Come formare giocatori di tennis tra i missili

Osamah Almaqaleh, insegnante di tennis nello Yemen in guerra, racconta la sua esperienza da allenatore in una delle zone attualmente meno attrattive del pianeta

Osamah Almaqah, allenatore dello Yemen, racconta come formare tennisti tra ragazzi e ragazze nel bel mezzo di un conflitto bellico ed umanitario. Recentemente si è tenuta a Sofia la conferenza mondiale degli allenatori, organizzata dall’ITF, dove 50 allenatori di differenti federazioni di tutto il mondo sono venuti per discutere i diversi argomenti in relazione a questo ruolo svolto come professione nel mondo del tennis. Tra questi, anche Osamah Almaqaleh, rappresentante della federazione dello Yemen, paese nel pieno di un conflitto bellico, che, seppur in condizioni estreme, non rinuncia ad allenare e formare giocatori di tennis.

La storia, raccolta proprio dall’ITF, ci racconta come sia giorno dopo giorno il lavoro di un allenatore professionista in mezzo a una guerra, di quello che significa poter formare bambini nella città di Sanaa, esponendo e condividendo ciò che significa lavorare in condizioni così difficili. “Siamo ubicati a solo un chilometro dal palazzo presidenziale, obiettivo costante dei bombardieri. A volte sentiamo gli aerei che bombardano vicino a noi. Ci fermiamo, portiamo via i bambini, e quando tutto sembra finito, torniamo. Alcuni campi sono stati danneggiati dalle bombe, però la guerra non ci ha fermati e non ci fermerà”. A causa di problemi burocratici e di frontiera, Osamah tardò quasi 2 settimane per raggiungere la Bulgaria e gli altri colleghi che hanno preso parte alla Conferenza Mondiale degli allenatori dell’ITF. L’unica rotta di volo attualmente presente al di fuori dello Yemen era quello che partiva dalla città di Seyun in Giordania, per questa ragione ha viaggiato su un autobus per 24 ore, attraversando zone di guerra, riposandosi nei punti di controllo organizzati per le guardie armate, rispondendo alle loro domande e temendo per la sua incolumità. “Alcuni mi dicevano, perché ti dedichi a questo? Rimani qui e lotta!” Però tutte queste difficoltà non mi hanno fermato”.

In un momento dove i bambini vengono reclutati come soldati, Osamah vuole ispirare le coscienze formando tennisti, e mostra orgoglio per il lavoro che lui e la sua federazione portano avanti. “Abbiamo Gassman Alnsi n°290 del ranking juniores. Amer Abdo, che è alla posizione 400. Molti giocatori hanno vinto nei tornei asiatici e abbiamo un giocatore in una delle università statunitense. Tutti sono passati da questo programma. Sta funzionando veramente bene. Abbiamo anche delle bambine, Shaema Al-Olfi, lei ha vinto molti tornei asiatici. Ha vinto il campionato under 13 dell’Asia occidentale. Due volte!”. Mandare le squadre e giocatori ai tornei nei paesi vicini è ogni volta molto complicato per la federazione tennistica dello Yemen, anche se ci sono ancora i fondi per loro, devono fare i conti con i sacrifici e la paura. Osamah, come molti altri nello Yemen che hanno un stipendio statale, non è stato retribuito negli ultimi mesi. “Non solo io, anche molti altri allenatori. Tutto il personale sta lavorando per amore verso lo sport. Non è per il denaro. Sappiamo che il Paese non può pagarci adesso, tuttavia stiamo lavorando”. Almaqaleh termina la sua intervista con un desiderio. “Mi piacerebbe vedere lo Yemen come paese ospitante di un evento internazionale. Nel 2014 eravamo sul punto di organizzare un evento asiatico, sarebbe stato il primo nel nostro Paese. Preparammo tutto. Però la situazione degenerò e il torneo fu cancellato ad una settimana dal suo inizio. Nel 2015 Lo Yemen era in guerra. All’inizio avevamo paura. Adesso siamo quasi abituati”.

Di Franco Campagna

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