Tennis all’orizzonte? Mmh, non si intravede nulla, nemmeno col cannocchiale…Gli Slam son pressochè tutti andati (Wimbledon sicuro, Us open razionalmente quasi, Roland Garros si dimena come il malcapitato finito in mezzo alla palude, sino a quando fatalmente la melma lo inghiottirà), molti altri tornei e torneucoli hanno già dato l’appuntamento al 2021: insomma, è scura assai… Per gli appassionati, per i giocatori non di primo piano (che sono la stragrande maggioranza, non dimentichiamolo: si tratta di un mondo dorato sì, ma non per così tanti), per le Federazioni nazionali -il buon Binaghi tuona, un giorno sì e l’altro pure, che lui gli Internazionali d’Italia li farà comunque, in un modo o nell’altro: classico esempio di caparbietà sarda, nella fattispecie temo degna di miglior causa-, in generale per tutti i vastissimi interessi che ruotano attorno allo sport della racchetta. Ci rimettiamo tutti, chi più chi meno, ma tant’è: occorre piazzarsi buoni buoni sottocoperta, in attesa che l’uragano passi. Fiduciosi? Lasciamo perdere…
Ed allora abbiamo tanto tempo per inventarci qualcosa d’altro, noi che di tale disciplina siamo malati: anche, perché no, entrare a gamba tesa (per quel che ci riguarda) sulla diatriba principe che si sviluppa, da molti anni a questa parte, nell’intero ambiente – e non solo. Già, proprio quella: chi è il più grande fra Federer, Nadal e Djokovic ? Premessa doverosa: chi scrive non tifa pregiudizialmente per l’ uno o per l’altro, come tanti fanno (finendo poi col denigrare o addirittura sbeffeggiare i restanti due, in quel perfetto stile calcistico che a tali latitudini non dovrebbe avere diritto di cittadinanza), avendo da subito, non appena si manifestò, riconosciuto nell’elvetico i crismi del predestinato. Così come, all’irrompere dell’iberico, valutato ben presto che era arrivato chi al primo avrebbe fornito nel tempo abbondante filo da torcere; ed ugualmente, all’ avvento della cometa serba, considerato senza tentennare che era entrato prepotentemente in scena il terzo incomodo, ed incomodo un bel po’ per gli altri due… Per farla breve: ritengo che siano tutti e tre dei numeri uno a pari merito, e che è addirittura ingeneroso compilare delle graduatorie. Se proprio vogliamo, ed è sempre un parere personale, Roger si distingue per la tecnica, Rafa per l’atletismo -e qui lo scorrere del tempo prima o poi gli chiederà il conto-, Nole per la forza mentale: ma dove uno primeggia, gli altri due gli son subito alle calcagna, meglio di tutto il resto della concorrenza. E con questo ho illustrato il mio modesto parere.
Ora però proverò a fornirvi un criterio oggettivo di valutazione: probabilmente qualcuno lo troverà insolito, ma credo possa avere una sua certa attendibilità. Altra piccola premessa, prima di lanciarci nella mischia: lo stop alla stagione 2020 scombina un po’ anche il piano di valutazione che sto per fornire, dal momento che gli elementi erano, come dire, in itinere (aspettando gli altri 3 slam stagionali, dopo l’unico dell’ Australia che aveva arriso al più giovane dello splendido terzetto). Già, visto che -nostro vecchio pallino- riteniamo i 4 majors l’elemento più probante per esaminare la carriera di un tennista: e Djokovic poteva vantare chances, teoriche ma anche no, di compiere addirittura il mitico grande Slam (fatto che di per sé lo eleverebbe un gradino sopra gli altri, e qui non potrebbe discutere nemmeno il sottoscritto). Però faremo di necessità virtù, cristallizzando la situazione al momento attuale: la quale notoriamente vede lo svizzero a quota 20, lo spagnolo ad una stretta incollatura, lo slavo tre gradini più sotto. Tutti hanno completato il career Slam, vincendo cioè almeno uno dei 4 super/tornei nel corso della carriera -cosa che, ad esempio, non è riuscita ad un altro crack come Pete Sampras, che ha Parigi come unica macchia: per questo non lo prendiamo in considerazione (absit iniuria verbis!) nel nostro discorso, oltre per il fatto che comunque ha furoreggiato in assenza dei tre-.
Entriamo nel dettaglio: ciascuno dei nostri eroi ha un… ventre molle rispetto ai majors, ed allo stesso tempo una “comfort zone”. Che significa? Che solo una volta hanno prevalso in uno specifico cimento, mentre in altri possono vantare successi a ripetizione. Fuor di metafora: Federer ha nel palmarès un unico Roland Garros, e ben 8 Wimbledon; Nadal un Australian open, ed addirittura 12 volte ha trionfato a Parigi; Djokovic un solo French open pure lui, ed 8 vittorie a Melbourne. Credo che i più attenti fra quelli che hanno la bontà di leggere già si stiano immaginando dove andremo a parare: ma prima mi sento di assegnare una menzione speciale al combattivo suddito di re Felipe, che sul terreno sicuramente a lui meno favorevole, e cioè l’erba, ha comunque sollevato il trofeo 2 volte. Ed una delle quali, la prima nel 2008, direttamente dinanzi al re incontrastato (lo svizzero) nell’atto conclusivo: non a caso ricordata come la più bella partita di tutti i tempi… Sì, dato che gli altri entrambi sulla terra francese sono arrivati una volta sola ciascuno a posare raggianti per i fotografi: e mai al cospetto del… padrone di casa (fermato in ambo i casi da problemi fisici: in un caso ne approfittò Soderling, nell’altro si ritirò direttamente durante la prima settimana).
Bene, ci siamo. In alcuni sport, penso ai tuffi o alla ginnastica, nel punteggio complessivo ad ogni prestazione non si tiene conto della valutazione più bassa e di quella più alta da parte dei giudici. Noi faremo lo stesso nello specifico, ‘neutralizzando’ l’ up ed il down. Ne consegue un punteggio di 11 -Slam guadagnati al di fuori delle due… estremità- per Roger, di 8 per Nole, di 6 per Rafa. E’ un gioco, lo ripetiamo, dal quale ognuno può trarre le conseguenze che vuole (se cioè estrarne una classifica o meno). Certo piacerà a chi ritiene l’elvetico il numero uno incontrastato: ma, non per frenare il suo entusiasmo, mi corre l’obbligo di notare come, con l’attività stoppata, probabilmente ci perde lo slavo, che sembrava il più pimpante dei tre, e senz’altro in grado di incrementare già a stretto giro l’aureo palmarès (sopra lo abbiamo candidato, fra le righe, nientemeno che allo storico grande Slam…) Sì, anche l’ iberico, in particolare pensando al Roland Garros, qualcosina da recriminare ce l’ha: mentre the King avrebbe avuto l’ incognita del post-operazione al ginocchio…In definitiva, ho inteso fornire un elemento di dibattito, tanto per passare il tempo discettando sulla nostra comune passione: chi vuol dire la sua, si accomodi… Però un… graffio conclusivo mi sento di darlo: se uno dei tre, quando a Dio piacendo si riprenderà, dovesse incrementare quell’ “1” personale che ha in graduatoria… beh, pure al sottoscritto che li ammira tutti in egual maniera, secondo il suo singolare criterio di valutazione risulterebbe difficile non collocarlo in cima al proprio “personalissimo cartellino”, per usare l’espressione cara al maestro Rino… Fuori i secondi, via alla discussione!
Renato Borrelli