Boris Becker, 48 anni, ex campione di tennis, vincitore Slam per ben 6 volte nonchè allenatore del n°1 del mondo, ha concesso un’intervista al sito “Rolling Stone”, in cui parla del suo pupillo ed amico Novak e dei risultati che insieme hanno ottenuto. Fra i due si è instaurata una collaborazione-amicizia che permette loro di lavorare in simbiosi. Quando Nole gioca, Becker, ansioso, fa le smorfie sugli spalti, tanto che a volte è stato accusato di fare coaching.
Dice “Il mio compito con Nole è stato trovare nuovi stimoli, e non è difficile perché Nole vuole sempre migliorare. Alcuni giocatori tendono ad essere soddisfatti e appagati per i loro risultati, ma non lui“
Molto difficile e anche un po’ presuntuoso credere di essere in grado di insegnare qualcosa di nuovo al giocatore che non ha rivali in campo, che fa sembrare i suoi colleghi top ten dei dilettanti. Ancora più presuntuoso riuscirci.
Gli è stato chiesto come abbia passato il team Djokovic i giorni della off season “Novak ha avuto un’ottima pausa invernale, ha giocato a tennis solamente per un paio di settimane, perciò non sei mai sicuro di come giocherai. Su cosa ci siamo concentrati durante l’off-season? Prima di tutto ce la siamo goduta. Non disputi stagioni come quella -del 2015- ogni anno. A volte dimentichi che hai la finale di domenica sera, subito dopo hai l’aereo e il prossimo torneo comincia martedì o mercoledì. A volte dimentichi di respirare un attimo.”
La loro, che ha avuto inizio nel 2013, oggi risulta non solo solidissima ma una vera collaborazione vincente “Le prime impressioni erano scettiche. La gente era sorpresa, dubitava sul fatto che potessi conoscere il tennis di oggi abbastanza da dare a un giocatore come Novak i consigli giusti. Ovviamente ci sono voluti un paio di tornei per abituarci l’uno all’altro. E poi ho avuto un’operazione all’anca, quindi non sono stato sempre con lui. Ma penso che dal Roland Garros 2014, buon torneo nonostante abbia perso la finale da Rafa, siamo davvero entrati in sintonia, sorprendendo gli esperti, così chiamati. Penso di ricevere il rispetto che merito. Le persone hanno realizzato che la combinazione Djokovic-Becker funziona davvero. Penso sia buono anche per il tennis avere giocatori che erano i migliori e che sono impegnati con giocatori giovani. Anche se Stefan Edberg non fa più parte del team di Federer, è stato con lui uno o due anni. Moya si è unito a Raonic, è bello per il tennis.”
Gli è stato chiesto poi se potesse mai immaginare il successo che i due hanno ottenuto “Ho pensato ovviamente che avevamo tanto potenziale. Ovviamente avevo un piano di gioco chiaro, ma non è che ogni piano di gioca funziona a dovere. Ci vogliono tornei, un paio di settimane o mesi per abituarsi. Avendo giocato alcune finali Slam, sono tornato ai giorni in cui le giocavo. Penso che Novak ne benefici.”
Alla domanda su che cosa sia migliorato di più Nole risponde “”Penso riguardi l’aspetto generale delle partite. Gioca più aggressivo, vince più velocemente i punti e quindi le partite sino più corte ed è fresco in semifinale e finale. Quando commentavo in TV perdeva set senza alcuna ragiona. Ora è totalmente cambiato, ha un piano di gioco chiaro ed è in grado di metterlo in atto.”
Come ogni buon papà è un po’ restio a lodare troppo il pupillo e su twitter pochi giorni fa ha postato “La stagione 2006 di Federer meglio di quella 2015 di Djokovic” interrogato su questo risponde “Mettendola in percentuale credo che Federer abbia vinto un paio di match in più e persi uno in meno. Alla fine dell’anno ci sono tanti esperti che fanno paragoni, le più grandi stagioni a livello individuale di tutti i tempi, e io ho voluto essere neutrale. Nei suoi anni migliori Roger è stato unico e ha vinto tanto quanto Novak. E dal punto di vista della percentuale, ha vinto di più e perso di meno.”
Per chiudere nel suo libro dice che il miglior Sampras avrebbe battuto Roger Federer batterebbe anche Nole? “È difficile da dire, perché dipende dalla superficie. Ovviamente Novak lo avrebbe battuto sulla terra rossa. Probabilmente lo avrebbe battuto sul cemento. Ma sull’erba penso che Pete sia il giocatore più difficile da battere per tutti, quindi partirebbe svantaggiato. Per settimane non perdeva la battuta.” E a proposito di grandi servizi, quello di Federer agli US Open è stato perfetto a parte nella finale contro Djokovic, “ma se pensi ai grandi servitori degli anni ’90 o ’80, questo rientrava nella normalità. Se non ti avvicini in risposta, quanto è difficile vincere una partita? Finisci sempre al tie-break, e il miglior servitore ha più margine. Questo era il problema contro Pete.”