La delicata genialità di John McEnroe

Il suo è un tratto deciso, ma così morbido da spegnersi subito oltre la rete. Un colpo magico, incredibilmente dolce. Lo riesco a sentire sulla mia pelle e, al tatto, ha la stessa consistenza della buccia di un albicocca, vellutata.

“Se fossi un po più gay di quello che sono, mi farebbe piacere essere accarezzato dalla volée di Mc”
Così Gianni Clerici, il sommo, descrive il più bel colpo mai ammirato su un campo da tennis.
Chiudete gli occhi, tornate negli anni ’80.
Vi trovate a Flushing Meadows quando, sul campo centrale, Mcenroe e Lendl stanno iniziando il palleggio di riscaldamento. Il caldo è protagonista assoluto, ma, ora che i giocatori sono entrati in campo, il pubblico sembra essersi risvegliato dal torpore che lo aveva assalito. Ivan, campione quest’anno al Roland Garros vincendo in finale proprio su John, martella da fondo con colpi piatti e precisi, tramutando le stilettate dell’americano in freddi ed insensibili proiettili ferrosi.
Dopo quasi mezz’ora, finalmente eccola.
Un rimbalzo, due, tre. Lancio di palla, schiena alla rete. Servizio ad uscire, tre passi avanti.
Trattengo il respiro. Tutto rallenta.
In questo momento Superbrat si trova con i piedi sulla linea del servizio. Il Terribile risponde, una rasoiata di dritto che sfiora il nastro.
Il geniale americano si toglie la palla dalla pancia e la appoggia lì, ad una spanna dalla linea di fondo. L’altro, veloce come nessuno, ci arriva, e gioca un nuovo passante, stavolta di rovescio, sul rovescio dell’avversario.
John McEnroe, che osserva languidamente l’avvicinarsi della palla, fa un balzo, quasi felino, in diagonale.
In mano non ha una racchetta, ma un pennello, finissimo, con setole di martora kolinsky, che prende il nome dal fiume più orientale della Siberia.
Il suo è un tratto deciso, ma così morbido da spegnersi subito oltre la rete. Un colpo magico, incredibilmente dolce. Lo riesco a sentire sulla mia pelle e, al tatto, ha la stessa consistenza della buccia di un albicocca, vellutata. Una piccola rifinitura con il polso aggiunge un leggero taglio ad uscire. Il pubblico, esterrefatto, non sa come reagire.
Può soltanto fermarsi a guardare quella mano, la “mano sinistra di Dio”.

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