Novak Djokovic ha organizzato la prima tappa dell’Adria Tour dieci giorni fa nel suo Novak Tennis Center a Belgrado, raccogliendo nomi come Dominic Thiem, Alexander Zverev e Grigor Dimitrov; il pubblico presente ha avuto la possibilità di vedere alcuni dei principali giocatori del mondo in azione, con scarse regole di distanziamento sociale e con molte attività fuori campo, attività per bambini, partitelle di calcio, basket, e balli in discoteca.
Tutto ha funzionato benissimo, fino a domenica, quando Grigor Dimitrov ha annunciato di essere positivo al corona virus, e con lui anche il suo allenatore, e Borna Coric.
Il bulgaro aveva viaggiato molto nelle ultime settimane ed è incerto dove possa averlo contratto; ora è volato a Montecarlo e lì ha iniziato la quarantena.
Novak Djokovic non ha voluto fare il test subito, ha preferito aspettare il rientro a casa sua a Belgrado, per poi annunciare tramite sito e social che sia lui che sua moglie sono risultati positivi.
Come previsto, tutto ciò che è accaduto a Zara ha causato un grande tumulto nel mondo del tennis, con molti giocatori che ora criticano aspramente Djokovic e l’intera organizzazione per le loro scarse misure di prevenzione.
Le ultime due tappe dell’Adria Tour sono state annullate e bisogna capire questo stop cosa comporterà, in termini di ripresa della stagione, prevista per agosto. “Nessuno si sente bene ora, incluso Novak, ma dobbiamo trovare la via d’uscita da questa situazione”, ha detto Srdjan Djokovic, cioè il padre di Nole; e ha aggiunto, con il suo modo di fare distensivo e per nulla fastidioso che lo contraddistingue quando rilascia dichiarazioni: “Secondo me, Grigor Dimitrov è responsabile di tutto ciò che è successo all’Adria Tour, Chissà dove ha preso il virus… Non è giusto, questo ha causato un danno di immagine alla Croazia, alla famiglia di Novak e alla Serbia. Non ci perdiamo d’animo, e saremo entusiasti di ripetere l’evento a Zara e di offrire alla folla un grande momento in futuro”.
Sono sicuramente più pesate le parole del figlio, Nole: “Nel momento in cui siamo arrivati a Belgrado siamo andati a fare il tampone. Il mio risultato è positivo, proprio come quello di Jelena, mentre i risultati dei nostri figli sono negativi. Tutto ciò che abbiamo fatto nell’ultimo mese, lo abbiamo fatto con cuore puro e intenzioni sincere. Il nostro torneo intendeva unire e condividere un messaggio di solidarietà in tutta la regione. Il Tour è stato progettato per aiutare sia i tennisti affermati che quelli emergenti dell’Europa sud-orientale ad avere visibilità, mentre i vari tour sono in attesa a causa della situazione COVID-19″.
E ha poi aggiunto: “Tutto è nato con un’idea filantropica, per indirizzare tutti i fondi raccolti verso le persone bisognose e mi ha scaldato il cuore vedere come tutti hanno fortemente risposto a questo. Abbiamo organizzato il torneo nel momento in cui il virus si è indebolito, credendo che le condizioni per ospitare il Tour fossero state soddisfatte. Sfortunatamente, questo virus è ancora presente ed è una nuova realtà che stiamo ancora imparando ad affrontare e con la quale dovremo convivere. Spero che le cose si allentino nel tempo in modo che tutti possano riprendere la vita in modo normale. Sono estremamente dispiaciuto per ogni singolo caso di infezione.
E ha concluso come ormai tutti ben sappiamo: “Spero che ciò non complichi le condizioni di salute di nessuno e che tutti stiano bene. Rimarrò in isolamento per i prossimi 14 giorni e ripeterò il test tra cinque giorni”.
Errare humanum est; per ora il detto si ferma qui, sperando non serva mettere anche la seconda parte del proverbio.