Il lato nascosto di Angelique Kerber

Dopo aver sollevato il trofeo più importante della carriera, ecco un ritratto della storia di Angelique Kerber, prima che diventasse regina di Melbourne.

Una piscina avrebbe potuto portare Angelique Kerber a non essere oggi l’argomento principale di molti giornali.

Proprio una piscina, infatti, avrebbe potuto far continuare la siccità di slam per la Germania dopo che l’ultima a vincerne uno (ovviamente prima della Kerber quest’anno) fu Steffi Graf ormai 16 anni fa; o forse, Serena Williams sarebbe riuscita a raggiungere lo stesso numero della mitica di Manheim. Domande a cui non potremmo mai rispondere perchè l’effetto farfalla ci insegna che un cambiamento in un sistema, seppur piccolo, può portare ad immensi cambiamenti.

Alla giovane Angelique piaceva di più il nuoto che ogni altro sport e raggiunse anche grandi obbiettivi per la sua tenera età. Senza dubbio, il tennis piombò improvvisamente nella sua vita, la racchetta le interessò di più e smise di lanciarsi in acqua per calcare un campo da tennis. Questo sport, a dirla tutta, non le era sconosciuto, sin dai tre anni infatti ha giocato sotto l’impulso del nonno Januzs Rzeznik, che costruì un centro sportivo con campi in cemento, palestra e un centro di recupero  intitolandolo a sua nipote. Inoltre entrambi i suoi genitori, Slawomir e Beata, immigrati polacchi stanziatisi in Germania, avevano giocato a tennis per un periodo della loro vita.

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Anche se Angelique è nata a Brema, la Polonia la “caricava” di più. La tennista abita tutt’ora a Puszczykowo, una città vicino Poznan, perché, semplicemente, non é per niente facile per lei lasciare il luogo dove ha passato gran parte della sua fanciullezza. Il nonno della Kerber afferma di aver avuto qualche discussione con la federazione tennis polacca, anche se non è neanche mai esistito un accordo per vedere la campionessa degli Australian Open difendere la bandiera bianca e  rossa, e il tutto si è concluso con Angelique che ora gioca per la squadra tedesca.

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La sua relazione con la Polonia è così intima che spesso ha ammesso che la sua migliore amica nel circuito è la polacca Agnieska Radwanska, visto che spesso entrambe passano le proprie vacanze nel paese dell’Europa Centrale.

La sua prima finale, Angelique la disputò nel torneo di Bogotà nel febbraio 2010 e da lì iniziò una delle carriere più regolari del circuito femminile contemporaneo. Nonostante sia passata al professionismo in maniera precoce, Kerber mostrò sin da subito il suo carattere, sfoderando un gioco veloce, vario e potente. Fece tesoro di una parte destra potente e di un rovescio capace di resistere agli scambi più duri. Non deve invidiare il fisico di nessun’altra: infatti, si è sempre dimostrata capace di resistere anche alle battaglie più estenuanti.

Il salto di qualità arrivò agli U.S. Open 2011 quando era una tennista come molte, che facilmente sarebbe uscita ai primi turni. Al secondo turno fece il colpaccio eliminando la Radwanska, allora numero 12 del mondo, e questo le permise di aprirsi un varco che la portò a sfidare Kudryavtseva, Niculescu e Pennetta una dopo l’altra. In un attimo si trovò in semifinale a New York. Fu un premio all’impegno, visto che poche settimane prima era riuscita a raggiungere le ultime quattro nel torneo di Dallas nonostante la classifica. La tedesca si accorse allora che il duro lavoro pagava.

Nonostante la sconfitta con la Stosur, che poi diventerà campionessa, quello U.S. Open fu trampolino di lancio che la catapultò nella zona alta del ranking, un mondo sconosciuto per  lei. Angie lasciò il Nord America dentro le 40 del mondo per non uscirne mai più. Quella fantasia sarebbe potuta essere solo momentanea ma, al contrario, le permise di rendersi finalmente conto delle proprie potenzialità. Entrò nelle top-10 dopo aver raggiunto la semifinale nel torneo di Roma 2012 e da allora non ha mai saputo cosa volesse dire uscire dalle migliori 20 del mondo, un esempio di perseveranza e costanza.

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Gli U.S. Open sono anche stati un luogo di inflessione mentale e psicologica. Dopo aver perso al terzo turno lo scorso anno con Victoria Azarenka non ebbe dubbi nell’andare da Tiffany a regalarsi un gioiello, trovandone uno tra tanti: un anello che porta in tutti i momenti che le ricorda sempre che quando vuole può giocare in maniera straordinaria. Il talismano l’ha aiutata anche qualche giorno fa quando, durante il suo magico Australian Open, riuscì a battere l’Azarenka per la prima volta in sette incontri.

Potrebbe essere stata la stessa energia che le permise di vincere contro Serena il suo primo slam, potrebbe essere stata la stessa energia che le permise di non arrendersi quando dovette annullare match point al primo turno alla giapponese Misaki Doi.

Kerber, che adora i giochi da tavolo e le carte, odia andare dal dentista e non le piacciono i molluschi, le ostriche e il sushi. Quando gioca a Parigi, va a camminare sotto la Torre Eiffel e a mangiare le crepes con purea di mela o con la Nutella. Nel 2013 e disse che per vincere uno slam:” tutto dev’essere perfetto per 15 giorni”. Si, possiamo dire di conoscerla alla perfezione.

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Fonte: Puntodebreak.com.

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