Si può dire che negli ultimi anni, specie se si pensa alla comparsa dei Fanatics australiani, il tifo da stadio abbia ormai raggiunto anche gli spalti di quello che si è soliti definire come “il più nobile degli sport”. Certo, si tratta di un tifo decisamente più moderato rispetto a quello calcistico, ma pur sempre “estraneo” al tennis, dove l’etichetta è sovrana. Dunque, arrivati a questo punto, anche noi amanti dello sport con la racchetta, così come quelli del pallone, possiamo affermare di aver sperimentato almeno una volta nella vita la compagnia di personaggi capaci di privarci del piacere di assistere ad un match. Tuttavia, per quanto risulti difficile ammetterlo, l’esperienza della partita dal vivo non sarebbe la stessa senza un pizzico di goliardia. Ecco perché abbiamo deciso di elencare i sei peggiori tipi di tifoso che vorresti evitare (ma che incontri sempre) ad una partita di tennis.
1. L’ULTRAS — È l’emblema del tifo scorretto in quanto esulta ad ogni singolo non forzato e doppio fallo del giocatore opposto al suo preferito. Pre-match si distingue per la leggiadria con cui si fa largo tra le gradinate armato di bandiere, vuvuzelas, corni e campanacci, manco stesse andando ad assistere alla finale di Coppa Davis. Di fatto, l’ultras si presenterebbe così anche ai primi turni di un Challenger. Alzarsi di scatto durante gli scambi più avvincenti non è una scelta, ma un obbligo. Se accompagnato da altri suoi simili, inneggia cori da stadio cercando di coinvolgere l’intero pubblico. Il suo sogno nel cassetto è andare al Roland Garros solo per urlare a squarciagola: “po po po po po po po po ro po” e sentirsi rispondere dall’intero Philippe Chatrier “olé!”. In stanza ha il poster dei Fanatics australiani: specie rara, da ammirare, frutto dell’unione tra esibizionisti ed ultras, con la differenza che loro risultano un cocktail più riuscito di un mojito, anzi, di un Pimm’s.
2. QUELLO CHE CREDE DI ESSERE DIVERTENTE — Ma non lo è. Quando alla prima battuta passabile strappa qualche sorriso agli spettatori circostanti, si galvanizza più di Nadal su un vincente di diritto dopo uno scambio trascorso in difesa a cercare di salvare una palla break. E una volta che gli viene dato il “la” non c’è più verso di zittirlo. Cerca a tutti i costi di far ridire il pubblico condividendo i propri pensieri ad alta voce. Si guarda intorno alla ricerca di sguardi di approvazione e si sente più showman di Jimmy Fallon e Fiorello messi insieme. Attenzione: se seduto in prima fila, non si lascerà sfuggire l’occasione di dabbare nell’intenzione di venire fotografato o ripreso.
3. IL SOCIAL — Questo tipo di tifoso è diventato popolare di recente e con tutta probabilità fa rimpiangere a Mark Zuckerberg il giorno in cui ha deciso di fondare Facebook. Il social scatta circa 50 foto ad incontro in media, nessuna di queste però riguarda la partita in corso. Il soggetto è solo ed esclusivamente sé medesimo stesso. La maggior parte delle volte si rivela non essere neanche amante del tennis o dello sport in generale ma prende parte agli eventi giusto per il gusto di mostrare sulle piattaforme digitali l’outfit sfoggiato a bordo campo. Il suo habitat naturale è la tribuna, dove si soffermano maggiormente le telecamere, ed è riconoscibile a miglia di distanza per via del proprio arto bionico, meglio conosciuto con il nome di selfie stick.
4. L’ESIBIZIONISTA — Dai tratti simili all’ultras e al social, l’esibizionista vuole attirare l’attenzione del pubblico a tutti i costi e, preferibilmente, finire in qualche compilation online o negli highlights della giornata. La differenza con il social sta nella scelta degli abiti: se per il social “less is more”, l’outfit dell’esibizionista deve essere più elaborato di una stampa che si trova sui completini di Tomas Berdych. Il classico esibizionista è quello che si traveste da John McEnroe, ed è spesso accompagnato da un amico che interpreta il ruolo di Borg o dello stesso ex campione statunitense. Tra i più imbarazzanti troviamo quelli che si dipingono il volto con colori assurdi e fanno lavoro di squadra indossando T-Shirt coordinate con lettere dell’alfabeto che formano i nomi (storpiati) dei giocatori in campo.
5. L’ANTICONFORMISTA — Fa solitamente pesare la propria presenza tra gli spalti a primo set inoltrato, quando la stragrande maggioranza del pubblico ha deciso da che parte schierarsi. In quel preciso istante la metà campo “mainstream” diventa l’unico obiettivo dell’anticonformista, che potremmo tranquillamente far ricadere all’interno della categoria hipster. Fare il tifo per il giocatore meno quotato è d’obbligo in ogni occasione, ed in quanto aborra i movimenti di massa sarebbe capace di inveire persino contro Juan Martìn del Potro e Roger Federer, giocatori per cui la fanbase tennistica nutre un amore incondizionato.
6. IL COACH MANCATO — L’allenatore è un habitué degli eventi sportivi. È uno dei personaggi che speri sempre di non trovare ma che ogni volta sceglie il posto dietro il tuo. Solitamente è un uomo sulla cinquantina che indossa occhiali neri e cappellino da baseball per somigliare a Brad Gilbert. Arriva sempre preparatissimo: la sera prima lo trovi sui siti ufficiali ATP e WTA a studiare tutti gli Head2Head dei match in programma, in modo da intrattenere al meglio accompagnatori e malcapitati di fianco con le sue preview e teorie fatte di statistiche e quote. A match iniziato l’allenatore contesta tutto, ma proprio tutto. Pure il colore del grip scelto da un giocatore lo infastidisce perché lui avrebbe utilizzato quello giallo, non quello viola.