La grande campionessa e vincitrice di 18 titoli del Grande Slam Chris Evert, in quel di Miami ha concesso un’interessantissima intervista al quotidiano The Telegraph.
L’ex numero uno del mondo è un vero e proprio fiume in piena, parla ovviamente di tennis, di quello che fu e di quello che è, di come le cose siano cambiate, dei fisici da amazzoni delle tenniste e delle folli sessioni di riscaldamento pre partita a cui si sottopongono, “al loro posto poi in campo non riuscirei neppure a muovermi”, dice. Chris racconta di uno sport completamente trasformato, dal quasi “amatoriale” dei suoi anni, al colosso commerciale attuale in cui agenti, manager e sponsor fanno letteralmente il buono e il cattivo tempo. “E’ tutto così diverso, io sono contenta di essere venuta su negli anni ’70. Sono felice. In principio, era tutto più divertente. Guardate quanti campioni abbiamo avuto: Billie-Jean King, Martina Navratilova e me, poi tra gli uomini Arthur Ashe, Jimmy Connors e John McEnroe. Abbiamo iniziato senza pressioni, nessuno si occupava della nostra vita privata, oggi i giocatori non hanno privacy”.
“Ai miei tempi ci allenavano ed andavamo a cena insieme. Ora è tutto così diverso, è tutto un grande business“; ovviamente Chris si riferisce soprattutto al suo rapporto con Martina Navratilova, forse la più grande rivalità della storia del tennis. Le due su di un campo da tennis sono state “nemiche” per 80 volte, 80 magici duelli all’ultimo sangue, fuori dal campo però, amicizia, appoggio e stima reciproca non sono mai mancate. Per anni si sono allenate insieme, hanno condiviso cene, viaggi, chiacchierate e battaglie. Ora non chiamateci nostalgici, ma quella concezione del tennis, quei rapporti unici (Evert-King-Navratilova al femminile o Borg-McEnroe al maschile) a noi personalmente mancano, rendevano il tutto più spontaneo, più vero.
“Martina e Steffi (Graf) erano prima di tutto due grandi atlete, sarebbero potute diventare forti in qualsiasi sport. Io sapevo di non essere la più forte fisicamente, né la più veloce, quindi ho dovuto compensare con il lato emotivo e mentale” aggiunge poi “Si può avere tutto il talento del mondo, il corpo migliore o un fisico esemplare, ma se nella tua testa sei un perdente non raggiungerai mai nulla“.
Già la testa, quello che in lei ha sempre fatto la differenza, che l’ha resa una grande campionessa, che l’ha portata al record di 1309 vittorie su 1455 partite. Nella sua mente non è mai esistito un torneo di serie A e uno di serie B, ogni partita la viveva con l’intensità di una finale Slam. “Mio padre mi ha visto arrabbiata una sola volta in una partita, mi ha detto, ‘Chrissie, non lasciare che il tuo avversario veda come ti senti. Io non ho mai spaccato una racchetta, ho sempre pensato che non ne valesse la pena, sarebbe stato comportarsi da asino in TV di fronte a milioni di persone e non ne valeva la pena”.
Poi fa dell’ironia su se stessa, sui suoi rapporti amorosi, su Connors prima e sui tre matrimoni falliti poi “Ero una tossicodipendente di rapporti sentimentali”. Infine l’ex tennista parla del proprio rapporto con il padre “Mio padre era praticamente dominante nella mia vita e ha preso le decisioni per me fino a quando non ho compiuto 20anni. Da piccola ovviamente ero risentita quando invece di farmi uscire con le amiche mi portava in campo ad allenarmi, ma ad oggi mi guardo indietro e posso solo ringraziarlo”.