Djokovic e Kerber dalle stelle australiane alle stalle cinesi

La stagione cinese ci pone molti interrogativi sull'effettivo dominio dei due numeri uno, entrambi vincitori dell'Australian Open ad inizio anno, e ci presenta un nuovo erede (almeno in campo maschile) che presto potrebbe salire sul trono

La prima posizione del ranking mondiale trema insistentemente. I due attuali sovrani vacillano negli inquinati tornei cinesi, offrendo, da una parte e dall’altra, improbabili prestazioni agonistiche. Se da una parte, però, le continue e costanti debacle del terzino Kerber non fanno altro che rafforzare le mie preoccupazioni per un eventuale post-Serena, dall’altra il robot perfetto Novak Djokovic inizia a mostrare ripetutamente i primissimi segni di un accumulo di calcare tra gli inossidabili ingranaggi slavi, lustrati ogni mattina con birra artigianale dell’Oktoberfest dalle sapienti mani di Boris Becker.

Tra racchette distrutte e magliette squarciate (ringrazierà senza dubbio lo sponsor), Novak torna ad essere battibile, e ad allietare i nostri tristi pomeriggi con frequenti ed isterici siparietti. Grazie mille, ci mancavano. Tra gli ipotetici approfittatori di questa strana situazione, in campo maschile spicca un solo nome, Andy Murray, riscopertosi (a sua insaputa) campione vincente e, cosa mi tocca dire, giocatore tatticamente vario. I più maliziosi sostengono che la causa del crollo serbo sia dovuta ad una qualche furtiva stregoneria di mamma Judy, desiderosa più che mai di festeggiare il Natale con due figli al numero 1 e di attirare così le attenzioni di un giovincello spagnolo che risponde al nome di Deliciano Lopez.

Dall’altra parte, invece, Serena continua beatamente a fregarsene del circuito, scegliendo, da donna misericordiosa quale è, di far divertire un po’ anche le altre. Continua così a guadagnare punti e sonore batoste (questa volta un rapido 6-3 6-1 a favore della Gavrilova, in scioltezza) Angelique Kerber, illusasi di poter tranquillamente dominare le scene con la sola tattica del “put the ball on the court and run”, già utilizzata dalla nostra Roberta Vinci nella storica semifinale newyorkese. Niente di male eh, però, da razionalissima tedesca, dovrebbe capire che dall’altra parte non sempre si ha la fortuna di incontrare la Camila Giorgi di turno (finita probabilmente, dopo l’ennesimo gabbiano ucciso cercando un dritto vincente, a giocare le qualificazione in qualche Challenger sudamericano), motivo per cui, mi azzardo a dire, sarebbe ora di iniziare a spingere quella palla. Classifiche che quindi potrebbero subire inaspettati ribaltoni. In ogni caso, preparatevi al peggio.

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