[tps_title]BJORN BORG[/tps_title]
Da ultimo, ma non per ultimo, il campione svedese, vincitore di cinque Wimbledon e sei Roland Garros. Oggi sessantunenne, Borg, è stato il primo vero interprete del gioco moderno da fondo campo. Il primo ad iniziare ad accompagnare il diritto con tutta la spalla, in una epoca in cui, ancora, si bloccava la testa della racchetta in direzione del punto cui si voleva mandare la palla e, soprattutto, si cercava sempre di prendere possesso della rete. E’ stato, anche, uno degli atleti più cool e aggraziati di qualsiasi sport. Capelli lunghi, biondi, e occhi azzurri che facevano di lui il perfetto figlio di Odino. Chi ha avuto modo di osservarlo da vicino ha definito quasi surreale la sua calma. Qualunque fosse il momento, il campione svedese, riusciva a mantenere il controllo delle sue emozioni. Non riuscì mai a vincere New York. Ci fu un “super-brat” (super-moccioso) a negargli il successo. Un certo John McEnroe, nativo proprio della grande mela, che con lui giocò alcune delle partite più memorabili di questo sport. Leggendaria fu la finale di Wimbledon 1980 oggi protagonista di un film nella sale. Ma Borg fu forse l’ultimo tennista di un epoca in cui si poteva ancora “godere dei frutti della celebrità”. Lui, Gerulatis ed anche lo stesso McEnroe non disdegnavano frequentare discoteche, locali e fare le piccole. Purtuttavia rimanendo impeccabili sul campo da gioco. Una cosa ancora possibile nell’epoca delle racchette di legno, in cui il protagonista era sempre e comunque il bel gioco ma che ora sembra impensabile in un epoca in cui si giocano molti tornei, su superfici spesso troppo diverse tra loro, con palline di varia velocità e con prime di servizio che superano i 200 km/h. Forse per questo, incredibilmente, Borg abbandonò il tennis nel 1983, a soli ventisei anni, creando un mito intramontabile. All’apice della sua carriera o forse solo al momento giusto per consegnarla splendente alle pagine della storia. Seppure provò qualche anno dopo a ritornare ma, fu un tentativo stucchevole quanto inutile.
1 comment
Manca sicuramente rod Laver