Il ritorno del campione
Carlos Alcaraz è tornato a far parlare di sé per le sue imprese sul campo, e non per le critiche ricevute sui social. Dopo un avvio di stagione opaco, lo spagnolo ha ritrovato la forma giusta: ha trionfato a Montecarlo e ha conquistato la finale all’ATP 500 di Barcellona, dove sfiderà Holger Rune per il titolo. Un segnale chiaro: il talento di El Palmar è più vivo che mai.
Nonostante i risultati, però, le polemiche non sono mancate. Alcuni utenti sui social hanno messo in discussione il suo rendimento, dimenticando forse che Alcaraz ha appena 21 anni e ha già messo in bacheca quattro titoli del Grande Slam. A difenderlo con forza è intervenuto David Ferrer, ex tennista e ora capitano della nazionale spagnola di Coppa Davis.
Ferrer: “Critiche esagerate, Carlos è ancora un ragazzo”
Durante un’intervista a Eurosport Spagna, Ferrer ha condannato il clima di critiche attorno al giovane campione: “Carlos ha 21 anni e ha vinto quattro tornei del Grande Slam, un’icona a 21 anni! Cosa vogliono? Che vinca ogni torneo?”. Un messaggio diretto e sentito, che mette in luce quanto spesso ci si dimentichi della giovane età del giocatore. Ferrer ha poi sottolineato il valore di Alcaraz, paragonandolo addirittura a Nadal: “Carlos è un giocatore speciale, al livello di Rafa, quindi godiamocelo”.
Secondo Ferrer, in Spagna si è spesso troppo severi con i propri campioni: “È una questione culturale. Quante volte la gente ha ritirato Rafa dopo un infortunio e poi è tornato in forma?”. Il capitano ha lanciato un monito all’utilizzo irresponsabile dei social media, ricordando che, per quanto maturo, Alcaraz è ancora un ragazzo e può essere influenzato da questi attacchi.
L’ultima finale di Ferrer… da direttore
Questa edizione del torneo di Barcellona segna anche un momento speciale per lo stesso Ferrer, che dal 2026 non sarà più direttore del torneo. Alla vigilia della finale tra Alcaraz e Rune, Ferrer ha tenuto una conferenza stampa per salutare il pubblico catalano, tracciando un bilancio della sua esperienza: “Porto con me tante cose, ma soprattutto l’affetto del club e del Tennium. È stato il lavoro che ha completato al meglio il mio percorso di apprendimento”.
Con evidente emozione, Ferrer ha ricordato il suo legame profondo con il torneo, dove ha partecipato prima da bambino, poi da giocatore – raggiungendo quattro finali – e infine da dirigente. E ha voluto rendere un tributo speciale proprio ad Alcaraz, che considera un elemento prezioso per il futuro del torneo: “Dopo Rafa Nadal, che ha vinto qui 12 volte ed è stato il migliore della storia, avere un altro giocatore dello stesso profilo, altrettanto speciale e carismatico, è una fortuna. Carlos ci aiuta ad avere la massima capacità e ad attrarre tutti gli sponsor”.
Barcellona, pubblico in delirio e un’eredità importante
Quest’anno, l’ATP 500 di Barcellona ha visto un’importante evoluzione nel formato: il tabellone è passato da 48 a 32 partecipanti, un cambiamento che ha aumentato l’intensità del torneo e migliorato l’esperienza per il pubblico. “Il Centrale è sempre pieno e la gente qui è molto appassionata di tennis”, ha detto Ferrer con soddisfazione.
Alcaraz si appresta a giocare la finale per il suo diciannovesimo titolo in carriera, con l’ambizione di conquistare il secondo trofeo consecutivo dopo Montecarlo. Ma al di là del risultato, è il suo spirito combattivo, la freschezza del suo gioco e il carisma a renderlo una figura centrale per il tennis mondiale. E come ricorda Ferrer, forse è arrivato il momento di lasciar perdere le polemiche e imparare a godersi il talento, finché c’è.