Quartu Sant’Elena è una cittadina di 71.000 anime della provincia di Cagliari, che sorge nella parte meridionale della pianura del Campidano. Famoso per le innumerevoli chiese e per aver “formato” 2 delle veline più amate (Giorgia Palmas e Melissa Satta), da un pò di anni però nella bella città sarda non si fa altro che parlare di un uomo che, grazie soprattutto alle sue mani, ha portato in alto l’Italia del tennis.
L’uomo in questione è Pier Paolo Melis, per tutti ‘Jambo’, incordatore ufficiale della nazionale italiana di Fed Cup e Coppa Davis, a cui ho avuto il piacere di fare un intervista lunga 30 minuti dove si è parlato di tutto: partendo dai suoi esordi, passando per la situazione Sharapova e terminando con ilgrande salto fatto anche “grazie” alla Russia!
Da dove nasce questa sua passione?
La passione per l’incordatura delle racchette nasce dalla mia passione per il tennis. I miei genitori gestivano il bar del tennis club, quindi sia io che i miei fratelli siamo nati e cresciuti all’interno del club. Abbiamo aperto un negozio di tennis specializzato di cui mi occupo io personalmente da decenni, quindi una passione è diventato poi un lavoro.
Ha mai pensato negli anni precedenti di arrivare dove è ora?
Sinceramente no, anche se venivo sempre chiamato in causa quando c’erano eventi importanti come challenger o altri tornei. I giocatori, non solo locali, apprezzavamo molto il mio lavoro e quello era già motivo di orgoglio per me. Il mio sogno era di giocare in Davis, non ci sono riuscito da giocatore però mi son preso la mia rivincita.
Nadal ha giocato a Cagliari nel 2001 perdendo in finale da Volandri, le ha incordato lei la racchetta?
Si si, ho avuto il grande privilegio di incordare la racchetta a quel mostro di Rafa e ci accorgemmo subito che tipo di giocare era. In quel edizione giocò anche un altro fenomeno della racchetta che risponde al nome di Ivan Ljubicic.
In base a cosa un tennista decide di cambiare racchetta o cambiare la tiratura delle corde?
I tennisti in generale sono abitudinari, quindi se trovano un attrezzo buono difficilmente lo cambiano. Probabilmente quando i risultati vengono meno, i giocatori decidono di sperimentare. Ci possono essere anche vantaggi come è successo a Federer.
Si sente pressione facendo questo lavoro sapendo che i risultati dipendono anche da lei?
Certamente. Ci sono incordatori molto preparati che alcune volte sotto pressione non riescono a rendere al meglio, facendo piccoli errori che condizionano il risultato. La perfezione dell’incordatura è importantissima.
C’è stato un momento dove ha pensato di avercela fatta?
La finale di Fed Cup e soprattutto la perfezione raggiunta con la racchetta di Sara Errari, che è molto scrupolosa e attenta a tutto, mi ha fatto pensare che stavo facendo un ottimo lavoro. Altro momento importante è stato lo spareggio di Davis tra Russia-Italia dello scorso settembre. Fognini perse il bagaglio e venne a giocare con solo 3 racchette, una la ruppe nel doppio quindi arrivò al match decisivo con appena 2!! Il ligure cambia sempre la racchetta a fine set quindi in 15 minuti ho dovuto lavorare al massimo per poter restituire l’attrezzo a Fognini sperando che in quei pochi minuti non si rompeva l’unica che aveva.
Quando e da dove è partita questa esperienza con la nazionale?
Devo dire che è stato un pò casuale ed abbastanza fortunoso perchè nella finale di Fed Cup 2013 a Cagliari, l’incordatore del team russo ha avuto problemi di salute e quindi non potendo compiere il suo lavoro, l’avversaria dell’Italia era in cerca di un altro incordatore. Contattarono me, quindi in quella finale lavorai da avversario. Il Martedì di allenamento però, Sara Errari e Roberta Vinci volendo provare delle nuove incordature, chiesero alle russe e loro consigliarono me. Da lì cominciò la mia avventura con le donne prima, e poi con i ragazzi della coppa Davis. Anche se già nel 2009 contro la Slovacchia lavorai sia per l’Italia che per gli avversari.
Cosa pensa della Sharapova?
E’ ancora presto per dirlo perché bisogna capire bene cosa sia successo, anche se nel movimento russo c’è questo uso delle sostanze preso troppo alla leggera. Il doping lì sembra essere preso poco seriamente. Vedremo come andrà a finire anche perché l’immagine del tennis si rovina ulteriormente dopo gli scandali scommesse.
Potrebbe chiamarla un/una tennista per essere l’incordatore personale?
Tutto può essere anche se averne uno significa avere dei costi abbastanza elevati. Nel mondo del tennis solo pochi lo hanno: Federer, Djokovic, Wawrinka. I ragazzi italiani mi vorrebbero a Roma, vediamo come va.
Progetti per il futuro?
Il prossimo impegno è la Fed Cup a Leida contro la Spagna e poi a luglio c’è l’Argentina di nuovo a Pesaro probabilmente.
La ringrazio vivamente per il tempo dedicato ed in bocca al lupo per la sua già grande carriera.