Wimbledon, mercoledì 30 giugno. Gilles Simon perde al secondo turno contro il bulgaro Dimitrov in quattro set 3-6 6-7 6-3 4-6. La partita però sarà ricordata per lo sfogo in mondovisione del francese contro il giudice di linea. «Se gioco e mi faccio male la pagherai». Non una frase da gentleman ma che rende bene la frustrazione in quel momento del numero 20 del mondo.
Siamo al secondo game del secondo set, Simon è sotto 30-40 e la solita pioggia cade (anche) sul campo numero 1. Il francese allora si avvicina al giudice di linea John Blom, dicendo di non voler più giocare ma l’arbitro lo invita a continuare, ignorando le sue richieste. Da qui l’esternazione di Simon che dopo la partita rincara la dose durante la conferenza stampa. «Odio giocare quando piove, non capirò mai perché ci obbligano a farlo quando il campo è scivoloso. Oggi era ridicolo giocare»
Ma la cosa che ha fatto più arrabbiare il francese è stata la risposta del supervisor a cui si è rivolto per far sospendere il match. «Mi ha detto che l’erba non era bagnata, che la pioggia era troppo leggera per depositarsi per terra. Per questo mi sono arrabbiato».
Simon considera il problema in maniera più ampia e non legato solo a questo torneo. “Il fatto che ci obblighino a giocare è una questione che riguarda tutti gli Slam. In Australia ad esempio ci fanno scendere in campo con 44 gradi e credo sia solo un caso che nessuno si sia ancora fatto male. Noi capiamo il problema dei ritardi e le esigenze del pubblico ma siamo esseri umani”.
Il francese sostiene di voler presentare la questione al Consiglio dei Giocatori concludendo il suo discorso: «È un problema basilare, bisogna fare qualcosa».
A cura di Marco Castro