giocato servizio e dritto.”
In doppio con Pinto avete raggiunto diverse finali, raccogliendo una sola vittoria. Secondo te in quelle partite vi è mancata un pochino di esperienza oppure le finali in quanto partite secche sono molto influenzate dalla fortuna?
“Un po’ tutte e due. L’esperienza nelle finali di doppio conta e non conta. Secondo me noi abbiamo perso anche perché eravamo entrate in quel loop negativo in cui ti rivedi sempre il film delle finali precedenti perse. Però poi è arrivata la soddisfazione al Cairo dove siamo riuscite a vincere il torneo, e siamo riuscite a rompere il ghiaccio. Con Giorgia mi trovo bene e se sono arrivate tante finali ed una vittoria un motivo c’è.”
Lo scorso anno sempre in Egitto hai conquistato il tuo primo titolo ITF. Cosa ti porti da quel torneo?
“Si, sempre al Cairo ho vinto il mio primo 15.000 dollari. Ennesimo torneo che ha portato ad una soddisfazione inaspettata, in quanto venivo da un periodo brutto in cui addirittura volevo attaccare la racchetta al chiodo. Però poi i miei genitori quella settimana andavano in vacanza, però io ho rispettato i programmi che avevo nonostante la poca fiducia, sono andata in Egitto senza aspettative ed è arrivato un gran torneo, in cui ho giocato un buon tennis.”
Per quale motivo eri tentata di appendere la racchetta al chiodo?
“Perché venivo da un periodo con pochi risultati. Sai a questi livelli è difficile guadagnarsi da vivere, le spese sono tante e ti ritrovi sempre in quel loop in cui ti chiedi se ne vale la pena o meno, se è meglio continuare con il piano A oppure optare per un piano B. Alla fine io ne parlo spesso con i miei genitori, e dico finché ho voglia di sudare, di lottare, di sacrificarmi per questo sport, per questa vita lo faccio. Dal momento in cui non sentirò più quella motivazione, quella passione che ho dentro, allora vuol dire che è finita la benzina e che sarà il momento di optare per il piano B. Per adesso però di benzina ce n’è.”
Hai già pensato quale potrebbe essere il piano B?
“Sì. Il piano B è rimanere nei campi da tennis e fare da allenatrice. A livello di coach. Ma è ancora lunga sia la strada per il piano A che eventualmente il piano B.”
Per questa stagione ti sei posta qualche obiettivo oppure punti a viverla così come viene?
“Il primo obiettivo di questa stagione è stato raggiunto, volevo qualificarmi per il Foro e ci sono riuscita. Poi avevo una promessa con mia zia da diversi anni, lei sognava di andare al Foro con un pass, ed io le ho detto che se mi fossi qualificata avrei dato a lei il mio pass. Poi gli altri obiettivi sono ovviamente scalare la classifica e cercare di competere nei tabelloni dei 25.000 dollari con le tenniste che giocano le qualificazioni Slam.”
Quindi ad oggi la programmazione rimane incentrata sui 15.000 oppure hai intenzione di tentare già da subito le qualificazioni di qualche 25.000?
“Entrambi. Adesso dove riesco ad entrare in tabellone gioco i 15.000 dollari. Poi magari verso l’estate e fine anno, dove il livello si abbassa magari un po’ di più, vorrei giocare tanti 25.000. Dove si entra si va. Lo scorso anno riuscii a qualificarmi per il tabellone principale di un 25.000 in Portogallo, dove giocai con la testa di serie numero 1, che era tipo 180 del mondo, e persi 6-4 al terzo.”
Ogni appassionato di tennis ha il torneo che sogna di giocare almeno una volta nella vita. Il tuo qual è?
“Io sogno il Foro Italico, perché comunque sei italiana e quindi sogni il Foro. Però vorrei giocare anche al Roland Garros.”
Rimarresti comunque su terra, malgrado il tuo gioco sia fatto di molte variazioni e quindi si potrebbe adattare anche ad altre superfici?
“Si, io sono terraiola. Potrei giocare bene anche sulle superfici veloci, però sono nata e cresciuta sulla terra, quindi rimarrei su questa.”
Qual è il giocatore/giocatrice in cui ti rivedi maggiormente?
“Mi piaceva molto la Barty, che usava tanto il back, le palle corte, giocava molte variazioni, con un tennis completo. Ovviamente non posso dire che mi rivedo in lei, perché ha vinto diversi Slam. Tra i giocatori in attività non mi viene in mente alcun nome.”
Quanto è importante avere con te una compagnia di tennisti italiani con te in tornei in cui vai da sola?
“Tanto. Ci si aiuta l’uno con l’altro. Siamo tanti ragazzi che siamo lì con un unico obiettivo, ma allo stesso tempo non abbiamo una figura accanto che ci sostiene, in quanto viaggiamo senza un allenatore, dato che le spese già per noi sono tante. Quindi anche per passare del tempo nell’extra campo, alleggerendo il peso della trasferta, visto che spesso andiamo in posti non bellissimi, per esempio al Cairo non ci porterei nemmeno il peggior nemico (ride n.d.r.). Quindi si per viverla meglio più siamo meglio è.”
Grazie mille a Gaia Squarcialupi per aver accettato di rilasciare quest’intervista ed in bocca al lupo per i prossimi appuntamenti.