40 anni fa il trionfo l’Italia sul tetto del mondo. Chance irripetibile?

Il 18 dicembre 1976 Panatta e compagni conquistarono la storica Coppa Davis nel Cile del dittatore Pinochet. Tra ricordi e speranze, si può solo pensare a bissare il successo di 40 anni fa?

Sono passati 40 anni da quando la formazione italiana di Davis, allora formata da Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli, con a capo Nicola Pietrangeli conquistò la prima, e finora unica, Coppa Davis della storia dell’ItalTennis.

AMARCORD – Tre nomi di alto rilievo, con a capo una figura altrettanto carismatica, ma che rischiarono di ottenere solo il secondo posto, in una finale tutto sommato alla portata. Motivi politici, infatti, scatenarono polemiche sulla trasferta nel sanguinario Cile del dittatore Pinochet, tanto che molti partiti della sinistra italiana e non solo, chiedevano la non partecipazione dell’Italia all’ultimo atto della Coppa. Una resa che però non convinceva tutti, come Nicola Pietrangeli, che in televisione disse di “non perdere l’occasione di conquistare la prima Coppa Davis anziché fornire uno strumento di propaganda proprio al regime di Pinochet”. Alla fine la trasferta si fece e un nostalgico Paolo Bertolucci, decisivo nel doppio con Panatta, ricorda:“Se non ci fosse stata la spinta forte di Pietrangeli con i partiti comunisti di allora, se non ci fosse stato l’ok di Berlinguer, la squadra non sarebbe mai partitaLo scoglio duro era la semifinale con l’Australia; superato quello, sapevamo di essere i più forti e i favoriti e di avere una chance forse unica e irripetibile”. 

LA FINALE – L’epilogo, poi, è quello che sappiamo tutti. Barazzutti porta a casa il primo match contro Fillol, a cui fa seguito il successo di Panatta nel secondo singolare con Cornejo. Sarà poi il doppio a decretare la vittoria per gli azzurri, con Bertolucci e lo stesso Panatta che ebbero la meglio sulla coppia cilena. Vittoria che fu quasi snobbata al loro rientro, forse per la quasi ovvietà del successo in Cile, forse perché non venendo trasmessa in Tv, ma unicamente in radio, non tutti parteciparono all’impresa. Impresa, si, perché di questo si trattò. Le tre finali successive contro Australia, USA e Cecoslovacchia non diedero nuovamente la gloria ai quattro italiani, che ad oggi sono gli unici depositari del nome Italia nell’albo d’oro dell’insalatiera.

OCCHI AL DOMANI – Che il movimento tennistico italiano oggi non stia vivendo un buon periodo, nonostante i numeri in crescita della Federazione, che nel prossimo futuro è quasi obbligata a sfornare qualche nuovo campione, è ormai cosa nota. E il prossimo match contro l’Argentina, che con tutta probabilità sancirà l’uscita dal World Group, mette le cose in netta salita. Un’occasione per ricominciare da capo, magari puntando su qualche giovane oltre ai più forti, contro avversari il cui livello è sicuramente inferiore. Chissà se rivedremmo nel prossimo futuro (trattasi di un molto vago “prossimo) l’Italia giocare nell’ultima settimana della stagione, quella in cui è la finale di Davis ad accompagnare i fan della racchetta alla pausa. Sembra utopia. Non vuole essere il solito disfattismo all’italiana ma una presa di coscienza di un movimento di livello con un buco generazionale, che con i vari Fognini, Seppi e Lorenzi che si apprestano a superare tutti la soglia dei trentanni (c’è chi l’ha fatto da un pezzo), manca di un leader vero e proprio che possa far rinascere nel cuore degli italiani quella voglia di vittoria nel panorama internazionale

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