LA CRISI DI NOLE E IL “GURU”-Per la prima volta da diversi anni a questa parte, ormai, quando si parla di Novak Djokovic non si pensa più a straordinarie previsioni sulle vittorie future, sui record da infrangere, su tabù da sfatare: in pochi mesi, infatti, tutte le certezze, costruite con il sudore e la fatica necessaria per emergere, infrangendo il duopolio di Federer e Nadal, e per mantenersi al vertice del tennis che conta, sono crollate. Raggiunto l’apice, con l’agognato trionfo al Roland Garros, il serbo sembrava davvero lanciato per dominare ancora di più il circuito, prendendosi un posto d’onore nell’Olimpo del nostro sport; ma a partire dalla sconfitta con Sam Querrey a Wimbledon, è entrato in un vortice negativo di sconfitte, prestazioni mediocri e dubbi, culminati con la disastrosa disfatta al Matser di Londra, in finale contro Andy Murray, proprio colui che lo ha detronizzato dalla prima posizione mondiale. Come se non bastassero le incertezze e gli scarsi risultati, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, suscitando non poche perplessità tra tifosi e addetti ai lavori, è stata un’aggiunta, quantomeno discutibile, nello staff di “Djoker”: dal torneo di Parigi-Bercy, accanto ad una leggenda come Boris Becker e ad un ottimo allenatore come Marjan Vajda, che ha accompagnato Novak fin dai primi anni della sua brillante carriera, vi è infatti una strana figura, Pepe Imaz, il “guru” spirituale che aiuterebbe il suo assistito con terapie al limite dell’immaginabile, per un campione del calibro di Nole.
Sempre sorridente, quasi apatico, Imaz sarebbe entrato in contatto con lui, secondo quanto racconta lo stesso serbo, attraverso il fratello Marko, a sua volta aiutato dalle sue meditazioni. Sarebbe inutile, in questo momento, aggiungere benzina sul fuoco e continuare con le polemiche, più che legittime, riguardo il metodo e il presunto che lo spagnolo avrebbe apportato al tennis di Djokovic, come risulta evidente dai mesi di digiuno di successi e cocenti delusioni. E’ più che sufficiente, in ogni caso, l’ultimo match disputato da Nole nel 2016 per dimostrare come, se addirittura non dannoso, il contributo del novello guru è quantomeno inutile: la mancanza di una reazione, di voglia di lottare, la maniera con cui il campione di Belgrado ha accettato passivamente la sconfitta contro il suo più importante rivale in una delle cornici più prestigiose nel tennis, con in pali il titolo di “Maestro” e la leadership del circuito, basta per delineare il preoccupante quadro della situazione.
LA SEPARAZIONE DA BORIS: UN TRISTE ADDIO- Di fronte alle preoccupate domande dei giornalisti, Novak ha sostenuto che ciò di cui aveva davvero bisogno era un periodo di riposo. La off-season, però, a rappresentato per lui ben più di una semplice vacanza per ricaricare le pile, ma è stata piuttosto segnata da un ulteriore cambiamento nel suo team, che era già nell’aria da qualche mese, ormai: alla fine, a fare le spese dei pessimi risultati ottenuti dal mese di Giugno è stato proprio colui che lo ha accompagnato negli ultimi tre, straordinari anni, che lo aveva portato nuovamente al vertice del mondo e a infrangere ogni record che potesse sognare, ovvero Boris Becker.
“Gli obiettivi che ci eravamo prefissati all’inizio del nostro lavoro in comune sono stati tutti pienamente raggiunti, e io lo voglio ringraziare per la collaborazione, il lavoro di squadra, la dedizione e l’impegno”: sono queste le parole con cui ‘ex numero 1 ha annunciato la fine della sua collaborazione con il tedesco. Parole apparentemente serene, di chi prende una decisione consapevole e ponderata; è stato chiaro a tutti fin da subito, però, come le cose non siano andate proprio così. Pochi giorni più tardi, infatti, proprio Becker ha rilasciato un’intervista in cui, moderatamente, ha criticato lo scarso impegno del suo pupillo nell’ultimo periodo, pur prospettando per lui un futuro ancora ricco di successi; e, secondo alcune indiscrezioni della stampa tedesca, prima della decisione definitiva l’ex campione di Wimbledon avrebbe posto Djokovic di fronte ad un bivio: tenere lui o Pepe Imaz. Insomma, al di là della scelta in sé, risulta evidente come il clima che ha regnato nello staff del serbo prima della separazione fosse piuttosto teso, e come non siano mancate polemiche. E, dopo tutti questi successi e il rapporto di reciproco rispetto che si era instaurato, probabilmente Becker avrebbe meritato un addio migliore, una riconoscenza maggiore, e, in generale, un addio più sereno, senza questo amaro in bocca.
UNA SCELTA SAGGIA?- Il passato è passato, però, e ora Djoko e i suoi devono guardare avanti. Nonostante le ultime battute d’arresto, la carriera del 12 volte campione Slam tutt’altro che terminata, e vi è ora la necessità di voltare pagina e prepararsi al 2017, che deve necessariamente rappresentare una svolta per riprendersi il posto che davvero merita. Ma per farlo è inevitabile fare i conti con la scelta presa, e, soprattutto, riflettere se sia stata davvero una scelta saggia. Non appena il serbo ha dato la notizia sulla sua pagina Facebook dell’addio di Becker, ha avuto inizio la frenetica ricerca di un possibile successore. E’ stato proprio Nome a mettere fine, in poco tempo, al totonomi con un altro post sui social: una foto che ritraeva tutto il suo team, sorridente, da Vajda al fisioterapista, fino alla moglie Jelena. Insomma, un messaggio chiaro di come voglia andare avanti, almeno per ora, solo con lo storico coach. Non ci sarebbe nulla da obiettare, se non fosse che, proprio a margine della foto, si intravede nuovamente quel “losco” individuo: sorridente come al solito, sempre con quell’espressione inebetita, Pepe Imaz è seduto proprio vicino a Vajda. Un messaggio più che chiaro, anche questo.
Non sono mancate un’altra volta le polemiche dei fans, in preda alla disperazione di fronte all’evidente stato di confusione del proprio beniamino. Sarebbe disonesto probabilmente addossare solo al nuovo arrivato le colpe per la piccola crisi in cui Djokovic è entrato, dovuta probabilmente a diversi fattori, tra cui vi è sicuramente anche un calo motivazionale dopo il trionfo al Roland Garros. Ma è forse arrivato il momento, per Nole, di dichiarare apertamente quali siano le sue intenzioni, di fronte ai milioni di tifosi che lo seguono e lo idolatrano: deve spiegare, innanzitutto, i motivi della sua separazione da Boris, sicuramente legittimi, certo, ma che farebbe piacere se non altro conoscere; e, soprattutto, deve dirci se ha davvero intenzione di continuare a farsi accompagnare da chi predica l’utilità di terapie degli abbracci, o se voglia tornare finalmente a giocare quel tennis brillante e spettacolare che lo ha portato dove si trova ora, nonostante sembri che lo abbia dimenticato. Resta, insomma, ingombrante un punto di domanda: è stato davvero saggio mettere da parte una leggenda come Becker? Solo il tempo saprà dircelo. Nella speranza che non ne serva troppo a Novak per capirlo.