Ben Shelton, giovane promessa del tennis mondiale, ha inaugurato la sua avventura al Mutua Madrid Open 2025 con una combattuta vittoria contro l’argentino Navone. Ora ad attenderlo c’è una sfida ad alta tensione contro Jakub Mensik, uno dei giovani emergenti più interessanti del circuito. Sarà un match spettacolare tra due giocatori dal tennis offensivo, in un contesto – quello della terra madrilena in altura – che rende le condizioni di gioco particolarmente rapide e adatte alle loro caratteristiche.
Shelton si presenta a questa fase della stagione con energia e spirito di apprendimento, senza eccessive pressioni sui risultati. L’obiettivo è crescere, affinare il suo gioco anche sulla terra battuta, storicamente meno favorevole per lui.
Se il tennis è ancora fonte di gioia per Shelton, lo stesso non si può dire del clima che si respira intorno ai controlli antidoping. In conferenza stampa, dopo il match d’esordio, il giovane statunitense ha parlato apertamente della crescente ansia che i protocolli anti-doping stanno generando tra i professionisti.
“È molto difficile gestire tutti i protocolli dell’antidoping”, ha raccontato, spiegando come ogni giorno, tutto l’anno, alle 15:00, il suo telefono suoni per ricordargli di aggiornare la propria posizione. Un dettaglio non trascurabile: se un controllore si presenta e lui non è dove dichiarato, subisce una sanzione; tre infrazioni comportano una sospensione di due anni. “Se ti chiamano e non ci sei, hai un’ora di tempo per arrivare. Mi è successo una volta ed è stato molto stressante, per fortuna sono arrivato in tempo”, ha aggiunto.
Più ancora che la rigidità del sistema, ciò che spaventa i tennisti è la possibilità di essere contaminati accidentalmente da sostanze proibite, come evidenziato dai recenti casi di Jannik Sinner e Iga Swiatek. La semplice stretta di mano o un tocco sulla spalla potrebbero diventare fonte di rischio. Shelton ammette che ogni contatto viene vissuto con sospetto: “Se qualcuno mi stringe la mano o mi tocca la spalla, penso subito se possa aver usato una crema che potrebbe penetrare nel mio metabolismo e farmi risultare positivo”.
Anche l’alimentazione richiede massima attenzione: bevande e cibi devono essere assolutamente sicuri da eventuali alterazioni. “È tutto davvero folle, molto stressante”, ha concluso il ventiduenne con evidente frustrazione.
Shelton si prepara quindi ad affrontare Jakub Mensik non solo con la racchetta, ma anche con una consapevolezza nuova: quella di dover gestire un peso psicologico che va ben oltre il gioco. Mentre cerca di affermarsi tra i grandi del tennis, il giovane americano deve anche imparare a convivere con la pressione invisibile dei controlli antidoping, una sfida che oggi sembra più temuta di qualsiasi avversario.
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