In attesa delle finali di Coppa Davis, Andy Murray ha annunciato sui suoi profili social una grossa sorpresa. Amazon Prime Video gli dedicherà un documentario per mostrare il percorso di recupero, dall’operazione all’anca a gennaio fino al ritorno in campo, al Queen’s. Un’iniziativa appoggiata dallo stesso ex numero 1 del mondo, assieme a cui potremo percorrere, dal 29 novembre, gli istante più difficili della sua lunga carriera. A gennaio sembrava tutto finito e invece ad ottobre Andy Murray è tornato addirittura a sollevare un trofeo, ad Anversa. Tra meno di due settimane poi, un altro piccolo sogno svanito si avvererà: sarà di nuovo protagonista per la Gran Bretagna in Coppa Davis.
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UN TITOLO EVOCATIVO – S’intitolerà “Resurfacing – To break point and back“, il film con protagonista il due volte campione di Wimbledon. Diretto da Olivia Cappuccini, il documentario è prodotto da John Battsek, lo stesso del film premio Oscar “Alla ricerca di Sugar Man”. Una scelta romantica, fortemente evocativa ed ispiratrice quella del titolo. Resurfacing è infatti chiamato il tipo di operazione a cui il 32enne di Dublane si è sottoposto ad inizio anno. Un intervento di artroplastica per il rivestimento della testa del femore. Ma il verbo rimanda anche ad un concetto nobile, perché resurface è riemergere. E Murray è riemerso sulla superficie quando il suo mondo sembrava oramai affondato. L’ha fatto probabilmente partendo dalle parole della sua conferenza stampa a Melbourne, in cui non ha potuto trattenere le lacrime. Il ritiro, a 31 anni, era quasi certo, ed era doloroso, perché Andy non era pronto ad immaginare la propria vita senza quello sport che non è (solo) un lavoro. È passione sfrenata, nient’affatto nociva, ma compagna, in ogni momento di vita, sin dall’infanzia. Azzeccato è anche il sottotitolo, “to break point and back”, con il rimando non solo alla concreta sfera tennistica “dalla palla break e ritorno”, ma a qualcosa di più ampio e potente. La palla break è potenziale punto di rottura, per certi versi un punto di non ritorno. Andy Murray, uomo e tennista, invece è tornato. Perché non può esserci fallimento per l’uomo che non ha perduto il proprio coraggio, la coscienza e il rispetto del proprio essere. È tornato per trasformare il pianto di un ritiro imminente, a gennaio, nel pianto liberatorio di Anversa, dove ha battuto Stanislas Wawrinka in finale per aggiudicarsi il 46esimo della propria carriera, due anni e mezzo dopo l’ultimo.
IL SUCCESSO È UN VIAGGIO – Il titolo del libro che Alessandro Mastroluca, voce e penna di SuperTennis, ha dedicato ad Arthur Ashe, si adatta anche ad Andy Murray. Lui stesso ha acconsentito all’idea del documentario perché sentiva “di deludere tante persone non essendo in grado di stare sul campo”. Quindi parla di un viaggio, il suo film, quel viaggio che forse vale quasi quanto un Wimbledon. Un viaggio, un successo, che papà Andy ha potuto vivere insieme all’amatissima moglie Kim e alle sue due figlie, ancora però molto piccole, e che potrà raccontare al terzo figlio, ancora nel grembo materno. “Il film sarà un viaggio attraverso quelli che sono stati alcuni dei momenti più bassi e difficili momenti della mia vita, emotivamente e fisicamente. Con la speranza che possa ispirare gli spettatori e ricordare che, con la giusta etica del lavoro e disposizione mentale, tutto è possibile“, spiega il bicampione olimpico in carica. Un viaggio non ancora concluso, di cui Andy Murray però ha ripreso il controllo quasi subito. Un inno a chi ha la fortuna di fare della propria passione il proprio lavoro. Da un altro lato anche un ringraziamento al progresso medico forse, che ha restituito al tennis uno dei più grandi giocatori degli ultimi 20 anni. E se Murray può tornare a correre e godersi ogni momento senza più dolore, noi torniamo ad ammirare un super atleta, che assume quasi i contorni dell’eroe omerico.