Già, dove è finito Fabio Fognini? Se lo stanno chiedendo in tanti nel mondo del tennis e francamente anche io non posso negare di non averci pensato almeno una volta in questi mesi. In vista dell’incontro di Coppa Davis tra Italia e Svizzera valido per il primo turno del World Group della Coppa Davis 2016 di tennis, in programma dal 4 al 6 marzo a Pesaro (Adriatic Arena, terra rossa indoor) il tennista nativo di Sanremo sarà indisponibile causa infortunio patito al recente torneo di Rio e sembra essere in dubbio anche la sua partecipazione al torneo di Indian Wells, primo Master 1000 dell’anno.
Nel frattempo la sua classifica risulta sempre più deficitaria, numero 29 al mondo questa settimana, ma ciò che preoccupa è la sua attitudine, la sua propensione a stare in campo. Troppe volte demotivato, stanco o infortunato, Fabio sembra un lontano parente di quel giocatore fatto di estro e genialità che abbiamo potuto ammirare in tanti frangenti nel biennio 2013-2014. Al fine di comprendere la attuale crisi del tennista ligure, facciamo un piccolo passo indietro e torniamo fino al torneo di Pechino 2013, ATP 500, quarti di finale. Fabio affrontava Rafael Nadal, autore in quella stagione di quello che da molti esperti di tennis e non, è stato definito il miglior ritorno di sempre sui campi di gioco dopo un infortunio.
Nonostante un avvio stentato, Fognini trova il ritmo e vince un primo set stellare contro il numero 2 del mondo dimostrando tutto il proprio talento e mettendo in mostra un tennis straordinariamente convincente anche sul cemento indoor. Dritti in corsa, rovesci vincenti, salite a rete e tanto, tantissimo tennis di qualità quello esibito da Fabio in quel match. Alla fine perderà la partita, ma rimarrà nella sua memoria e nella nostra, la consapevolezza che può davvero giocarsela anche con i più forti del mondo. La domanda ora sorge spontanea: Dove è finito quel giocatore di cui oggi sembra tanto un fantasma? In una intervista rilasciata nel 2014 ad un giornale americano, Ivan Ljubicic, attuale coach di Roger Federer, aveva affermato senza mezzi termini che: “Il dritto di Fabio è uno dei migliori dritti al mondo […] Quando è in forma, può battere chiunque”.
Un uomo, dotato di una così vasta cultura in materia tennistica come il croato, non può rilasciare delle dichiarazioni senza davvero essere pienamente consapevole di quanto affermato. Ed in effetti, quando Fabio è in giornata, realmente sembra essere imbattile, indipendentemente dal nome o dal blasone dell’avversario che si trova dinanzi. Tornando ad un passato più recente, agli U.S. Open dello scorso anno, chi può dimenticare la memorabile battaglia di 5 set vinta dal ligure dopo un match maratona durato 3h e 46 min. giocando la partita perfetta? 70 vincenti, 39 punti a rete su 54 discese e la sensazione di netta superiorità manifestata da Fabio al termine di quel match. Ma quello è stato uno dei pochi sussulti del tennista italiano, che da quel momento in poi fino ad oggi, ha collezionato praticamente risultati pessimi in ogni singolo torneo al quale ha preso parte, raggiungendo in una sola occasione la semifinale (Pechino la scorsa stagione, persa poi da Nadal 7-5, 6-3) e in sole due occasioni i quarti di finale (a Vienna lo scorso anno e ad Auckland questo).
Risultati questi, un po’ poveri per un tennista dalle eccezionali doti come Fabio, non sempre però aiutato dal suo carattere. Il fidanzamento con Flavia Pennetta sembrava poter essere un trampolino di lancio per una ritrovata stabilità prevalentemente dal punto di vista mentale, ma i risultati tardano ad arrivare. Facendo un parallelismo con il mondo del calcio, ricorda un po’ Antonio Cassano questo Fognini, tanto estro, genialità e follia messi assieme in un’unica persona. Il problema è che il tennis è uno sport che richiede concentrazione, attenzione massima e grande autostima e Fabio sembra averne persa tanta, anche troppa. Alla base dei suoi pessimi risultati e del suo momento di crisi, vi è probabilmente la scarsa consapevolezza dei propri mezzi e la poca abnegazione che il tennista ligure mette nei propri incontri.
Troppe volte abbiamo visto Fognini non impegnarsi al massimo nei suoi match, discutere in alcune circostanze in modo estremamente veemente e irrispettoso nei confronti del giudice di sedia, perdendo la concentrazione e conseguentemente il match. Se aggiungiamo a tutto questo anche la scarsa condizione fisica mostrata in questo inizio di stagione, unita agli infortuni che gli si stanno presentando dinanzi, otteniamo il ritratto perfetto del giocatore che è diventato Fabio Fognini oggi.
La speranza naturalmente di tutti noi, è che il tennista di Arma di Taggia riesca a ritrovare in primis una condizione accettabile che gli permetta quantomeno di riuscire a disputare i match e successivamente una stabilità mentale che gli permetta di regalarci ancora tante emozioni così come ha fatto in passato.
Alessandro Scala