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Body cameras e serve timer nel tennis di domani?

Cosa succederebbe se i giocatori “indossassero” delle mini telecamere durante i match, per dare riprese più spettacolari? Cosa invece se le battute che sfiorano il net fossero regolari? E se chi è in battuta avesse 20 secondi per servire? E se i pre match finissero in soffitta?

TENNIS IN EVOLUZIONE – Vento di cambiamento sul tennis. L’USTA (United States Tennis Association) sta discutendo su alcuni possibili cambiamenti e introduzioni da applicare alle partite, per renderle più veloci e appassionanti. In alcuni casi le novità sono già state sperimentate.
«Vogliamo innovare ma dobbiamo farlo in un modo congruente alla volontà e al gioco dei tennisti» ha detto Stacey Allaster, chief executive della Usta, che ha poi precisato: «Ogni eventuale cambiamento dovrà passare per i tornei minori prima di debuttare ad alto livello».

BATTUTE VELOCI – L’idea del timer di 20 secondi per regolare il tempo di battuta è stata sperimentata all’Us Open junior appena concluso. «Lo amo» ha detto Danielle Collins due volte campionessa NCaa e vincitrice in Virgina sabato. «Nel tennis, soprattutto al college, la gente è lenta, passa troppo tempo tra un punto e l’altro».
Tra i professionisti questo è un argomento in discussione da anni perché warning e penalty points sono tutti lasciati alla discrezione dell’arbitro che spesso non è in grado di gestire momenti di tensione. Ne sono un esempio le ultime semifinali maschili a Flushing Meadows, dove lo slow play ha creato malumori sia nella sfida tra Wawrinka e Nishikori che in quella tra Monfils e Djokovic.

PUBBLICO COINVOLTO – Ma le idee proposte sono molteplici: eliminare il service let, maggiori restrizioni sull’uso del bagno e del medical time out, tagliare il pre-match. Su quest’ultimo tema si è espressa ancora la Allaster: «Dobbiamo entrare subito nel vivo della partita e questo vale soprattutto per chi guarda il tennis in tv. Se gli spettatori si annoiano negli scambi pre gara, rischiamo di perderli”.
Last not least, la tecnologia. Partendo dall’esempio dell’occhio di falco, presente agli Us Open dal 2006, e che a parere della Allaster ha reso la partita più eccitante anche per il pubblico. “Lo stesso succederebbe mettendo delle mini telecamere sul corpo o sui cappelli dei giocatori”. Vuoi mettere vedere uno scambio dalla prospettiva di chi gioca?

 

 

 

Marco Castro

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