WTA: Diario da Indian Wells, in finale “la tempesta Pennetta”!

Giunti al rush finale di questo primo Premier Mandatory della stagione, con la finale femminile già definita con Pennetta e Radwanska, andiamo a ripercorrere ciò che è successo in queste due settimane nel caldo, ventoso e pazzo “circus” di Indian Wells, con le (poche) conferme e le solite novità di tabellone, tra qualificazioni e main draw.

Giunti al rush finale di questo primo Premier Mandatory della stagione, con la finale femminile già definita con Pennetta e Radwanska, andiamo a ripercorrere ciò che è successo in queste due settimane nel caldo, ventoso e pazzo “circus” di Indian Wells, con le (poche) conferme e le solite novità di tabellone, tra qualificazioni e main draw.

Lunedì 3 marzo: al via si sono trovate 48 giocatrici, tra teste di serie, pretendenti di prima fascia, e qualche wild card ben piazzata dall’organizzazione; facciamo attenzione perché da questi nomi usciranno giocatrici in grado di arrivare piuttosto in avanti nel torneo.

Si qualificano Zahlavova Strycova <1>, Schmiedlova <2>, Shvedova <3>, Dellacqua <4>, Giorgi <5>, e Van Uytvanck <22> tra le teste di serie, e Chan, Larcher De Brito, Fichman, Rogowska, Watson e Kiick, di cui queste ultime partendo grazie ad una wild card, appunto.

Già dal mercoledì si parte con il primo turno, con poche sorprese ma comunque con molti incontri combattuti e gradevoli; seconda tranche, sempre per il primo turno femminile, che vede già qualche situazione anomala, o comunque non semplicissima da ipotizzare alla vigilia: cadono molte padrone di casa (Mattek-Sands, King e Duval), ma anche molte favorite, come la nostra Knapp, vittima della Townsend, la Barthel dalla Schiavone, la Petkovic dopo una grande lotta contro una grande Giorgi, Urszula Radwanska che conquista appena due games con la rivelazione canadese Wozniak, e la Voskoboeva che è costretta a ritirarsi.

Neanche 24 ore e fanno il loro ingresso in campo le teste di serie; le candidate a giocarsi l’approdo ai “turni che contano”.

Se è vero che il vero torneo definibile “pazzo” è quello che ha visto in campo gli uomini, anche le signorine hanno avuto il loro bel daffare per aggiungere, volenti o nolenti, un po’ di pepe a questa rassegna: Flipkens subito fuori con la Dellacqua, Hantuchova eliminata dalla esperta Lepchenko, Kanepi nulla o quasi contro la Shvedova, Vesnina eliminata dalla giovane tedesca Beck e, udite udite, Azarenka che oltre a venire estromessa dal torneo dalla Davis, nel primo set subisce uno 0-6 che definire sconcertante è estremamente riduttivo.

Potrebbe bastare, no?

La Pliskova batte la Zakopalova in due set, la Lisicki perde il decisivo tie-break del terzo con la Wozniak (ancora lei!), la Giorgi si ripete alla grandissima e sconfigge la Cirstea, la Muguruza si arrende alla Kleybanova ed infine la Kerber si fa eliminare al “via” dalla sicuramente meno quotata Torro-Flor, dopo averla battuta 6-0 6-1 nello scorso torneo di Tokyo.

Beh, scusate se è poco, anche se di certo non finisce qui.

Oltre alla Errani, la Vinci (ancora Dellacqua), e la Suarez Navarro, cedono la Pavlyuchenkova (Wozniak), la Sharapova (Giorgi), Stosur e Ivanovic.

Bene, adesso possiamo considerarci soddisfatti, visto che di colpi di scena ce ne sono stati abbastanza.

Accoppiamenti e statistiche a parte, abbiamo visto tante giocatrici deludere le attese e altrettante newcomers scavalcarle con grande merito, forse per la forza del sacrificio opposta ad un po’ di supponenza; resta il fatto che per molte questa stagione 2014 fatica a decollare, e forse la teoria della continuità, che tanto veniva acclamata da molti, per le dirette interessate non sembra valere più di tanto, e alle altre meno quotate sta facendo fare il salto di qualità scalando posti in classifica a discapito di atlete sulla carta più forti.

Aspettando le pagelle del lunedì, andiamo adesso ad analizzare quello che sarà l’ultimo atto di questo torneo di Indian Wells, ovvero la finale che vedrà opposte la N.2 del seeding e N.3 del mondo Agnieszka Radwanska e la nostra Flavia Pennetta, partita come testa di serie N.20 e N.21 WTA ma che, grazie a questo risultato, approderà nelle prime 15 del mondo, regalando all’Italia del tennis il vanto di avere tre atlete nelle prime 15 giocatrici del circuito WTA: inutile dire che tale situazione è tanto rinfrancante quanto difficile da ripetere in futuro, con la Vinci e la stessa Pennetta che ormai hanno già superato le 30 primavere.

Percorso regolare, lungo il quale ha perso appena un set con la Jankovic, per la polacca: battute Watson, Beck (con un doppio 6-0), Cornet, Jankovic e Halep, prima di giungere, appunto, alla finale.

Sebbene a volte sia oggetto di critica, il gioco della Radwanska le assicura, con l’ausilio di una forma fisica invidiabile, un gioco solido e povero di soluzioni per le sue avversarie. Con la serba Jankovic, Aga ha superato l’ostacolo più grande che le si è parato davanti in questo Mandatory e, sebbene sulla carta la partita contro la nostra brindisina sia per lei abbordabilissima, va considerato che ogni incontro è a se e non può essere dato per scontato niente, come fatto tranquillamente capire dal tabellone nel corso di queste due settimane di fuoco.

Le difficoltà per una tennista come la Pennetta, essendo al rientro, dopo un anno di stop, tra le grandi e contro le grandi, sono state molte di più, viste anche le molte partite in serie: dopo aver sconfitto la Townsend al secondo turno (evitato il derby con la Knapp), Flavia ha superato la più quotata Stosur, la Giorgi al 4′ turno (Giorgi che aveva eliminato la Sharapova, avversaria che poteva essere davvero ostica), e la Stephens ai quarti in una partita condizionata dal vento così come dalla grande esperienza dell’azzurra.

In semifinale la favorita era assolutamente la Li, neo N.2 del mondo e capofila del torneo, reduce da un grande inizio di 2014 con la vittoria agli Open d’Australia (dove peraltro aveva sconfitto proprio la Pennetta con un doppio 6-2 ai quarti), e proveniente da un torneo che l’aveva vista in calo solo ai quarti contro la Cibulkova, poi regolata in tre set.

Percentuali bassissime al servizio, tanti doppi falli (ben 9) e la mirabolante cifra di 52 errori gratuiti hanno sancito l’estromissione della cinese di Wuhan e, allo stesso tempo, l’impresa della nostra atleta, alla prima finale in California.

Subito dopo la semifinale la Pennetta ha dichiarato: “Ha un gioco difficile, complicato ma con ho niente da perdere con la numero 3 del mondo”.

Se è vero che colei che ha sconfitto in semifinale era la N.2 del mondo, come abbiamo detto in precedenza, ogni partita è storia a se, ed in questa occasione Flavia davvero non ha niente da perdere.

Eppure qualcosa da vincere ci sarebbe.

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