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“Il tennis a volte non mi diverte”. Alcaraz, Sinner e gli altri: tra sogni, pressioni e un’eredità da scrivere

La nuova generazione tra luce e ombre

Nel mondo dorato del tennis, dove le luci dei riflettori brillano costantemente, emergono voci che mostrano un lato più intimo e vulnerabile degli atleti. Carlos Alcaraz, quattro volte campione Slam e considerato uno dei volti del futuro di questo sport, ha confessato: “Ci sono momenti in cui non mi diverto in campo perché è difficile gestire la pressione”. Una frase che, in un contesto fatto di successi, entusiasmi e aspettative, suona quasi stonata, ma che al tempo stesso rivela tutta l’umanità di un ragazzo che, nonostante i suoi 21 anni, è già chiamato a portare avanti l’eredità dei Big Three.

Alcaraz ha raccontato di come cerchi di ritrovare la motivazione ricordandosi che sta vivendo il sogno del bambino che era, e che il suo obiettivo più grande resta quello di essere “una brava persona, un’ispirazione per i bambini, proprio come Nadal e Federer lo sono stati per me”. La pressione, però, pesa. Lo ha ammesso anche parlando del suo istinto in campo, della tendenza a lasciarsi trasportare dalle emozioni invece di seguire una strategia lucida nei momenti decisivi. Ed è lì che, talvolta, la gioia lascia spazio alla frustrazione.

Un tennis che cambia: tra nostalgia e futuro

Mentre il tennis evolve a ritmi frenetici, Alcaraz e Jannik Sinner si ritrovano al centro di una transizione generazionale delicata. A fare da eco alle riflessioni del campione spagnolo, ci sono le parole dell’ex tennista Feliciano Lopez, oggi direttore delle Final Eight di Coppa Davis: “Se confrontiamo le epoche, l’ultima è stata senza dubbio la migliore della storia del tennis”, ha detto, riferendosi al dominio di Federer, Nadal e Djokovic. Una generazione irripetibile, secondo molti. E forse, proprio per questo, le aspettative su chi viene dopo sono così elevate da diventare un peso.

Lopez, però, non si è limitato alla nostalgia. Ha anche sottolineato quanto sia preziosa per il tennis la presenza di due talenti come Sinner e Alcaraz: “Il loro arrivo è stato una benedizione, in un momento in cui i Big Three si stanno ritirando”. La loro rivalità, ha affermato, è destinata a intensificarsi e ad arricchire il panorama tennistico mondiale, nonostante la concorrenza crescente di nuove promesse come Joao Fonseca e Jakub Mensik, quest’ultimo già capace di sconfiggere Djokovic.

Il confronto con i giganti del passato

Il valore di Sinner e Alcaraz non sfugge nemmeno a chi, fino a poco fa, calcava i campi da protagonista. Dominic Thiem, ritiratosi nel 2024 dopo anni difficili a causa di un infortunio, ha tracciato un parallelo suggestivo: “Oggi, per vincere uno Slam, bisogna battere uno tra Sinner e Alcaraz, se non entrambi. Sono difficili da battere come Djokovic e Federer ai loro tempi”. Un’affermazione che dà la misura dell’impatto che questi due giovani stanno avendo sullo sport.

Thiem, ora impegnato tra un’accademia per giovani talenti e un’azienda nel settore delle energie rinnovabili, osserva il tennis da una prospettiva nuova. Ha sottolineato quanto sia logorante la vita da tennista professionista: “Tutti i viaggi, il jet lag, dormire in hotel, non essere mai a casa… È uno stress continuo”. Non stupisce, allora, se anche Alcaraz parli talvolta di mancanza di divertimento. Il tennis moderno, con il suo calendario implacabile e il livello di competizione altissimo, richiede non solo talento, ma anche una tenuta mentale fuori dal comune.

Oltre il talento: umanità e resistenza

Quello che accomuna i nuovi leader del tennis non è soltanto il talento straordinario, ma la capacità di affrontare un mondo che chiede sempre di più. Sinner, con la sua compostezza e disciplina, e Alcaraz, con l’energia contagiosa ma anche le sue insicurezze, stanno costruendo una nuova era. Lo fanno con la consapevolezza che il paragone con i giganti del passato sarà inevitabile, ma anche con la volontà di lasciare un’impronta diversa.

“Si impara molto più dalle sconfitte che dalle vittorie”, ha detto Alcaraz. Una frase che racconta un percorso di crescita, prima ancora che sportivo, umano. È forse questo il cuore del nuovo tennis: non più solo una gara di colpi e risultati, ma una sfida costante tra pressioni, sogni e l’inevitabile peso delle aspettative.

E mentre il mondo attende il prossimo trionfo, la vera vittoria potrebbe essere proprio questa: restare se stessi, anche quando si è già entrati nella storia.

Redazione Tennis Circus

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