Aleksandar Kovacevic: “Minacce alla mia famiglia, anche quando vinco”

Un talento diviso tra racchetta e montagne innevate

Aleksandar Kovacevic non è il classico tennista da copertina. Dietro il suo attuale 78º posto nel ranking ATP e la recente vittoria al Challenger di Cap Cana, si cela una personalità complessa, riflessiva, in bilico tra amore e frustrazione per uno sport che può dare tanto, ma che spesso chiede anche troppo.

In un’intervista sincera concessa al magazine CLAY, il 26enne statunitense ha rivelato un lato inedito di sé, immaginandosi in una vita alternativa lontana dai campi da tennis: “Realisticamente avrei lavorato nella finanza, magari in un posto noioso. Ma se potessi sognare, sarei sicuramente uno snowboarder”, racconta con un sorriso. La montagna, per lui, è sinonimo di pace: un rifugio dalla pressione e dal ritmo incessante della vita da atleta professionista.

Il difficile rapporto con il tennis

Il legame con il tennis, confessa Kovacevic, non è mai stato lineare. Da bambino lo odiava, spinto più dai genitori che da una reale motivazione personale. Solo con il tempo ha scoperto il proprio talento, iniziando a inseguire i suoi limiti e a mettersi alla prova. “Il tennis può portarti in luoghi molto bui, soprattutto quando perdi spesso. A volte vorresti solo una vita normale”, riflette.

Il tennista americano parla apertamente del lato oscuro di questo sport: la solitudine, l’instabilità emotiva, le aspettative. “Non è bello perdere una partita per 6-4 al terzo set. La competizione è entusiasmante, ma può anche essere orribile”. In un circuito dove non esistono compagni di squadra su cui contare nei momenti difficili, ogni caduta pesa il doppio.

Le minacce dai social e la piaga delle scommesse

Tra i temi più gravi affrontati da Kovacevic c’è quello delle scommesse. Un fenomeno sempre più invasivo nel tennis, che ha conseguenze reali e inquietanti. “Che io vinca o perda, ricevo sempre messaggi da qualcuno che dice che ucciderà la mia famiglia”, denuncia. Anche la sua compagna è spesso vittima di minacce. “All’inizio faceva ridere. Ora ci si fa il callo, ma non è normale”.

Questo clima di odio digitale, alimentato da perdite di denaro altrui, è diventato parte integrante della quotidianità per molti atleti, soprattutto nei tornei minori dove la visibilità è minore, ma la pressione rimane altissima.

Tra idoli e rimpianti: l’incontro con Djokovic

Nonostante le difficoltà, ci sono anche momenti che ripagano ogni sacrificio. Per Kovacevic, uno su tutti: l’incontro con il suo idolo, Novak Djokovic, al Roland Garros 2023. “Giocare contro di lui sul Centre Court è stato incredibile. Da bambino era il mio idolo, lo è ancora. È il miglior tennista di tutti i tempi”, racconta con emozione. Un’occasione unica, vissuta con gratitudine, e che gli ha permesso di confrontarsi con uno dei più grandi della storia.

Nessuna pietà per il pickleball

Infine, un’opinione netta su uno degli sport emergenti: il pickleball. Kovacevic non si trattiene: “Odio il pickleball! È una versione sciocca del tennis”. Per lui, si tratta più di un passatempo familiare che di uno sport serio. “La maggior parte dei giocatori bravi vengono dal tennis, semplicemente non ce l’hanno fatta lì”, afferma con schiettezza.

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