Anteprima Tennis Circus: la lettera che sta per far commuovere il web

Dopo la struggente lettera di addio al basket di Kobe Bryant, un altro sportivo ha deciso di ricorrere alla forma epistolare per accomiatarsi dall'attività agonistica. Si tratta del paraguayano Roque Chilavert, tennista capace di raggiungere la 254esima posizione del ranking ATP alla fine del 2012. Le modeste fortune tennistiche non hanno impedito a Chilavert di coltivare un'autentica e viscerale devozione nei confronti del tennis, amore trasposto in forma cartacea in occasione del suo ritiro, annunciato lo scorso 28 Dicembre. Quella che stiamo per offrirvi è la testimonianza di un uomo dibattuto tra amore e rimpianto, desideroso di ripercorrere la cronistoria di un legame destinato a sopravvivere anche all'ineluttabile defezione dal mondo professionistico. Preparate fazzoletti e bacinelle capienti, dunque, perchè ciò che state per leggere provocherà in voi lacrime e moccioli nasali a catinelle.

Dopo la struggente lettera di addio al basket di Kobe Bryant, un altro sportivo ha deciso di ricorrere alla forma epistolare per accomiatarsi dall’attività agonistica. Si tratta del paraguayano Roque Chilavert, tennista capace di raggiungere la 254esima posizione del ranking ATP alla fine del 2012. Le modeste fortune tennistiche non hanno impedito a Chilavert di coltivare un’autentica e viscerale devozione nei confronti del tennis, amore trasposto in forma cartacea in occasione del suo ritiro, annunciato lo scorso 28 Dicembre. Quella che stiamo per offrirvi è la testimonianza di un uomo dibattuto tra amore e rimpianto, desideroso di ripercorrere la cronistoria di un legame destinato a sopravvivere anche all’ineluttabile defezione dal mondo professionistico. Preparate fazzoletti e bacinelle capienti, dunque, perchè ciò che state per leggere provocherà in voi lacrime e moccioli nasali a catinelle.

Caro tennis,

dal momento in cui ho cominciato a rivolgermi agli usurai pur di sostituire l’ennesima racchetta sfasciata, immaginando di diventare il primo diversamente abile a conquistare uno Slam, ho saputo che una cosa era reale: mi ero innamorato di te.

Un amore così profondo ed incondizionato che ti ho dato tutto, dal mio cuore alla mia anima, passando per un grappolo di articolazioni e cartilagini sacrificate in nome del nostro imperituro idillio.

Ricordo di essermi approcciato a te quando la gran parte dei tennisti inverte il senso di marcia, riponendo racchetta e sogni all’altezza dell’apposito chiodo. Familiari, amici e psicoterapeuti mi sottoponevano insistentemente sempre la stessa domanda: cosa ti spinge a far scempio di te stesso alla soglia dei 30 anni?

A questa domanda, amore mio, non ho mai saputo rispondere; forse perchè sapevo che non avrei potuto sciorinare una motivazione così inattaccabile da sgretolare i loro meschini pregiudizi, più probabilmente perchè un sentimento puro e raro come il nostro non necessita di spiegazioni e didascalie.

Ed è per questo che non mi sono mai preoccupato delle invettive e delle derisioni di chi non aspettava altro che io rinunciassi a te, compiacendosi del mio possibile fallimento.

La sfiducia della gran parte dei terrestri non ha fatto altro che ingigantire la portata dei miei sussulti per te, in fondo ostilità ed invidia da sempre sono il propellente più poderoso per alimentare il fuoco della passione.

Dopo giorni, settimane e mesi di sottomissione perpetua, però, è giunto il momento di porti una domanda, forse sconveniente, senza dubbio necessaria: cosa cazzo ti ho fatto di male io?

No perchè me le devi spiegare le ragioni di questo tuo lacerante accanimento. Tutti i chilometri macinati per raggiungerti, il tempo sottratto all’ozio e agli affetti, l’infinito campionario di bestemmie che mi hai costretto a coniare, negandomi le sparute possibilità di ascendere al regno dei cieli, tutto questo non è mai stato sufficiente per fiaccare la tua inesauribile efferatezza. Ti ho amato come nessuno ti aveva amato mai, maledetta sgualdrina, e tu non hai fatto altro che umiliarmi senza tregua, riducendomi ad un cumulo di macerie psichiche. Ricordo ogni nostro singolo appuntamento, la mia devozione era direttamente proporzionale alla tua barbarie, mentre al mio romanticismo contrapponevi inusitata rozzezza. In fondo lo sapevo che il mio sarebbe sempre stato un amore a senso unico. Col passare del tempo, però, speravo che tu ti sciogliessi di fronte alla mia incrollabile fedeltà. Manco per il cazzo. Ti costava tanto incoraggiarmi di tanto in tanto? Non mi è mai sembrata una richiesta così pretenziosa, necessitavo solo di un tuo salvifico segno di approvazione, in modo da poter perseverare con rinnovato slancio questa fottutissima dipendenza patologica. Ma tu no, tu sei stato sadico fino alla fine, pervicacemente avverso, immensamente stronzo.

Ciononostante non avrei mai immaginato di trovare il coraggio di lasciarti, dopo l’ultima partita però tutto mi è parso chiaro e definitivo, a tal punto da da farmi sgorgare dalle sinapsi le parole che mai avrei osato riferirti: tra di noi è davvero finita.

I progressi che mi era parso di intravedere nel mio gioco, l’impareggiabile sensazione di benessere derivante dalla consapevolezza che, almeno un colpo su dieci, finiva esattamente dove volevo io, l’orgasmo nirvanico a seguito di un passante di rovescio ad una mano, l’insuperabile ricostituente rappresentato dal timido sentore che il rettangolo da gioco non sarebbe stato necessariamente la fonte di tutte le mie nevrosi. Un tempo infinito per edificare queste traballanti fondamenta, un tempo infinitamente piccolo per polverizzarle tutte. Ieri ero davvero convinto di poter battere la mia bestia nera, dopo averlo costretto al tie break nel corso della nostra ultima sfida. Mi era tutto chiaro: sapevo cosa dovevo fare per metterlo in difficoltà, sapevo quando giocare alto sul suo dritto, sapevo quando ingolosirlo a rete, sapevo quando forzare e quando riconoglionirlo con i miei back, sapevo persino come servire. Per una volta ho davvero creduto che tu, amore mio, fossi dalla mia parte.

I primi venti minuti di partita sembravano voler sancire il nostro armistizio come se, dopo avermi costretto alle tue incalcolabili forche caudine, ti fossi arreso al mio forsennato corteggiamento, accettandomi per quello che sono. Raggiunto il mio avversario sul 2-2 mi sentivo finalmente pronto per rendere orfana la mia inettitudine tennistica. Mi sentivo solido ed invulnerabile come una quercia secolare, affamato come un Grizzly, trasportato da un’ebrezza che mi conduceva verso l’agognata sobrietà. Ed è stato proprio questo il momento in cui hai deciso di piazzarmela in culo. Da quel fottutissimo 2-2 non hai fatto altro che boicottarmi, manifestando la tua spregevolezza in tutti i modi possibili. Dapprima foderando il telaio della racchetta del mio rivale con una guaina miracolosa, capace di convertire tutti i suoi colpi steccati in vincenti sistematicamente sulla riga. Mi correggo, mezza riga. Non pago hai poi pensato bene di farmi scivolare rovinosamente mentre stavo recuperando una palla corta, omaggiandomi di una zoppia temporanea e di un’abrasione al gomito permanente. Da quell’episodio le mie prime di servizio non hanno più oltrepassato la soglia deii 12 km/h, esponendomi ad uno stillicidio di risposte fotoniche da parte di quel grandissimo figlio di escort. Ridottomi alla parodia di me stesso hai completato l’opera vanificando i miei titanici sforzi, irridendomi con due nastri consecutivi che hanno sepolto le mie flebili velleità di rimonta. Va bene così amore mio, ho deciso di non serbarti rancore. Tu non mi vuoi accanto a te, ed io voglio rispettare questa tua volontà. Sappi però che sei solo una baldracca isterica, insensibile al dolore altrui, impermeabile a qualsiasi tipo di forma affettiva che si discosti dall’odio.In fondo avrei solo voluto cullare l’illusione di piacerti un po’, portandoti a flirtare con me di tanto in tanto, senza vincoli e senza aspettative. Ora invece mi hai costretto a ripagarti con la tua stessa valuta, traghettandomi inesorabilmente verso l’irreversibile disprezzo. Ti ho chiesto solo un bacio, mi hai procurato solo infiammazioni rettali. Ti odio tennis, ti odierò per il resto dei miei giorni. Addio.

P.S- Dimmi che non mi hai preso sul serio, ti prego.

 

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