10 erano i trofei con lananas sul coperchio presenti idealmente domenica sul centrale a fine partita: 3 di Nole (uno fresco fresco) e 7 di Roger. Una bella partita nella quale ha vinto chi ha giocato meglio. Come il tennis insegna. La classe, la bellezza del colpo, la pulizia dellimpatto, la gentilezza del back di rovescio, la grazia nellaccarezzare la pallina prima di lanciarla per il servizio sono unaltra cosa.
9 i chilometri di overgrip risparmiati da Gasquet che a nostro avviso è la vera sorpresa del torneo. Richard ne usa poco, di overgrip. Lo gira per metà sopra il manico della sua Head, per poi eseguire quel rovescio che ogni volta che lo vediamo non riusciamo a capire perché bisogna sempre scegliere, a proposito di perfezione, tra il suo e quello di Roger. Insomma, al mondo cè qualcuno che ti vuole bene, Richard. Se poi togliessimo quella h e ci dedicassimo a consumare qualche pastis potremmo anche ragionare su quando ti deciderai a vincere uno Slam.
8 come i fiori della camicia di Lewis Hamilton: si presenta alla finale con una camicia con la quale non lavrebbero nemmeno fatto andare al matrimonio della sorella. Figurarsi se il dress code di Wimbledon lo faceva accomodare al Royal Box dove lorganizzazione laveva invitato. Il corridore si è dovuto accontentare del MySky che, scroccato allabbonamento del padre, aveva istallato sul suo iPhone 4S.
7 i posti del taxi che alla fine della finale maschile aspettava davanti al cancello di Wimbledon. Era lì per accompagnare a casa tutti i tifosi di Nole presenti al centrale. Pubblico di parte e palato fino. Valli a capire questi amanti del tennis.
6 le vittorie nel singolare della signora Serena Williams. Sabato ho assistito a una discussione al bar dove un noto muratore della zona appassionato di dipinti rinascimentali non ne apprezzava le caratteristiche fisiche. Il professore di educazione tecnica, invece, ne esaltava la potenza e la poderosità degli arti inferiori. Gianni, invece, seduto a un altro tavolo, sussurrava leggendo la Repubblica un nome solo: Venus.
5 i trofei di Björn Borg che ci dà sempre lidea, quando viene inquadrato dalle telecamere, di essere il tennista che incarna di più lo spirito di questo torneo. Quelle cinque vittorie di fila e quellassenza dai campi in erba durata 19 anni per tornarci il giorno del saluto ai grandi del torneo raccontano lessenza riservata, lessere taciturno e il sembrare quasi timido, di una vera icona di questo sport.
4 in hand si chiama il nodo della cravatta regimental eseguito dal padre di Benedict Cumberbatch nella tribuna del Centrale della finalissima. Non ci verrebbe da sentenziare sulla scelta cromatica (verde sbiadito e rosa, n.d.r.) discutibile, ma sul nodo sì. O te lo fai perbene o non te lo fai proprio. Diamine! I can tie my tie all by myself, cantavano dolcemente e mestamente i The National. Speriamo che lanno prossimo il signore si adegui o si faccia aiutare.
3 il menage: Feliciano, Andy e sua mamma. Crediamo la peggiore notizia di gossip che Wimbledon abbia regalato nella sua lunga storia. Due tennisti amici e la mamma del più piccolo che esterna su Twitter apprezzamenti, (s)velati per lo spagnolo. Poi per un attimo abbiamo pensato ad Alba Carrillo e così un alone di tristezza ha pervaso i nostri occhi. Lamore non ha età. Purtroppo.
1 è il canale principale dei televisori degli italiani. Tutti i nostri apparecchi sono sintonizzati su quel canale. È quello che da sempre spetta a mamma Rai, che per rilanciare il tennis in Italia non trasmette una partita manco se gli venisse regalata. Niente Foro italico. Niente Wimbledon. A lei, la mamma, piace cucinare con la Clerici, fare trasmissioni intitolate I raccomandati che poi uno dice che siamo in Italia, far fare show milionari allopinionista Celentano che simpatizza per Salvini o a Fazio che per la prossima stagione inviterà Kim Jong-Un a parlarci di democrazia e la Littizzetto continuerà a sbraitare Walter e Jolanda ai quattro venti. Povera Italia! Che se solo si facesse prestare dal Torneo di Wimbledon un pizzico di rispetto per se stessa e di educazione sarebbe anche un discreto paese nel quale vivere. Ma non pensiamoci, tra un anno o poco meno saremo di nuovo lì, a sognare quei verdi pascoli inglesi.
di Carmine De Fazio