È giusto che gli atleti transgender possano competere negli sport femminili?

No, secondo l'ex campionessa Martina Navratilova, peraltro dichiaratamente gay e da decenni attivista della comunità Lgbt. A causa di un suo Tweet è stata coperta di feroci accuse da molti esponenti della comunità transgender e, in particolare, da Rachel McKinnon, prima trans a vincere un campionato mondiale di ciclismo lo scorso ottobre: "Non sono i nostri genitali a fare sport. Quale parte di un pene è collegata al gioco del tennis?".

A causa di un tweet, Martina Navratilova ha scatenato la furia della comunità transgender, L’ex tennista sessantaduenne nativa di Praga e vincitrice di 18 prove Slam è stata definita “transfobica” per aver scritto sui social gli atleti nati uomini non dovrebbero gareggiare negli sport insieme alle donne, riaprendo lo spinoso dibattito sulla partecipazione degli atleti transgender nelle competizioni sportive femminili. La 9 volte campionessa di Wimbledon e attuale detentrice del maggior numero di titoli nella storia del tennis, tra singolare, doppio e doppio misto (ben 167), apertamente lesbica dal 1981, è da tempo una attivista Lgbt e sostenitrice dei diritti civili. Rispondendo a una domanda di un utente su Twitter sulle donne trangender nello sport, Navratilova ha detto:

“Chiaramente non sarebbe giusto. Non puoi semplicemente dichiararti donna di colpo e poter essere così idoneo a competere contro le altre donne. Devono pur esserci degli standard, e avere un pene e gareggiare con le donne non può rientrare in questi standard. Per me è questione di correttezza, ovviamente considerando ogni caso a sé.”

Rapida è arrivata l’accusa di Rachel McKinnon, un medico e attivista transgender canadese, nonché ciclista professionista, che quest’anno, il 14 ottobre scorso, è diventata la prima trans a vincere un campionato mondiale di ciclismo femminile all’UCI Masters Track World Championship di Los Angeles, non senza feroci contestazioni. McKinnon, nata biologicamente come uomo e ha poi fatto il cambio di sesso dopo i vent’anni, ha apostrofato duramente Navratilova, invitandola a scusarsi immediatamente. “Non sono i nostri genitali a fare sport. Quale parte di un pene è collegata al gioco del tennis? Non ti dimostri a favore delle persone trans, se dici che le donne trans non devono competere negli sport femminili. Questo è transfobico“.

All’inizio Navratilova si è scusata: “Mi spiace se ho detto qualcosa di vicino alla “transfobia”. Non ne avevo certamente intenzione, cercherò di stare più attenta”. Poi però, in seguito a ripetuti tweet al vetriolo di McKinnon, l’ex tennista ha cancellato il post e ha scritto: “Rachel, potrai pure essere un’esperta di tutto, ma sei un essere umano terribile (nasty human being)”. Navratilova ha poi aggiunto che non si pente di quello che ha detto, ricordando le sue tante battaglie e iniziative contro l’ingiustizia e la disuguaglianza. McKinnon ha a sua volta replicato senza addolcire la pillola: “Tutte ciò non cambia il fatto che oggi hai detto qualcosa di davvero sbagliato“. Dopo la sua vittoria all’UCI Masters, McKinnon ha rivelato di aver ricevuto circa 100mila messaggi d’odio su Twitter. La ciclista arrivata terza in quella competizione, Jen Wagner-Assali, aveva dichiarato che per lei era ingiusto che un trans avesse avuto il permesso di competere, ma in seguito ha chiesto scusa. Il successo di McKinnon ha riportato di tendenza la spinosa questione delle donne trans nello sport femminile.

Il 14 ottobre 2018 McKinnon a Los Angeles diventa la prima trans a vincere i campionati mondiali femminili di ciclismo.
Il 14 ottobre 2018 McKinnon a Los Angeles diventa la prima trans a vincere i campionati mondiali femminili di ciclismo.

Oggi i trans possono partecipare negli sport femminili? Sì, a patto che non superino, nel loro nuovo genere, un determinato livello di testosterone, in linea con le regole delle Olimpiadi. Molti atleti trans come McKinnon hanno assunto estrogeni e medicinali che bloccano il testosterone, come parte del processo di transizione verso il cambio di sesso, che porta alla riduzione della massa muscolare, della forza, della velocità e, sostanzialmente, di ogni altra superiorità fisica e motoria rispetto alle donne. Il fatto che gli atleti trans siano in genere più pesanti e alti della media delle donne non costituisce necessariamente un vantaggio negli sport, anzi (basti pensare al tennis).

Nel mondo della racchetta è noto il caso di Renée Richards (peraltro amica ed ex coach di Navratilova), che era nata uomo, con il nome di Richard Raskind, e aveva giocato nel tabellone maschile degli US Open prima di cambiare sesso con la chirurgia e tornarci nel tabellone riservato alle donne (nel lontano 1979, dove aveva raggiunto il terzo turno). All’epoca la Richards era stata molto criticata e aveva ricevuto diverse minacce di morte, spesso evitata palesemente dalle colleghe del circuito. Oggi la Richards, che ha 84 anni, si definisce con orgoglio una “pioniera” in materia di diritti civili legati allo sport.

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