Da Parigi a Parigi. Nel 2011 Fabio Fognini perdeva al primo turno all’ultimo Master 1000 stagionale contro Ivan Dodig. Pochi giorni dopo Josè Perlas diventava ufficialmente il suo allenatore. Cinque anni più tardi, “Fogna” perde ancora al primo turno al torneo francese, questa volta contro Carreno Busta. È la fine simultanea della sua stagione e del rapporto con Perlas, come annunciato dal ligure sui suoi profili social.
I RISULTATI – L’inizio della collaborazione tra i due è a dir poco in salita. Fognini, che aveva concluso l’anno precedente al 41° posto del ranking, non riesce ad esprimere il suo gioco e un infortunio lo estromette per due mesi dal circuito. Quando torna si toglie subito una soddisfazione: prima finale Atp, a Bucarest (sconfitto da Simon in due set). Negli Slam sbatte spesso contro avversari troppo forti ma la seconda finale, raggiunta a San Pietroburgo, gli fa chiudere l’anno ancora da top 50 (45°). Il 2013 è l’anno del salto di qualità: fa strada in molti tornei importanti, ma soprattutto vince: conquista il titolo a Stoccarda ed Amburgo (primo italiano a vincere un torneo 500). Il risultato è la posizione numero 16 nel ranking con cui chiude l’anno. Nel 2014 vince il terzo titolo a Vina del Mar, issandosi fino a numero 13 del mondo. Esprime il suo bel momento anche in Coppa Davis dove è fondamentale per eliminare la Gran Bretagna ai quarti (batte Murray in 3 set!). Il resto dell’anno è fatto di più ombre che luci. Nel 2015 ottiene un altro risultato storico vincendo il torneo di doppio agli Australian Open in coppia con Simone Bolelli, primo titolo per una coppia italiana nell’era Open. Nel suo 2016 sono da ricordare il quarto titolo (a Umago a luglio) ma anche alcune occasioni sprecate come la finale persa con Carreno Busta a Mosca.
[fncvideo id=23177]
IL PERSONAGGIO – Primi titoli, best ranking e soddisfazioni anche in doppio e nazionale. Questi sono i risultati maturati da Fognini sotto la guida tecnica di Perlas. Un allenatore che prima aveva “guidato” gente del calibro di Ferrero, Coria, Costa, Moya e Almagro. 56enne, spagnolo di Barcellona, ha fatto fare un salto di qualità tecnico a “Fogna”, facendolo lavorare sulla tenuta fisica e sul servizio. Di più, è arrivato a capire un “cliente” difficile come Fognini, sostenendolo nei momenti difficili e che ha creduto in lui quando perdeva al primo turno contro chiunque e quando nessuno, neanche lo stesso ligure, lo faceva. «Credo che Fabio nel tennis si sia costruito un’identità ben precisa e nessuno, neanche i big, è contento di affrontarlo – aveva detto qualche mese fa lo spagnolo – lavoreremo insieme per fargli fare un ulteriore salto di qualità».
IL FUTURO – Ma che non sia proprio questo “ulteriore salto di qualità” il motivo principale di un addio maturato in apparente serenità e di comune accordo?
Fognini è entrato nella penultima fase della sua carriera, quella in cui deve fare uno step ulteriore per giocarsela con continuità alla pari non dei top 10 ma quantomeno dei top 20. Quella fase in cui i problemi (comporta)mentali devono finalmente essere messi da parte. Ma chi sarà la sua guida tecnica dal 2017 è ancora un mistero. Alcune indiscrezioni dicono che potrebbe essere la moglie Flavia Pennetta, persona che lo conosce bene come uomo, oltre che come tennista. Che possa essere la scelta giusta per la nuova carriera di “Fogna”?