Luca Nardi: avevamo visto la luce

A marzo il successo su Novak Djokovic ad Indian Wells e il titolo nel Challenger di Napoli, poi la confusione nei cambi di allenatore e di team. Da quel momento in poi i risultati, e la crescita, del classe 2003 di Pesaro hanno subìto uno stop

Il tennis italiano abbonda. Abbonda al punto che ci si dimentica di un ragazzo di 21 anni, alla posizione numero 87 della classifica mondiale. Al punto che questo ragazzo, Luca Nardi, per la fase a gironi della Coppa Davis appena disputata, anche con l’assenza di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, non viene nemmeno preso in considerazione. Un ragazzo che a marzo, ad Indian Wells, batteva Novak Djokovic. Certamente non il miglior Djokovic (o il più attento), ma questo non significa che tutti siano poi in grado, quando si va in campo, di sconfiggerlo. Un risultato che ci aveva fatto urlare “C’è anche lui!”. C’è anche lui oltre a Sinner, Musetti, Berrettini e gli altri, a poter scalare il ranking. Ma allora perché Nardi, per il momento, non figura neanche tra le papabili convocazioni per la Coppa Davis? E perché invece, nel frattempo, Flavio Cobolli è salito fino alla posizione numero 32 della classifica, Matteo Arnaldi alla 33 e Luciano Darderi alla 41?

Per prima cosa, non si può non considerare la confusione che sembra indirizzare le scelte di Nardi riguardo al suo team. A fine 2023 il tennista di Pesaro aveva iniziato una collaborazione con Giorgio Galimberti, collaborazione che, in pochi mesi, aveva accompagnato Nardi al successo ai danni del numero 1 del mondo, alla vittoria del Challenger di Napoli e all’ingresso nella Top 100. Collaborazione terminata già in seguito al Masters 1000 di Montecarlo. Impossibile non notare come i risultati di Nardi si siano di fatto fermati, bloccati, in corrispondenza di questa decisione.

Sono soprattutto i risultati di Nardi nei tre tornei dello Slam disputati in questa stagione, i primi in cui Luca entrava di diritto senza dover passare dalle qualificazioni, a parlare chiaro. Roland Garros, Wimbledon e US Open, tre eliminazioni al primo turno, rispettivamente con Muller, Etcheverry e Bautista Agut. Tutte senza vincere nemmeno un set. Nello specifico, 6-4 6-1 6-3, 6-1 6-4 6-2 e 7-5 7-6 7-6. E proprio da questo percorso emergono altri due punti di analisi. Una condizione fisica su cui lavorare, che va dalla forza alla resistenza, ciò che ad esempio ha ottenuto Cobolli. Ma anche l’atteggiamento, nel senso di carattere, di non lasciare che le partite scivolino via troppo rapidamente e troppo facilmente per i suoi avversari, anche quando le cose in campo vanno male. E il 6-0 6-2 subìto oggi a Hangzhou da Marozsan ne è una prova. Non sono stati citati i colpi, perché quelli non mancano. La facilità di gioco è lampante, ma non basta. È bastata per battere, una volta, Djokovic. E sono partite come quella che vorremmo vedere di nuovo da parte di Luca Nardi.

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